2019-06-13
Sulle cassette di sicurezza nessuna tassa solo tanta disinformazione
Ieri mattina alcuni giornali annunciavano «l'ennesima» fregatura del governo del cambiamento: in arrivo nientepopodimeno che una tassa patrimoniale sulle cassette di sicurezza, ovvero sugli averi e i denari che gli italiani custodiscono nei caveaux delle banche. Siccome molti di loro temono i furti e le rapine in casa, mentre altri non si fidano a lasciare sul conto corrente la propria liquidità, per paura che la banca fallisca, ma soprattutto che lo Stato la espropri come fece in una notte Giuliano Amato, nei mesi scorsi ci sarebbe stata la corsa ad accaparrarsi le cassette di sicurezza, (...) (...) tanto che negli istituti di credito non se ne troverebbe una libera. Così, preso atto del fatto, ma soprattutto che si devono fare quadrare i conti pena una sanzione da parte di Bruxelles, a Palazzo Chigi avrebbero escogitato la patrimoniale su quattrini rinchiusi nei sotterranei. «Tassa sui soldi nascosti» titolava ieri il Corriere della Sera, mentre La Stampa sparava in prima pagina un ancor più allarmante: «A caccia di soldi nelle cassette di sicurezza». Al Giornale hanno preferito un più sobrio: «Mani nelle nostre tasche. Salvini: ipotesi patrimoniale». In breve la notizia ha fatto il giro delle case grazie alle trasmissioni stordimento del mattino. In una di queste, Irene Pivetti si dichiarava allarmata per la catenina d'oro della prima comunione che, custodita in un caveaux al riparo dei ladri, rischiava di essere rubata dallo Stato. Anzi no, direttamente da Salvini.Già, perché la colpa è tutta di quel cattivone del ministro dell'Interno. È stato lui infatti che, seduto comodamente nel salotto di Porta a Porta, si è lasciato scappare l'ennesima idea di vessazione dei contribuenti italiani: la tassa sulle cassette di sicurezza e, ovviamente, sul loro contenuto. In realtà, Salvini non si è mai sognato non solo di annunciare, ma neppure di pensare a un'imposta su ciò che si detiene nei sotterranei della banca. Un po' perché la faccenda sarebbe difficilmente realizzabile, in quanto per tassare qualche cosa è necessario quanto meno conoscere che cosa ci sia nella cassetta di sicurezza e quindi periziarlo. Come si fa infatti a mettere un'imposta sulla catenina d'oro? Chi ne determina il valore? Il direttore della banca che obbliga il cliente ad aprire in sua presenza la preziosa cassetta e stabilisce quanti grammi d'oro pesa la collana? E se all'interno ci fosse l'orologio del nonno, a decidere il valore del cimelio sarà il cassiere o si dovrà ricorrere a una perizia giurata dell'orologiaio? E sul braccialetto regalo della zia Wanda, la tassa quale sarà? Si pagherà in contanti oppure si dovrà mettere all'asta il gioiello per realizzare e devolvere una quota del ricavato all'Agenzia delle entrate? E l'aliquota sarà del 15 per cento come la flat tax oppure del 26 come per gli investimenti finanziari?In realtà nessuno, men che meno Salvini che ha sempre escluso ogni forma di tassa patrimoniale, ha allo studio un'imposta sul contenuto delle cassette di sicurezza. Il capitano leghista, infatti, da Bruno Vespa ha annunciato altro e cioè un condono sui contanti detenuti nei caveaux delle banche. Il che è ben diverso da una tassa. Parlando della situazione economica, il ministro dell'Interno si è lasciato andare a una considerazione sui soldi nascosti nei sotterranei. «Mi dicono tanti esponenti del mondo delle banche e delle imprese», ha sostenuto nella trasmissione Rai, «che ci sono non alcuni miliardi, ma decine se non centinaia di miliardi di euro di risparmi e di denaro contante nelle cassette di sicurezza. Fermi. Noi possiamo fare finta di niente oppure rimettere in circolo quei miliardi per gli investimenti». Chiunque avesse ascoltato la trasmissione ovviamente avrebbe colto il senso del discorso di Salvini, ma se anche si fosse distratto ci ha pensato Bruno Vespa a chiarire i termini della questione, chiedendo al ministro se stesse parlando di soldi non dichiarati, ottenendo una risposta affermativa. Dunque il capo leghista a Porta a Porta non ha mai parlato di patrimoniale o di imposta sul contenuto delle cassette di sicurezza, collanine e braccialetti compresi. Ha solo annunciato l'idea di un condono sui soldi detenuti e non dichiarati al fisco, ossia niente di più e niente di meno di ciò che in passato hanno fatto altri governi, annunciando lo scudo fiscale o la voluntary disclosure: in pratica, appunto, un condono. Ovviamente si può essere d'accordo o meno sul colpo di spugna che consente di far risorgere il denaro nascosto, ma a prescindere dalle opinioni è difficile scambiarlo per una tassa. Si tratta di un modo per rimettere in circolo soldi che altrimenti continuerebbero a non esistere o ad alimentare il nero, cosa che non dispiacerebbe neppure a certi magistrati. Risultato: la patrimoniale sulle cassette di sicurezza era una gigantesca bufala. Le collanine della Pivetti sono salve.
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