2019-12-14
Yoram Hazony: «La strategia finale della sinistra: dire che la destra non può parlare»
Il suo libro in difesa del nazionalismo ha fatto discutere in tutto il mondo. Il filosofo israeliano demolisce gli attacchi progressisti alla famiglia e alla patria. E spiega: «L'Unione europea nasce per avversare gli Stati».Yoram Hazony è l'autore di uno dei libri più esplosivi dell'ultimo decennio: Le virtù del nazionalismo, appena pubblicato in Italia da Guerini editore. Nel saggio lo studioso israeliano - presidente del The Herzl Institute di Gerusalemme - smonta il pregiudizio secondo cui i nazionalismi sarebbero il grande male dei nostri giorni, e anzi spiega nel dettaglio perché e quanto sia importante proteggere la propria patria e i propri confini. Professore, l'idea che il nazionalismo sia dannoso sembra essere alla base dell'europeismo contemporaneo. Che ruolo ha secondo lei l'Unione europea nella diffusione dei pregiudizi anti nazionalisti? «L'Unione europea è consacrata all'esatto opposto dell'idea di Stato nazionale. Il nazionalismo vede bellezza e nobiltà, libertà e giustizia negli Stati nazionali indipendenti, mentre l'Unione europea si propone di sradicare tutto questo». Quindi lei pensa che già alla nascita l'Unione europea sia contro gli Stati nazionali? «Sì, come ho scritto nel libro Robert Schuman, Konrad Adenauer e tutti i circoli intellettuali e giuridici che li attorniavano avevano lo scopo di creare una Unione europea federale che preveda una coesione sempre maggiore fra i vari Stati. Il che è l'opposto di ciò che volevano Charles De Gaulle e Margaret Thatcher, i quali erano nazionalisti e credevano nell'indipendenza nazionale e nell'autonomia degli Stati. Certamente De Gaulle e Thatcher credevano nella cooperazione e nell'amicizia tra Stati indipendenti e autonomi, ma cooperazione e amicizia non significano Unione europea federale». Lei pensa che l'Italia dovrebbe uscire dall'Unione europea?«Sono un nazionalista, dunque non dico agli italiani che cosa devono fare. Personalmente, però, le posso dire che è stato estremamente penoso e disturbante vedere un governo legittimamente eletto esprimere liberamente un ministro dell'Economia e poi doverlo cambiare perché non andava bene a Bruxelles e Berlino. In questo modo non si rispetta la volontà degli italiani. Si riferisce a quello che accadde l'anno scorso con Paolo Savona? «Sì. È profondamente disturbante vedere l'Italia, una nazione magnifica e dotata di genialità, sottomessa a poteri stranieri». Arriviamo al cuore del suo libro: il nazionalismo. Dalle nostre parti - come in tutto l'Occidente ormai - c'è un problema con la parola «nazionalismo». Per non utilizzarla si parla di «sovranismo», qualcuno a sinistra sostiene l'uso del termine «patriottismo».«I comunisti e i liberali prendono ogni parola buona, che esprime concetti alti e significativi e la trasformano in qualcosa di orrendo e negativo. Per esempio prendono la parola Dio e dicono: “Non usate Dio, perché questo termine potrebbe urtare qualcuno, parliamo piuttosto di potere superiore"». Una parola che sta subendo la stessa sorte è «famiglia»...«Sì, è vero. Se dici famiglia, c'è subito qualcuno che dice: “Stai usando una parola che potrebbe essere offensiva o opprimente per qualcuno". Altra parola da non usare è “conservatore", sempre perché qualcuno potrebbe fraintendere. Quando la pronunci ti chiedono: ma tu credi nella libertà di espressione e nella democrazia, vero? Come se essere conservatori volesse dire essere contro tutto ciò. Persino la parola “ebreo" è sgradita. Conviene dire “di origini ebraiche" per non sembrare troppo urtanti. Le dico una cosa».Prego.«Cavour, Mazzini, Washington, Hamilton, Gandhi, Ben Gurion: erano tutti nazionalisti. Questa parola, “nazionalismo", ha una magnifica tradizione che esprime concetti e valori peculiari e preziosi. Dunque perché dovrei ricorrere a una nuova parola per esprimere una idea antica? Per il solo fatto che alcune persone non mi amano e non condividono le mie idee? In questo modo ci portano via le parole. Hanno impoverito e derubato il vocabolario per non permetterci più di usare certi termini o per impedirci di esprimere alcune idee». Un esempio di perversione è l'accusa di nazismo rivolta a chiunque osi difendere la sua nazione. «Hitler odiava i nazionalisti. L'intera filosofia hitleriana era imperialista, il suo scopo era quello di distruggere tutte le nazioni indipendenti d'Europa. L'indipendenza nazionale è un'idea antica che deriva direttamente dalla Bibbia. Il Risorgimento italiano è una continuazione di questa antica tradizione di indipendenza nazionale di scaturigine biblica. I nazisti credevano esattamente il contrario, cioè che non ci dovessero essere nazioni indipendenti. Penso che questo tipo di critiche sia basate fondamentalmente su grande confusione e ignoranza storica».Prima abbiamo citato la parola famiglia. Oggi gli stessi che attaccano il nazionalismo ce l'hanno pure con la famiglia. Perché secondo lei? «Dobbiamo partire esaminando una particolare tradizione liberale. Quando dico “liberale" voglio essere molto chiaro. Non sto parlando dei cosiddetti liberal, ma della cultura liberale classica che da va Hobbes a Locke al contratto sociale di Rousseau, che prosegue con Kant e con i suoi epigoni. Questa tradizione politica, culturale e filosofica assume che gli esseri umani siano perfettamente liberi ed eguali. Che siano soggetti perfettamente razionali. Ma se fosse così, se le scelte fossero sempre razionali, dovremmo scegliere tutti in modo uguale, no? Inoltre, questa tradizione liberale assume che la capacità di scelta degli uomini sia basata sul consenso: faccio parte di una società perché offro il mio consenso. Nel mio libro sostengono che questa riduzione liberale è falsa. Semplicemente è una cattiva teoria, una riduzione erronea della realtà. Il consenso non esiste nell'esperienza della persona». Si spieghi meglio.«Tu nasci senza scegliere i tuoi genitori. Io non ho scelto i miei eppure ho dei vincoli morali nei loro confronti. Come ce li ho nei confronti dei miei fratelli e sorelle, che non ha scelto. Stessa cosa nei riguardi dei figli, della tribù, della nazione. Se il mio Paese è attaccato sento il dovere di difenderlo anche se non sono d'accordo con chi in quel momento lo governa. Non si tratta di un legame basato sul consenso. Faccio un altro esempio. In Israele, per esempio, le tasse sono molto alte, nonostante ciò le pago per un senso di fedeltà al Paese, anche se non sono per nulla d'accordo». Perché tutto questo dovrebbe produrre ostilità verso la famiglia?«I liberali pensano che ogni individuo sia perfettamente libero, perfettamente razionale e che basi le sue decisioni sul consenso. Quando guardano la famiglia, i liberali vedono genitori che dicono ai figli che cosa fare, vedono madre e padre dare un'educazione ai bambini. E questi bambini non scelgono che educazione ricevere. Dunque siccome non c'è scelta questo non va bene. È fascista! Il fatto è che nessuno di noi cresce in uno stato di perfetta eguaglianza, libertà e razionalità. Noi viviamo all'interno di una tradizione. Nasciamo in un determinato luogo, con una determinata lingua e una determinata cultura e un determinato sistema simbolico-religioso di riferimento. Cresciamo all'interno di tutto ciò, che non ha nulla a che vedere con l'eguaglianza e con il consenso». Libertà ed eguaglianza sono importanti anche per i conservatori, però. «Certo. L'eguaglianza e la razionalità sono cose importanti, ma non esauriscono completamente la vita dell'essere umano o la vita politica. Se davvero credi nella religione liberale - perché è una religione - tutto ciò che è tradizionale ti fa arrabbiare. Per questo si osteggiano famiglia, nazione, culture, valori…». Però non è un problema soltanto dei liberali, anzi. Sembra che oggi il neoliberismo e certe istanze di sinistra si siano fuse e si incontrino proprio nell'attacco alla nazione, alle istituzioni famigliari...«Concordo con l'idea che si siano fuse l'impostazione liberista che riduce la politica a economia (che è l'esito più aggressivo di una certa tradizione) e la sinistra post comunista e marxista, creando una amalgama. Secoli fa sia la tradizione socialista che quella liberale concordavano nella riduzione dell'essere umano ad agente di libere scelte in ambito economico. Infatti i conservatori si trovano a disagio con entrambe le posizioni». In Italia c'è stata molta polemica sulla commissione Segre. È nata contro l'antisemitismo, ma nella mozione che la istituisce si condanna anche il nazionalismo. «Se condanni il nazionalismo condanni lo Stato di Israele e pure il fondamento dello Stato italiano. Ovunque nel mondo occidentale - in America in Inghilterra, in Europa - vediamo una nuova strategia della sinistra. Quella di dire che i conservatori e qualsiasi forma di destra politica seria siano comunque illegittimi. Una generazione fa c'erano la destra e la sinistra, ma erano due schieramenti politici diversi e legittimati: è questo che permette la democrazia. Democrazia significa avere almeno due legittimi schieramenti politici diversi, la sinistra e la destra. Oggi però, in tutto l'Occidente, la sinistra ha deciso di sostenere l'idea secondo cui la destra non è una parte politica legittima. Se sei conservatore, nazionalista o religioso ti dicono che non hai alcuna legittimità, non hai il permesso di partecipare alla vita politica. La commissione Segre che condanna il nazionalismo è parte dello stesso fenomeno. In America Donald Trump è illegittimo, in Inghilterra la Brexit è illegittima... Ti dicono che non sei autorizzato a pensare così, stai facendo qualcosa di sbagliato. Tutto questo mi fa essere preoccupato per il futuro dei governi democratici».
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