2022-05-01
La Rai del Pd litiga con sé stessa. Fuortes ormai è sempre più isolato
L’amministratore delegato è attaccato dalla presidente Marinella Soldi per i programmi e dal cda per la vendita Raiway. Dovrà anche far fronte alle audizioni in Vigilanza e al Copasir sulla gestione dei talk show durante la guerra.«Scusi signora siamo in onda». Mentre il conduttore Alessandro Baracchini e l’inviato Ilario Piagnerelli ragionano sull’invasione dell’Ucraina, nello studio di Rainews 24 entra un’ospite molto originale: la donna delle pulizie. Con guanti gialli di gomma al gomito, spazzolone, grembiule e mascherina d’ordinanza, avanza con la professionalità del battaglione Azov per compiere il suo lavoro, incurante del semaforo rosso nel backstage. È un momento di lieve e sgangherata umanità, dura 15 secondi, diventa virale sui social. Fa tanto Mai dire gol dei tempi d’oro, ma qui è umorismo involontario. E conferma qualcosa che è molto più di una sensazione: alla Rai stanno saltando le marcature e l’amministratore delegato Carlo Fuortes non è mai stato così debole.Voluto da Palazzo Chigi su indicazione dell’ala piddina del governo (hanno fatto premio i rapporti con il ministro Dario Franceschini), l’ex Soprintendente del Teatro dell’Opera di Roma sta vivendo pericolosamente sulla tolda, asserragliato nel suo ufficio e soffocato da problemi senza soluzione. Giovedì è stato messo in minoranza nel cda, di fatto aggredito da tutti i consiglieri per la decisione di vendere le quote di Raiway, la società proprietaria dei ripetitori, con lo scopo di coprire in parte il buco di 600 milioni che fa traballare le fondamenta di viale Mazzini. L’operazione è diventata possibile perché Mario Draghi ha cancellato con un Dpcm la norma (voluta da Matteo Renzi) che impediva alla Rai di scendere dal 65% a sotto il 51%, quindi di lasciare ad altri la titolarità dell’infrastruttura di rete. Oggi si sta lavorando per creare un polo con Ei Towers, partecipata da F2i e da Mediaset.Di fatto Fuortes non fa che ubbidire a Palazzo Chigi ma ormai il badge di fedeltà draghiana non fa più effetto e la risposta in cda è stata una pernacchia. Anche l’Usigrai ha bocciato l’idea: «Ad oggi sembra solo un modo per consentire di fare cassa con una nuova ondata di vendita. Dunque, ancora una volta - esattamente come nel 2014 - il governo causa il buco nelle casse della Rai, non assicurando a viale Mazzini il 100% dei ricavi da canone, e poi chiede alla Rai di vendere i propri ripetitori per ripianare quel buco e tenere i conti in pareggio. Ci auguriamo di sbagliarci ma ad oggi questo è il messaggio».Passando dai debiti ai contenuti, nella Rai radical sintonizzata sugli umori del Nazareno il clima non migliora. Il famoso decalogo del bravo conduttore di talk show stilato dalla commissione di Vigilanza per «rendere più equilibrato il dibattito sulla guerra» (in realtà anche per provare a imbavagliarlo) è stato bruciato dai rappresentanti del Movimento 5 stelle; proprio loro che per anni hanno lamentato l’assenza di pluralismo nei programmi di approfondimento si sono definiti contrari alla rotazione degli ospiti. I maligni dicono che intendono salvaguardare la rendita di posizione del sociologo Alessandro Orsini in vista di un’eventuale candidatura. Sulla gestione delle opinioni in tempo di guerra, in Rai siamo allo psicodramma e ancora una volta il Pd indica la via (più imbarazzante): Andrea Romano ha chiesto che l’ad venga ascoltato dal Copasir e dalla Vigilanza per verificare la possibilità di valutare i curricula dei giornalisti stranieri, soprattutto russi, invitati ai talk show. Reporter o spie? Fantasmi politici da Frattocchie, consuetudini care al Pci e quindi conosciute dai suoi nipotini.Il momento è difficile e Fuortes, soprannominato «il fantasma dell’opera» per la sua scarsa conoscenza del mezzo televisivo, ha sempre meno amici. Non lo è più neppure la presidente Marinella Soldi, nominata in ticket con lui, che ha capito di dover prendere le distanze per non rimanere scottata. Come ha rivelato Dagospia, lei ha criticato più volte la gestione degli interventi, dello stile, del linguaggio della casa durante i 50 giorni della guerra russo-ucraina (uno degli spunti sarebbe la bulimia da video di Monica Maggioni). E lo avrebbe fatto anche direttamente con Palazzo Chigi attraverso il capo di gabinetto Antonio Funiciello, vero manovratore strategico di viale Mazzini, non trovando però alcun appiglio: l’ex spin doctor di Paolo Gentiloni e gli sponsor piddini rendono per ora intoccabile il debole Fuortes. Il quale soffre innanzitutto gli spifferi, i retroscena, le fughe di notizie che è costretto a leggere ovunque. In un momento di grande amarezza avrebbe anche minacciato di rivolgersi alla polizia postale.«È già in croce e non solo per colpa sua. Tutti i partiti spingono in modo esagerato per portare i loro uomini in tv», rivela un dirigente di lungo corso, a conoscenza delle degenerazioni del circo mediatico di Stato. E chi non spinge, giudica o sbeffeggia. Come Vincenzo De Luca, impegnato in una guerra tutta sua: «Non riesco più a seguire le corrispondenze tv. La sceneggiatura è sempre quella. Per due mesi abbiamo avuto un giornalista di Rainews da Kiev che si collocava davanti a un mucchio di detriti e macerie. Magari sullo sfondo la gente passeggiava o andava in bicicletta, ma lui sempre e solo macerie ci mostrava. Non lo vedo più, mi sono stancato». Ha cambiato canale proprio mentre entrava la signora delle pulizie. E si è perso la scena cult.