2020-08-12
La Raggi completa la metamorfosi: è Casta a 5 stelle
Credo che Virginia Raggi non abbia alcuna concreta possibilità di tornare a fare il sindaco della Capitale. Sono infatti pronto a scommettere che, se messi con le spalle al muro, di fronte alla scelta fra lei e uno sconosciuto i romani preferirebbero il signor nessuno.In questo caso avrebbero per lo meno una minima chance di essere finalmente governati e non abbandonati a loro stessi come è accaduto negli ultimi anni.Immagino la domanda che vi state facendo. Ma se la sindaca grillina non ha alcuna possibilità di essere rieletta, perché sì ricandida? Beh, la risposta è semplice però va divisa in due parti: una personale e l'altra politica. La prima riguarda il futuro di Virginia Raggi, che quando ancora non era grillina faceva l'avvocato di non grande successo. Voi credete davvero che chi ha avuto la fortuna di guidare la città più grande d'Italia e una delle più conosciute al mondo sia pronto, per esigenze di statuto grillino, a farsi da parte per rientrare nei ranghi dell'anonimato? Io credo di no. Dopo cinque anni al vertice nessuno, neanche chi ha fatto un dogma dello slogan uno vale uno, accetterebbe di fare un passo indietro. Nella mia carriera giornalistica ho incontrato centinaia di politici, tutti pronti a giurare di essersi candidati per spirito di servizio. Tuttavia, una volta trombati, nessuno di loro ha voluto tornare alla vita passata. Quando ero direttore del Tempo di Roma, più di vent'anni fa, questa categoria di morti di fama la trovavo la mattina presto nelle vie adiacenti Montecitorio. Stazionavano nei paraggi della Camera con la speranza di sentirsi ancora vivi e, soprattutto, di incontrare chi del Palazzo faceva ancora parte, nel tentativo un po' patetico di non sentirsi fuori. No, nonostante le premesse, non credo che Virginia Raggi sia pronta a tornare alla vita precedente, rinunciando alla carriera politica, allo stipendio sicuro e alla visibilità acquisita. Penso che, al pari di tutti quelli che l'hanno preceduta, si sia affezionata alla poltrona, pronta a ricandidarsi, anche a rischio quasi certo di essere sconfitta, pur di non finire nel dimenticatoio.Intendiamoci, le aspirazioni della sindaca sono legittime e anche comprensibili. In fondo, nonostante la pretesa superiorità morale, lei non è diversa da tutti gli altri e dunque non mi sento di biasimarla per il voltafaccia sulla regola dei due mandati. Tuttavia, nella candidatura di Virginia Raggi non c'è solo la questione personale ma, come dicevamo, anche quella politica. Pur essendo destinata alla sconfitta quasi certa, la sindaca grillina si candida su ordine del Movimento. A lei, alla sua giravolta, è affidata la speranza di tutti i grillini al secondo mandato. Se alla Raggi, che in Campidoglio ha fatto una legislatura da consigliera e una da sindaca, è consentito di ripresentarsi agli elettori, perché negare un'analoga possibilità a tutti gli altri? Da Giggino Di Maio a Roberto Fico, da Vito Crimi a Roberta Lombardi, immaginatevi quanti pentastellati sarebbero costretti a cercarsi un lavoro se il Movimento tenesse davvero fede alla regola dettata fin dal principio da Beppe Grillo. Dentro il partito (perché ormai in nessun altro modo si può definire) sarebbe una strage, perché quasi tutti i colonnelli grillini sono al secondo mandato. Ovvio che per evitare la decimazione sia necessario correre ai ripari. Dunque, ecco trovata la soluzione. La Raggi, che nella precedente consiliatura fece solo mezzo mandato perché a causa delle dimissioni di Ignazio Marino si anticiparono le elezioni, farà da apripista. Con il via libera a lei, il Movimento prepara il via libera a tutti gli altri. Da uno vale uno a «uno non può tornare a essere nessuno». La parabola del movimento anti Casta così sarà compiuta. I suoi rappresentanti dovevano essere anti sistema, ma alla fine, con le loro auto blu, i loro portaborse, i privilegi della Casta, si sono fatti sistema. Volevano aprire il Parlamento con un apriscatole, ma alla fine hanno scoperto che, tutto sommato, il tonno dentro la scatola non sta poi tanto male.
Jose Mourinho (Getty Images)