2020-02-23
La fabbrica di sardine sta in parrocchia senza pagare l’affitto. E il prete ringrazia
Dopo la denuncia della Verità don Carlo Bondioli pubblica un articolo in difesa dell'associazione che sostiene Mattia Santori & C.Nei giorni scorsi, quando l'abbiamo cercato al telefono, don Carlo Bondioli - parrocco della Santissima Annunziata e San Mamolo a Bologna - non si è fatto trovare. Nonostante le nostre richieste, ha accuratamente evitato di richiamarci. Ieri, però, si è finalmente destato dal torpore e ha affidato al sito parrocchiale un lungo articolo dai toni ruvidi. «Nelle ultime settimane sono apparse insinuazioni inaccettabili da parte di alcune testate giornalistiche e di una trasmissione televisiva», scrive il sacerdote, «a proposito di una presunta strategia di sostegno politico da parte della parrocchia di San Mamolo a favore del movimento delle sardine attraverso l'azione dell'associazione Vicini d'Istanti. Rigettiamo con forza queste insinuazioni».È perentorio, don Carlo. Il suo tono è parecchio deciso. E anche risentito, a quanto pare. Non ha gradito il nostro articolo su un fatto curioso che accade nei pressi della sua bella chiesa. Alla parrocchia, infatti, appartengono i locali dell'ex scuola Bastelli. All'interno di questo edificio, ha sede l'associazione di promozione sociale Vicini d'Istanti, che si occupa di far lavorare i richiedenti asilo impiegandoli in lavori di sartoria. Nelle scorse settimane, questa associazione ha realizzato 6.000 sardine di stoffa, che sono state vendute via Web e in piazza al prezzo di 8 euro l'una (più i costi di spedizione). Il ricavato della vendita è servito a «aiutare il gruppo 6000 sardine ad autofinanziarsi per coordinare al meglio le sardine sparse per l'Italia; sostenere il progetto della Caritas diocesana dedicato ai rifugiati Sportello legale protezioni internazionali e fondo garanzia affitti; contribuire al progetto della sartoria Vicini d'Istanti e di altre sartorie sociali». I denari raccolti con la vendita dei pesciolini di tessuto, tolti i costi di produzione, sono stati «destinati in parti uguali» alle tre realtà di cui sopra.Insomma, l'associazione ha deciso di sostenere e finanziare le sardine di Mattia Santori. Scelta legittima, ci mancherebbe. Però un paio di cose continuano a non tornare. La prima riguarda la vendita dei pupazzetti. Come abbiamo documentato, alcuni di essi sono stati venduti in occasione delle manifestazioni sardinesche a Bologna al prezzo di 10 euro (e non 8). E agli acquirenti è stata rilasciata una ricevuta con la dicitura «erogazione liberale». La vendita della sardina di stoffa, in pratica, è stata fatta passare come donazione (detassata) a favore delle sardine. Anche se, a detta di commercialisti da noi interpellati, si tratta di una compravendita, dunque di una transazione soggetta a Iva. Ma c'è di più. L'associazione Vicini d'Istanti non paga l'affitto alla parrocchia: i locali le sono stati concessi in comodato gratuito. Il fatto è curioso. Tanto per cominciare, l'associazione specifica di essere «estranea ad ogni questione politica, religiosa e razziale». Ora, se è estranea alle questioni politiche, perché finanzia le sardine, che sono un movimento politico? E se è estranea alle questioni religiose, perché la parrocchia le concede degli spazi senza chiedere un affitto? Da don Carlo ci aspettavamo una risposta a queste domande. E il prete in effetti ha replicato, ma in modo singolare. «L'associazione Vicini d'Istanti», dice, «non è un'emanazione della parrocchia, ma ha una sua autonomia decisionale, progettuale e amministrativa: pertanto è all'associazione che spetta la valutazione dello sviluppo dei propri progetti, senza necessità di alcuna previa concertazione con la parrocchia». Benissimo. Ma ripetiamo: se è autonoma e fa quello che vuole - compreso finanziare le sardine - perché non paga l'affitto? Secondo don Carlo «non c'è alcuna correlazione tra il comodato d'uso gratuito con cui la parrocchia ha ceduto l'utilizzo di alcuni spazi a Vicini d'Istanti, e la raccolta fondi legata alle sardine, tanto più che il contratto di comodato è stato sottoscritto molti mesi fa quando ancora il movimento delle sardine non era neppure nato: aver anche solo lasciato intendere questa correlazione, non corrisponde al vero». Beh, ci perdonerà il don, ma un legame c'è eccome. Se la parrocchia sceglie di lasciare gratis dei locali a un'associazione, significa che intende aiutarla, che ne condivide l'operato. Se così non fosse, allora il prete dovrebbe pretendere da Vicini d'Istanti un affitto. Altrimenti dove sarebbe il beneficio per tutti gli altri parrocchiani di San Mamolo? «La presenza dell'associazione», scrive ancora don Carlo, «ha dato nuova vita, immaginazione, progettualità a una parte dei nostri spazi, aiutandoci a vivere in modo diverso, concreto e costruttivo, oltre le paure paralizzanti e le retoriche dell'accoglienza, la presenza in mezzo a noi di chi, straniero e in fuga, cerca una terra e una comunità in cui rimettere radici». Chiarissimo: l'associazione ha aiutato i parrocchiani di San Mamolo a comprendere che la retorica sovranista è sbagliata e che accogliere i migranti va bene. Dunque possiamo dedurne che il prete apprezzi e condivida l'operato dell'associazione, compreso il finanziamento alle sardine. E infatti don Carlo conclude: «Confermiamo, se mai ce ne fosse bisogno, la piena fiducia e il totale sostegno all'associazione e cogliamo l'occasione per ringraziare Maddalena (Papini, la presidente, già vista sul palco delle sardine, ndr) e tutti i volontari e operatori di Vicini d'Istanti per la dedizione instancabile e disinteressata con cui portano avanti il progetto di integrazione e formazione, che siamo ben lieti di ospitare». Cristallino: se sostieni le sardine e fai campagna contro i sovranisti, la parrocchia ti apre le porte e ti dà spazi gratis. Caro don Carlo: è tutto così semplice, bastava dirlo subito...