2023-08-12
Youtube continua a censurare «La Verità» sul Covid
Un’intervista di Francesco Borgonovo a Giovanni Frajese in cui si parlava della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid e degli effetti avversi dei vaccini è stata, come si dice in gergo, bannata. Cioè stoppata. In pratica, gli utenti che avessero voluto ascoltare il dialogo fra il nostro vicedirettore e il medico non ne hanno avuto la possibilità, perché Youtube ci ha esclusi. Non so se avete presente il fiume di parole che sono state spese negli ultimi anni a proposito della democrazia della Rete. Roberto Casaleggio e Beppe Grillo, sulla base di questo concetto hanno addirittura fondato un partito che - secondo loro - avrebbe raccolto il consenso dei cittadini saltando a pie pari ogni mediazione partitica. Gli elettori avrebbero scelto da soli i propri rappresentanti, attingendo alle informazioni disponibili online e decidendo chi candidare. Una democrazia dal basso, accessibile a tutti e senza filtri di alcun tipo. Soprattutto, senza l’influenza delle lobby, dell’industria, dei banchieri, dei poteri forti e - udite udite - dei cronisti, ai quali il comico genovese dedicò un apposito Vaffaday. «I giornalisti sono la vera casta» spiegò il garante pentastellato. «Migliaia di schiavi vergognosi, che si somigliano tutti, messi lì a 90 gradi, una cosa indegna. Il prossimo 25 aprile liberiamoci di questa informazione, liberiamoci da questa gentaglia» strillò arringando la folla. Un appello che Grillo divulgò tramite i Meet up del movimento, ma soprattutto ricorrendo a Youtube, che mandò in rete i video della manifestazione. Sono passati 15 anni da allora e oggi possiamo dire che l’idea visionaria e, diciamo pure un po’ romantica, di Casaleggio e del suo socio in politica, ma anche di tanti altri teorici della democrazia della rete, si è scontrata con la realtà, ovvero con un monopolio delle grandi aziende tecnologiche che da Mountain View o da Menlo Park, ossia dal quartier generale quasi sempre dislocato negli Stati Uniti, ha sempre deciso che cosa sia giusto mettere in Rete oppure bloccare. Che cosa un cittadino possa sapere o invece gli debba essere negato per proteggerlo. Altro che democrazia dal basso. Ogni giorno di più, scopriamo che in Rete vige una democrazia in libertà vigilata, dove solo alcune informazioni hanno diritto di circolare e altre, anche se non violano alcuna legge, non incitano alla violenza oppure alla discriminazione (aspetti che giustificherebbero uno stop), sono invece bandite. Siete stupiti? Io no. E non solo perché negli ultimi tempi il controllo su ciò che viene diffuso è diventato più stringente, prova ne sia che alcune notizie non trovano eco online, ma perché di recente, insieme ai colleghi della Verità, ho provato sulla nostra pelle che cosa significhi lasciare a Youtube, a Facebook e ad altri colossi online, il diritto di stabilire che cosa sia giusto pubblicare. Dell’ultimo esempio abbiamo dato notizia qualche giorno fa, ma ora abbiamo le prove della censura subita. Un’intervista di Francesco Borgonovo a Giovanni Frajese in cui si parlava della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid e degli effetti avversi dei vaccini è stata, come si dice in gergo, bannata. Cioè stoppata. In pratica, gli utenti che avessero voluto ascoltare il dialogo fra il nostro vicedirettore e il medico non ne hanno avuto la possibilità, perché Youtube ci ha esclusi. A suo insindacabile giudizio, il gestore di quella che potremmo definire un’autostrada per la diffusione dei contenuti video, ha deciso che le nostre informazioni non potevano viaggiare sulla Rete. Ovviamente abbiamo chiesto conto della censura e la risposta, che potete trovare qui sotto, è disarmante. Aver dato voce a un endocrinologo, titolare di una cattedra universitaria e di un corso di specializzazione oltre che di molti altri titoli in ambito medico, violerebbe le norme contro la disinformazione scientifica. In pratica, un’azienda che non rappresenta alcuna autorità medica, decide in base a una sua direttiva che cosa sia giusto far conoscere agli italiani e cosa nascondere. Altro che democrazia: in altri tempi e con altri regimi avremmo parlato di dittatura. Certo, alla guida delle aziende tecnologiche non c’è un despota, ma il sistema è lo stesso. Durante il fascismo esisteva il Minculpop, ossia il ministero della cultura popolare che si incaricava di censurare le notizie ritenute non gradite dal sistema. Di alcuni fatti non si poteva parlare e di alcune persone se ne poteva parlare solo bene. Un burocrate nel chiuso della propria stanza decideva chi avesse diritto di parola e chi dovesse essere messo al bando. Certo, non voglio scomodare il Ventennio (ci pensano già i nostalgici dell’Anpi e i loro compagni), ma il sistema è lo stesso. Ora vengono bandite le informazioni, domani è possibile che siano bandite le persone. Con un clic saranno bannate alcune notizie. Con un altro clic i giornalisti e i medici non graditi. Più che di democrazia delle Rete, è ora si prepararci all’autocrazia delle Big Tech. Un tempo la sinistra combatteva le multinazionali del petrolio e dell’industria. Oggi è alleata delle nuove multinazionali.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.