2019-09-05
La De Micheli fallì con i terremotati. Per premio va alle Infrastrutture
L'ex commissario per il sisma del Centro Italia portò pure al crac la coop di cui era presidente. Bersaniana, poi lettiana, renziana e zingarettiana, ha in mano il destino delle concessioni autostradali ai Benetton.Nove anni per laurearsi in scienze politiche. Ex presidente di una coop agricola fallita malamente. Commissario alla (non) ricostruzione per il terremoto del Centro Italia. Totalmente digiuna di trasporti, ponti, strade e ferrovie. Però ha guidato la federazione volley. A rimirare il curriculum di Paola De Micheli, nominata ministro per le Infrastrutture del secondo governo Conte, colpisce solo che non sia dei 5 stelle. Invece è del Pd, che, rispetto ai figli dei meet up, si vanta di avere una classe dirigente rodata e competente. Ecco, magari la De Micheli, martellante e punitiva presenza in tv e combattivo difensore del segretario di turno, un grande ministro lo diventerà. Ma certo che al momento sembra scelta più che altro per la sua assoluta fedeltà a Nicola Zingaretti, così come in passato è stata egualmente una piccola Giovanna D'Arco di Enrico Letta e Pier Luigi Bersani. Abilissima nella vita di partito, si è certamente illustrata di meno nel mondo là fuori.Piacentina, 45 anni, ministro per la prima volta, avrà un primo scoglio da affrontare: la revoca delle concessioni autostradali all'Atlantia della famiglia Benetton, storici finanziatori del suo Pd e da sempre legatissimi, i signorotti del casello, ai suoi mentori Letta e Bersani. Ma il colpo di scena è avvenuto pochi giorni prima della nascita del nuovo governo, quando il suo predecessore, Graziano Delrio, ha ammesso per la prima volta che il tema posto da M5s era tutt'altro che peregrino e che «qualcosa va cambiato nel regime concessorio». Fonti pentastellate confermano l'apertura democrat e si dicono convinte che il Pd non si opporrà a un intervento draconiano sulle concessioni, anche perché nel giro di qualche mese arriveranno i risultati delle indagini penali sul crollo del ponte Morandi, nel quale sono morte 43 persone. E poi a fine anno, come al solito, i gestori tenteranno il colpo dei consueti «adeguamenti tariffari» che casualmente scattano a inizio anno o sotto Ferragosto, come per la benzina. E la De Micheli come la pensa? Chi la conosce bene sa che ha la grinta sufficiente per portare a casa il risultato, specie se capisce che poi se lo può giocare bene negli amati salotti televisivi, ma il problema è che non sembra avere le competenze tecniche necessarie per sopravvivere all'alta burocrazia di un ministero dove da sempre i privati «vigilati», siano essi gestori stradali o costruttori di automobili, fanno il bello e il cattivo tempo, si scelgono i controllori, cambiano le norme che li riguardano in corso d'opera. Maturità classica nel 1992, laurea in scienze politiche con il giusto comodo a 28 anni, il neo ministro è stato assessore al personale di Piacenza dal 2007 al 2010, città dove è stata tenuta a battesimo politico dal rosso antico Bersani. Per il matrimonio, invece, ha scelto abito bianco, regolare basilica (San Sisto), un maritino blasonato (Federico Massari di San Giorgio), e una festa con l'allora premier Enrico Letta, il solito Bersani, l'ex capo delle Ferrovie Mauro Moretti, il presidente dei Confcooperative Maurizio Gardini e quello di Mediaset Fedele Confalonieri che disse: «La stimo anche se non è del nostro partito». I due si sono conosciuti nelle retrovie delle trasmissioni politiche del Biscione, dove si tessono spesso trame interessanti. Fuori dall'etere e dal partito, però, la De Micheli appare meno a suo agio. Quando ha presieduto una coop di lavorazione del pomodoro, lei, i pomodori e i lavoratori sono stati travolti da un fallimento milionario. Era il 1998, il futuro ministro divenne presidente e amministratore delegato della Agridoro di Pontenure (Piacenza) e nel giro di cinque anni fece una passata da 7 milioni di debiti con relativo fallimento. A Bruno Vespa, a Porta a Porta, confessò: «Quella coop era lo scopo della mia vita». Insomma, ci si era proprio impegnata. Come si è sicuramente impegnata nell'arte tutta democristiana di saltare da una corrente interna all'altra, visto che è stata bersaniana, lettiana, renziana, gentiloniana e, mentre il giornale va in stampa, zingarettiana. Non meno impegno deve aver messo nel settembre 2017, quando il governo la sceglie come sostituto di Vasco Errani nel ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione delle aree del Centro Italia colpite dal terremoto dal 2016. In 13 mesi, non si è mossa una foglia. Sulla Verità, due mesi fa, Giancarlo Perna aveva previsto tutto: «Cosa ha ricostruito da commissario? Nulla. Ma non ditelo troppo forte se no qualcuno la propone anche per il ministero delle Infrastrutture». All'Agricoltura sarebbe stato eccessivo...Ambiziosa, grintosa, rapidissima nel botta e risposta, insomma, renziana dentro, la De Micheli ha di fronte un grande futuro in un piccolo governo. Perché sa comunicare e attacca sempre per prima. Inoltre, ha il giusto grado di megalomania, che alle Infrastrutture può fare la differenza. Sei anni fa, quando non era ancora nessuno e si sposò al cospetto dei succitati papaveri, i cronisti cercarono inutilmente di strapparle una dichiarazione e lei se ne uscì con un surreale: «Grazie Piacenza». Tipo rockstar in tournée.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.