2024-03-03
In Sardegna Pd e grillini hanno poco da gioire
Il distacco tra Alessandra Todde e Paolo Truzzu si assottiglia, spunta l’ipotesi del riconteggio. Nel Paese i giallorossi restano minoritari.Non so se sia cambiato il vento, come da giorni stanno scrivendo i giornaloni dopo le elezioni in Sardegna. Di sicuro è cambiato il risultato che le medesime testate hanno accreditato come fosse una verità incontestabile. Il distacco tra Alessandra Todde, candidata della sinistra, e Paolo Truzzu, rappresentante del centrodestra, si assottiglia giorno dopo giorno, perché i conteggi più accurati hanno permesso di rettificare i numeri che in principio erano stati diffusi. Infatti, se prima si parlava di un vantaggio dello 0,40 per cento, equivalente all’incirca a meno di cinquemila voti, adesso lo scarto è scesoa poche centinaia di preferenze. Intendiamoci, l’esponente dei 5 stelle è sempre avanti e se alla fine la differenza fosse anche di un solo voto a favore di Todde, lei avrebbe comunque vinto, perché la legge elettorale premia chi ha il numero maggiore di consensi. Il problema è che se tra il candidato di centrodestra e quello della sinistra ci fosse stata una distanza di migliaia di schede, nessuno avrebbe messo in discussione il risultato, chiedendo il riconteggio delle preferenze. Ma ora che perfino il Fatto quotidiano ammette una distanza scesa a 650-800 voti su parecchie centinaia di migliaia, diventa sempre più probabile la richiesta di una verifica e dunque si allontana la prospettiva di una rapida incoronazione del vincitore. Insomma, se la probabile governatrice pensava di buttarsi nella campagna elettorale già nei prossimi giorni, portata come una madonna pellegrina nelle piazze di Abruzzo e delle altre località in cui si va al voto, beh toccherà aspettare per evitare il rischio autogol. Ma al di là degli aspetti pratici e dell’impazienza dell’ex sottosegretario del governo Draghi, c’è una questione politica interessante che merita di essere approfondita proprio alla luce dell’esiguo vantaggio che si sta delineando fra l’esponente grillina e quello di centrodestra. Se davvero la differenza fosse di poche centinaia di voti, quello che è stato annunciato come un vento che procederebbe in direzione ostinata e contraria rispetto all’attuale maggioranza di governo di centrodestra, in realtà sarebbe un venticello, anzi una leggera brezza marina che, spirando da Cagliari verso il continente, certo non avrebbe la forza di spostare un bel niente. Una manciata di voti non segnano un cambio di passo in politica, ma al massimo un inciampo. In effetti, nonostante l’entusiasmo manifestato da alcuni giornali, gli esperti di flussi elettorali segnalano che il voto in Sardegna non rappresenta alcuna mutazione nelle intenzioni di voto degli elettori a livello nazionale. I manganelli, così come altre polemiche scatenate per questioni di propaganda dalla sinistra, non hanno influenzato le elezioni, che restano una scadenza regionale, condizionata da esigenze locali. In altre parole, il centrodestra continua a rimanere saldamente in testa, con una percentuale che quasi sfiora il 50%, e la sinistra rimane fortemente indietro. Punto, alla faccia di tutti i trionfalismi progressisti.Tuttavia, c’è un altro aspetto che vale la pena di sottolineare a proposito di elezioni e alleanze ed è che il campo largo della sinistra, quello che ha consentito a Todde di mettere insieme una coalizione vincente, sembra sempre più un campo minato. Conte e Schlein, i leader dei due partiti che fanno parte della coalizione, mal si sopportano ed entrambi sono in competizione per chi debba comandare il fronte giallorosso. Il capo dei 5 stelle è convinto che tocchi a lui, perché è stato presidente del Consiglio e dunque avrebbe maggiori competenze e conoscenze. La segretaria del Pd, che guida il gruppo più importante per lo meno quanto a numero di voti e parlamentari, pensa invece che di dover essere lei a dettare la linea. Risultato, invece di unire le due componenti, la debole vittoria della Todde rischia di dividerle, perché ciascuna pensa di imporre la propria visione e le proprie decisioni.Insomma, mentre i numeri sembrano mettere in discussione l’idea che con le elezioni in Sardegna sia cambiato il vento, che ora non soffierebbe più a favore del centrodestra ma dell’opposizione, un fatto pare certo ed è che a sinistra sono maestri nel litigare e dunque il campo largo che tanto piace ai compagni, in realtà sembra sempre di più un accampamento di gente che si fa la guerra. Sarà anche vero, come disse Elly Schlein, che a sinistra non l’hanno vista arrivare. Ma ora che è giunta a destinazione, non soltanto in tanti la vorrebbero veder partire, ma da Conte a Gentiloni, molti vorrebbero prenderne il posto. Dunque, più che un campo largo, quello in cui si muovono grillini e piddini è un ring sul quale se le suonano di santa ragione.