2022-12-12
Il vizietto della sinistra: fare affari con i diritti umani
All’ombra dei grandi movimenti che si intestano la difesa degli ultimi, c’è spesso circolazione di denaro sospetto. E guarda caso i protagonisti sono sempre a sinistra: Panzeri e la Kaili, così come Soumahoro o Casarini. Però danno ancora lezioni di morale.C’è un filo rosso che collega le tangenti all’Europarlamento con altri scandali di cui ci siamo occupati negli ultimi anni ed è che tutti gli affari sporchi di cui sopra sono realizzati in nome dei diritti. Sì, Antonio Panzeri aveva fondato una Ong che si riprometteva di combattere l’impunità di Paesi responsabili della violazione dei diritti umani, ma a quanto pare incassava mazzette di centinaia di migliaia di euro proprio da un Paese come il Qatar, noto per violare i diritti delle persone. Anche la suocera e la moglie di Aboubakar Soumahoro, con la loro cooperativa, promettevano di tutelare i più deboli, accogliendoli e offrendo loro un lavoro in nome (del rispetto dei diritti umani. Però poi si dimenticavano di pagare gli stipendi e, quel che è peggio usavano il denaro pubblico per altri scopi. Come per Panzeri e per la vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, il sospetto è che i soldi abbiano preso una strada diversa e siano finiti nelle tasche di coloro che si erano autonominati paladini degli ultimi. Certo, nel caso delle pressioni del Qatar sul parlamento dell’Unione parliamo di tangenti, mentre le ipotesi a carico della suocera dell’onorevole con gli stivali infangati, riguardano la distrazione di fondi. Tuttavia, pur essendo diverse per tipologia di reato, le due storie si somigliano per la stessa facilità con cui, intestandosi la lotta in favore delle persone oppresse, c’è qualcuno che lucra sulla sofferenza. Due casi isolati? Non proprio, basti pensare all’indagine che ha coinvolto Luca Casarini, l’ex leader dei disobbedienti che, dopo aver messo da parte i caschi e gli scudi con cui si scontrava in piazza contro i cordoni della polizia, si è riciclato come traghettatore di uomini. In prima fila ovunque ci fosse da protestare, da ultimo anche in mare a bordo della Mare Jonio, l’ex consulente del ministero per la solidarietà sociale (epoca Prodi) è finito al centro di un’inchiesta della Procura di Catania, con l’accusa di aver soccorso i migranti in cambio di soldi (e per questo è stato indagato per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione). Anche nel suo caso, i diritti si sarebbero accompagnati con i quattrini: 125 mila euro che avrebbero consentito a Casarini e compagni di brindare a champagne.Dai diritti dei lavoratori calpestati in Qatar per costruire, senza alcun rispetto della sicurezza e delle vite umane, gli stadi e gli alberghi del Mondiale di calcio, si passa alle violazioni della famiglia di Soumahoro, che faceva lavorare le persone senza pagarle, per poi finire a Casarini. Tutto in nome dei diritti, ma soprattutto dei soldi. Le intercettazioni disposte dalla Procura belga che ha ordinato l’arresto di Panzeri e Kaili non lasciano spazio a dubbi: più che i diritti umani, ciò che premeva al gruppo di potere riunito attorno a Eva Kaili erano gli interessi finanziari incassati in contanti dalla banda. Altro che tetto al contante ed evasione: Panzeri e compagni avevano valigie di denaro in casa, anche se i pagamenti in banconote consentiti dallo Stato italiano arrivavano appena a 3 mila: a riprova che impedire di usare le banconote non ferma i ladri né i tangentari. Del resto, non c’è da stupirsi: Salvatore Buzzi, il ras di mafia capitale, intercettato dagli inquirenti spiegava che con i migranti, e con i loro diritti, si incassava più che con la droga.Ma le anime belle beccate con i soldi in mano o nascosti in casa ci svelano anche un altro fatto, e cioè che dietro l’insegna candida delle Ong si nascondono spesso affari loschi. Se trent’anni fa le inchieste della magistratura scoprirono le ruberie della Cooperazione internazionale, adesso i pm del Belgio rivelano un giro di denaro milionario, con onorevoli europei - tutti di sinistra - comprati e venduti. Nel consiglio dell’associazione presieduta da Panzeri siedevano tanti bei nomi del progressismo nazionale, a cominciare da Emma Bonino per finire a Federica Mogherini. Sì, all’ombra dei grandi movimenti di difesa dei diritti umani è cresciuta la difesa di interessi molto umani, ma che con la tutela della persona non hanno nulla a che fare. Rispetto ai casi Soumahoro o Casarini, che avevano al centro i migranti, l’arresto della banda di Bruxelles impone però un’ulteriore riflessione e cioè l’assoluta mancanza di controlli su certe missioni estere, patrocinate nell’interesse dell’Unione, ma fortemente volute dagli interessi di alcuni lobbisti. Il Qatar, il Marocco e altri Paesi decisi a comprarsi il consenso per essere accettati ci saranno sempre: ciò che non deve esserci è quell’aurea poco trasparente che circonda le decisioni dell’Europarlamento. Non è la prima volta che si scopre la corruzione nei palazzi di Bruxelles. Per quanto ci riguarda, vorremmo però che fosse l’ultima, e soprattutto ci piacerebbe che a sinistra smettessero di impartire lezioni morali. Dopo il caso D’Alema (armi alla Colombia) e il caso Panzeri, più che di superiorità morale dei compagni sarebbe ora di parlare di inferiorità.