2021-10-12
Il vero obiettivo degli allarmi rossi è la messa al bando di Carroccio e Fdi
Giuseppe Provenzano e Giorgia Meloni (Ansa)
Il Pd approfitta della violenza di piazza per rendere fuorilegge l'«estrema destra». Un'etichetta che per i dem comprende anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Quando non si perseguono gli atti ma le idee la democrazia è in pericolo.La nuova battaglia democratica è stata annunciata già domenica con toni tonitruanti: bisogna sciogliere i partiti neofascisti. Ha cominciato il Pd per tramite di Valentina Cuppi, sindaco di Marzabotto: costei ha pubblicato una petizione su Change.org per chiedere la messa al bando dei «movimenti di estrema destra». A ruota è arrivato Emanuele Fiano, pronto a depositare alla Camera una mozione che invoca lo scioglimento per decreto di Forza nuova, ma anche di Casapound e Lealtà azione. Poi il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha ribadito il concetto in occasione della visita di Mario Draghi alla sede del sindacato attaccata durante le manifestazioni di sabato. Insomma, tutto il mondo sinistrorso pretende la soppressione fisica dei fascisti (o presunti tali). Al netto dell'antipatia o dell'avversione che si può legittimamente provare nei confronti di un movimento politico, su queste richieste di scioglimento è il caso di porsi qualche domanda. Anzi, ne basta una: per quale motivo si dovrebbero bandire tutte le organizzazioni appartenenti alla cosiddetta «estrema destra»? Vari esponenti di Forza nuova sono stati fermati per l'assalto agli uffici della Cgil a Roma. Saranno processati e pagheranno ciò che devono pagare. Basta quell'azione violenta per far chiudere bottega all'intero movimento? Sembra improbabile. Qualora una organizzazione si proponesse come esplicita finalità quella di commettere atti violenti o sovversivi, andrebbe certamente soppressa: se questo è il caso di Forza nuova, allora il Viminale è in drammatico e colpevole ritardo. Se invece alcuni esponenti di un partito, qualunque esso sia, commettono atti violenti, devono essere puniti singolarmente. La pretesa di sciogliere i «movimenti violenti», infatti, è generica e per questo assurda. Come si fa a stabilire a priori se un movimento è «violento»? Si calcola il numero di reati commessi dagli aderenti? Non scherziamo. A decidere che cosa sia violenza e cosa no sono le leggi vigenti: chi le infrange paga personalmente, chi non le infrange no. In democrazia, dopo tutto, si puniscono le azioni, non le idee. Ecco perché non si spiega che c'entrino altre sigle come Casapound e Lealtà azione. Vanno sciolte per via di atti violenti che non hanno commesso? Inoltre, se si dovesse far fuori un movimento per la «violenza delle sue idee» o per il «numero di reati commessi dai militanti», bisognerebbe colpire anche i gruppi anarchici a cui fanno riferimento i numerosi manifestanti arrestati a Milano, pure loro pizzicati durante i cortei contro il green pass. Subito dopo, bisognerebbe smantellare tutti i gruppi comunisti, e poi le associazioni islamiche e poi chiunque altro sia considerato «violento» dai suoi avversari politici. Chiaro: i sinceri democratici appartenenti a Pd, 5 stelle o Sinistra italiana sono pronti a spiegare che i movimenti di cui sopra vanno banditi in quanto «fascisti». E qui tocca, di nuovo, tornare alla legge. La Costituzione italiana, nella XII disposizione transitoria, vieta «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Ebbene, non esiste in Italia un partito o un movimento che miri alla ricostituzione del Pnf. Non a caso i numerosi tentativi di dichiarare illegali le sigle identitarie sono sempre stati respinti (in tribunale, non in piazza). Alla sinistra, dunque, non resta che ragliare contro le idee «violente» e «fasciste», sostituendo la condanna politica a quella giudiziaria. Il punto è che per i dem è «fascista» e «violento» chiunque la pensi diversamente. Nella retorica progressista, anche Fdi e Lega diventano partiti di «estrema destra», cioè fascisti e violenti. La realtà, quindi, è che tutta la cagnara montata contro «l'orda nera» non mira alla chiusura di qualche movimento di nicchia. Inutile girarci intorno: il tentativo è quello di mettere fuorilegge la destra. Tutta la destra, anche quella istituzionale. L'aspetto positivo della faccenda sta nel fatto che i battaglieri «antifascisti» si smascherano da soli, chiarendo con rapidità quali siano i loro veri obiettivi. Questa volta a svelare il giochino ci ha pensato il geniale Giuseppe Provenzano, ex ministro e vicesegretario del Partito democratico. Il nostro eroe ha affidato a Twitter il suo pensiero: «Meloni aveva un'occasione: tagliare i ponti con il mondo vicino al neofascismo, anche in Fdi. Ma non l'ha fatto. Il luogo scelto (il palco neofranchista di Vox) e le parole usate sulla matrice perpetuano l'ambiguità che la pone fuori dall'arco democratico e repubblicano». Visto? In un lampo il Pd è passato da Forza nuova a Fratelli d'Italia, come se davvero i due schieramenti fossero in qualche modo paragonabili o apparentati. Il meccanismo è rodatissimo: si utilizzano i pochi violenti che hanno inquinato le manifestazioni contro il green pass per dimostrare che l'Italia sia minacciata dall'eversione nera. Poi si insinua che Fdi (e pure la Lega) proteggano gli eversori. Infine si chiede la «purificazione» di un'intera area politica, accusata di voler sovvertire la democrazia in maniera più o meno esplicita. Provenzano è stato molto chiaro a riguardo: a suo dire la Meloni è fuori dal perimetro democratico. Motivo? Ha partecipato a un congresso del partito spagnolo Vox, dunque sarebbe una fascista e addirittura una fiancheggiatrice del «neofranchismo». Certo, potremmo limitarci a ridere dell'ossessione piddina per i defunti (che la dice lunga sulla vitalità del partito), ma la questione è estremamente seria. Stando ai sondaggi, Fdi è il primo partito italiano per consensi. E, soprattutto, è anche la principale e più credibile forza di opposizione. Gli attacchi che sta subendo fanno il paio con quelli di cui è vittima la Lega, l'unico partito interno alla maggioranza di governo che si sia collocato su posizioni critiche. Per farla breve: l'accusa di fascismo o di contiguità col fascismo è utilizzata per screditare chi osa opporsi alla linea dominante. La mozione per lo scioglimento delle formazioni identitarie è l'ennesima trappola. Votarla significa superare la Costituzione e colpire impunemente movimenti non allineati (compresi quelli che non hanno commesso reati); non votarla espone la destra all'assurda accusa di intelligenza col nemico fascista. È un gioco sporco che ha un solo scopo: eliminare e zittire il mondo identitario e conservatore, silenziare l'opposizione e creare il Pus, il Partito unico sanitario. In nome della democrazia, ovviamente.