Sono 2.099 nelle ultime 24 ore le persone che hanno vinto il Covid-19. Calano i ricoverati (-233) e i posti letto occupati in terapia intensiva (-99). Le vittime arrivano a 17.669. Lucia Annunziata ricoverata per accertamenti.
Sono 2.099 nelle ultime 24 ore le persone che hanno vinto il Covid-19. Calano i ricoverati (-233) e i posti letto occupati in terapia intensiva (-99). Le vittime arrivano a 17.669. Lucia Annunziata ricoverata per accertamenti.Dire che stiamo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel forse è ancora prematuro, ma a un mese dalla decisione del premier, Giuseppe Conte, di blindare l'Italia, i numeri del bollettino quotidiano della Protezione civile, seppur nella loro tragicità, sono ogni giorno una doccia meno fredda. Secondo l'ultimo resoconto sono complessivamente 95.262 i malati di coronavirus nel Paese, con un incremento rispetto al giorno precedente di 1.195. Martedì l'aumento registrato era pari a 880. Da sottolineare, però, il numero record di tamponi eseguiti ieri, 51.680, contro i 33.713 del giorno prima, che porta l'incidenza riscontrata dei positivi al 7,4%, dato che conferma il rallentamento del contagio.Salgono a 26.491 i guariti, 2.099 in più del giorno prima, l'incremento più alto mai registrato dall'inizio dell'emergenza. I malati che hanno sconfitto il Covid-19 negli ultimi dieci giorni sono il 50% del totale da inizio epidemia. Boccata d'aria anche per gli ospedali: per il quinto giorno consecutivo, infatti, sono calati i ricoveri in terapia intensiva. Sono 3.693 i pazienti nei reparti, 99 in meno rispetto a martedì. Tra i ricoverati, c'è anche la giornalista Lucia Annunziata, che ieri è stata portata allo Spallanzani di Roma per accertamenti. Resta alto il numero dei decessi, 542 in un giorno, che porta il numero delle vittime a 17.669. Aumenta purtroppo anche il bilancio degli operatori sanitari morti, arrivato a 96 con la morte del primo medico in Sardegna. La curva dei contagi, seppur lentamente, sta iniziando a scendere, ma il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, è chiaro: «Dobbiamo mantenere alta la guardia e mettere in atto tutti quei comportamenti consigliati dagli esperti per evitare la diffusione del virus». Dai dati forniti dal Viminale, infatti, sono 9.999 le persone denunciate martedì scorso per aver violato le norme di contenimento: 46 per false dichiarazioni, 29 per violata quarantena. Gli esercizi commerciali controllati sono stati 99.622: 171 i titolari sanzionati, per 44 è stata disposta la chiusura.A denunciare un aumento ingiustificato degli spostamenti è stato anche il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala: «Questa settimana siamo partiti male, il dato della mobilità in Lombardia di ieri è al 40%, un numero che ci allarma. Andremo ad approfondirlo ancora di più. Abbiamo intenzione di rilevare gli spostamenti a livello provinciale per vedere dove ci si muove di più e metteremo i dati a disposizione dei prefetti per aiutare le forze dell'ordine a capire dove servono più controlli. Gli spostamenti sono giustificati negli orari lavorativi, ma resta da capire come mai alle 23 il flusso dei movimenti aumenti così tanto rispetto alle 22. Anche attorno alle 16 c'è un aumento della mobilità e voglio ribadire con forza la necessità di restare in casa, evitando passeggiate o giri in bicicletta». La Lombardia, in particolare, non può permettersi passi falsi. La Regione resta ancora la più colpita (più di un terzo dei contagi nazionali, oltre metà dei morti) anche se, in conformità con il dato nazionale, l'epidemia sta rallentando. Sono 53.414 i positivi in Regione, 1.089 più del giorno precedente (+2,08%), a fronte di 8.826 tamponi effettuati. Di questi, 11.719 sono ricoverati non in terapia intensiva (-114), 1.257 in terapia intensiva (-48), mentre il numero dei decessi è arrivato a 9.722, 238 in un giorno. «Il traguardo è molto vicino, vogliamo raggiungerlo a tutti i costi», ha detto l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, «non dobbiamo allentare l'attenzione adesso. Dobbiamo veramente fare una Pasqua in casa».Nella provincia di Milano si sono superati i 12.000 positivi: il totale è di 12.039, con un incremento di 252, ma la sola città capoluogo ha segnato una consistente diminuzione dei contagi, con un aumento rispetto al giorno precedente di solo 80 casi. «Milano ha una popolazione di 1,3 milioni di abitanti, ma i numeri paragonati alla densità sono bassi. Siamo sicuramente in una fase discendente», ha commentato Gallera, che ha sottolineato come la Lombardia non possa essere paragonata al Veneto e all'Emilia Romagna: «Qui il virus è stato una bomba atomica. Ha corso indisturbato per almeno 20 giorni. L'onda d'urto è stata tremenda. Qualsiasi paragone non è possibile, la mobilità dell'infezione è stata diversa».Nonostante i dati siano positivi, il dibattito sull'inizio della fase 2 e la riapertura delle attività rimane aspro: secondo l'infettivologo Massimo Galli dell'ospedale Sacco di Milano non si può programmare la fase 2 senza colmare l'attuale «carenza dispositivi diagnostici», ovvero di test: «Dobbiamo interrogarci sul perché l'Italia non abbia messo in piedi linee di diagnostica per passare alla fase 2 oggi prematura, ma da programmare, altrimenti si rischia di spalmare la ripresa in un tempo infinito o anticipata, con il rischio di nuovi focolai». A spingere per la riapertura continua invece Confindustria. Gli industriali di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, sottolineano che «mai nella storia della Repubblica ci si è trovati ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica di queste proporzioni. In questo gravissimo contesto, la salute è il bene primario, e ogni contributo affinché si possano alleviare e contrastare le conseguenze dell'epidemia è cruciale. Bisogna tuttavia essere consapevoli che all'emergenza sanitaria seguirà una profonda crisi economica. Dobbiamo quindi essere in grado di affrontarla affinché non si trasformi in depressione e per farlo abbiamo bisogno di riaprire le imprese».
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
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Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.