2021-03-27
Il Piccolo processo contro il maschio, reo a prescindere, è razzismo di sinistra
Lo scrittore invita alla gogna. L'antropologo Franco La Cecla: «Tutti gli uomini stupratori potenziali? Così si cancellano le identità».Se volete essere accettati in quanto maschi, e non venire considerati pericolosi predatori, bestie assetate di sesso o violenti aguzzini, non vi resta che una strada: rassegnatevi al processo. Non protestate, non siate riottosi: sottomettetevi e sperate che il giudice sia clemente, e che la macchina della giustizia funzioni, garantendovi per lo mendo un procedimento corretto. «Quando si parla di una cultura maschilista, i maschi devono prendersi la responsabilità, non soltanto individuale, ma collettiva, della cultura vigente che vuol essere cambiata. Quindi suggerirei di […] metterci tutti sul banco degli imputati, perché è troppo facile dire: io non sono così. Perché tutti sanno dire: io sono diverso». Così scrive, sulla Repubblica, Francesco Piccolo, autore di fama che il suo autodafé maschile l'ha compiuto qualche tempo fa pubblicando un libro intitolato L'Animale che mi porto dentro. A suo dire, tutti noi uomini dovremmo presentarci spontaneamente alla sbarra e sottoporci al giudizio.Di chi? Delle donne, ovviamente. Soprattutto quelle che sbraitano sui giornali invocando il patriarcato, che pretendono quote e che dipingono l'intero genere maschile come una fucina di stupratori potenziali. Certo, Piccolo invoca appunto il «giusto processo», ma abbiamo la sensazione che in questo caso il giudice, la giuria e persino gli avvocati difensori non siano esattamente disposti a un'osservazione lucida. Soprattutto, poi, non si capisce bene con quale diritto qualcuno pretenda di trascinare gli uomini alla sbarra.Purtroppo non sono pochi i maschi che, sulla scia di Piccolo, scelgono di chinare la testa. A tutti costoro (oltre che alle bellicose accusatrici donne) farebbe bene leggere un libro dell'antropologo Franco La Cecla appena uscito per Milieu edizioni e intitolato Il Punto G dell'Uomo. Antropologia del desiderio maschile. La Cecla spiega benissimo quale sia la visione attualmente dominante. «Gli uomini sarebbero incapaci di desiderare, perché nel loro desiderio è insita una violenza». All'opposto, il desiderio femminile è stato beatificato: «Gli scaffali si sono a un certo punto riempiti di testi sulle fantasie femminili, di analisi dell'eros femminile come luogo del riscatto, nel quale si manifestava il “vero" desiderio costruttivo. Anche la masturbazione è stata assunta nel mondo femminile come una pratica che di per sé proclamava la dignità sessuale delle donne, capaci di soddisfarsi da sole, capaci di costruire un magnifico mondo di fantasie femminili».Chiaro: da una parte la bella, dall'altra la bestia. Da una parte le donne che chiedono il potere, dall'altro i maschi che devono rinunciare a sé stessi. «Non si capisce perché si possano rivendicare tutte le identità tranne quella maschile», dice La Cecla alla Verità. «Del “sentirsi maschio" non si può parlare. In realtà anche del “sentirsi femmina" non è semplice discutere, ma lì c'è comunque più dibattito. Dietro a tutto questo c'è un'ideologia che nasce nel mondo anglosassone, basata su una concezione molto individualistica della sessualità e del genere. Tale ideologia vede il genere come qualcosa di puramente culturale, e quindi repressivo o falso. Vede negativamente qualunque influenza della società, come se fosse un male il fatto che le generazioni precedenti ci abbiamo trasmesso delle cose».Secondo La Cecla, il processo ai maschi è del tutto politico. «E se politicizzi l'identità sessuale sono guai seri. Davvero pensate che i maschi siano tutti picchiatori criminali? È una forma di razzismo. Il problema è che questo razzismo è coperto a sinistra, e si basa su generalizzazioni molto discutibili. Un esempio? Il mansplaining. Rebecca Solnit sostiene che tutti gli uomini abbiano questo vizio di “spiegare le cose" alle donne… Ma quando mai? Ma chi lo fa? Forse gli amici della Solnit. E non ci sono forse donne che si comportano così?».L'idea che circola, in ogni caso, è che i maschi vadano rieducati. «Ma chi deve occuparsi della rieducazione dei maschi?», chiede La Cecla. «E a che cosa dovrebbe portare? All'eliminazione dell'identità maschile per sostituirla con quella femminile? Mi pare che sia in corso una sorta di sindacalizzazione dell'identità sessuale, mentre la fluttuazione sarebbe molto più importante. Il punto è che molti uomini si assoggettano. E questo è un guaio: ci sono sempre più ragazzini che hanno problemi durante la crescita, problemi a gestire la mascolinità. La violenza maschile esiste, certo che esiste», continua l'antropologo. «Ma esiste anche quella femminile. Magari è minore, ma esiste. Dire che le donne non sono violente significa presentarle come deboli, renderle deficienti. I maschi in questi anni sono cambiati tantissimo, e sono arrivati al punto di aver perso fiducia: non credono di poter fare qualcosa di positivo se non scimmiottando le donne».Pare che ancora non basti, però. E che l'obiettivo finale sia la cancellazione delle identità sessuali. «La polarizzazione dell'identità è fondamentale, altrimenti abbiamo una identità neutra costruita su non si sa bene che cosa», spiega La Cecla. «Non si costruisce una società neutralizzando l'identità sessuale. Vale per quella maschile come per quella femminile. Forse le donne dovrebbero vergognarsi di essere mestruate e fare figli? Ma che mondo è quello in cui basta montarsi un pene o una vulva per essere uomini o donne? O quello in cui si vogliono “liberare" le donne dalla possibilità di fare figli? Questa è un'ideologia medica, da meccanici del corpo».La scusa è sempre la stessa: combattere la «violenza maschile». Che, però, si può limitare, ma non eliminare. «Il desiderio è per sua natura violento», dice La Cecla. «Lo sanno da millenni tutte le culture, dall'India alla Grecia. Il desiderio ha a che fare con la brama, con l'oggettivazione dell'altro, anche per questo non è sempre considerato un bene, anzi. I rapporti tra uomini e donne, che lo vogliamo o no, sono basati sul desiderio, dunque presentano una percentuale di violenza. Abbiamo dimenticato le tragedie greche?».Dunque, se vi viene in mente di partecipare come imputati al processo al maschio, fate molta attenzione. Non si tratta di un processo equo: la sentenza di colpevolezza è già scritta.