2024-08-21
Il piano di Tony Blair e Renzi: computer al posto dei medici
Tony Blair e Matteo Renzi (Ansa)
L’istituto dell’ex premier britannico, di cui l’italiano è consigliere strategico, propone di far interagire i pazienti con l’intelligenza artificiale, che monitorerebbe le cartelle cliniche (tutte digitalizzate). Gli inglesi sono in allarme. E dovremmo esserlo anche noi.Non c’è bisogno di immaginare sette segrete che ordiscono complotti, cospirazioni fabiane o occulti tessitori del nuovo ordine mondiale: basta e avanza Tony Blair. Uno che le trame le intrica quasi in piena luce, e da solo - con il fondamentale aiuto del suo think tank - riesce ad annerire l’anima di mezzo Occidente. La sua più recente trovata è stata sintetizzata con efficacia da un titolo di Politico (magazine online progressista, dunque escludiamo le ingerenze russe, please): «Il sogno di Tony Blair per il Servizio Sanitario Nazionale? Meno medici di base, più chatbot». Testuale.Politico ha potuto leggere un report che il Tony Blair Institute for Global Change ha pubblicato (forse per errore) sul suo sito e poi subito ritirato, e che pare sia rivolto all’attuale governo laburista con cui l’ex premier britannico mantiene un rapporto di collaborazione, e sul quale immaginiamo che eserciti ancora una certa influenza. Il report in questione si occupa di sanità e disegna uno scenario piuttosto inquietante.«Tony Blair propone di chiudere la maggior parte degli ambulatori dei medici di base locali e di sostituirli con grandi centri di assistenza primaria», scrive Politico. «Il rapporto dell’ex primo ministro prevede una radicale revisione del Servizio sanitario nazionale (Nhs), e invita il nuovo governo laburista del Regno Unito a consolidare gli studi dei medici di base, raggruppando i pazienti in base alle esigenze sanitarie anziché in base all’area geografica». Fin qui qualche sussulto, ma niente drammi. Sereni, però, perché il meglio deve venire. «Il rapporto», prosegue infatti Politico, «sostiene la creazione di un archivio centralizzato di cartelle cliniche digitalizzate che potrebbe essere utilizzato per alimentare i “medici Ai” che interagirebbero con i cittadini tramite un chatbot».Chiaro? I vecchi medici generici, che già faticano abbastanza, andrebbero sostituiti da intelligenze artificiali che si occuperebbero di ascoltare i pazienti per poi, eventualmente, indirizzarli verso gli istituti di cura. Il tutto previa digitalizzazione e monitoraggio attento delle cartelle cliniche, cosa che ovviamente si traduce in un sistema di controllo piuttosto pervasivo.Come scenario distopico non è affatto male, no? I soldi pubblici, invece di essere utilizzati per pagare dottori che seguano i malati, finirebbero alle aziende che gestiscono gli algoritmi e le intelligenze artificiali di cui Blair è accanito sostenitore (negli ultimi mesi ha suggerito che vengano usate praticamente per ogni comparto produttivo britannico).Questa passione per i cervelli digitali non è ovviamente disinteressata. Come nota Politico, il think tank di Blair «è sostenuto dal miliardario della tecnologia Larry Ellison, che ha promesso un totale di 375 milioni di dollari nel corso degli anni. La società di cloud computing di Ellison, Oracle, è in uno dei settori che beneficiano del boom dell’intelligenza artificiale e ha un interesse commerciale nella digitalizzazione delle cartelle cliniche. Il rapporto ha ricevuto il contributo di un dipendente della divisione sanitaria di Oracle e di altre aziende tecnologiche del settore sanitario».Giustamente, gli attivisti inglesi che si battono per il miglioramento della sanità pubblica sono insorti. «Nella sostanza, Blair vuole che il partito laburista chiuda i medici di base e ti faccia parlare con un chatbot», ha dichiarato Sam Smith di Medconfidential, un’organizzazione che si occupa di tutela dei dati sanitari. «Un numero molto inferiore di studi di assistenza primaria probabilmente gestiti da grandi aziende sanitarie si tradurrà in un minor numero di medici di base», dice a Politico Diarmaid McDonald, direttore di Just Treatment, organizzazione attiva contro la privatizzazione del Servizio sanitario nazionale.Guardando la faccenda dal versante italico, viene da chiedersi che cosa pensi di questo bel piano il nostro Matteo Renzi, da poco entrato fra i collaboratori del Tony Blair Institute con il compito di fornire «consulenza e approfondimenti strategici di alto livello, aiutando i leader politici di tutto il mondo a realizzare cambiamenti per i loro Paesi». La demolizione dei sistemi sanitari è senz’altro un bel cambiamento da imporre ai Paesi. Curiosamente, Renzi negli ultimi tempi - soprattutto prima delle Europee - ha molto insistito sui temi sanitari. Ha proposto ad esempio la «riapertura della linea di credito del Mes sanitario: 37 miliardi per liste d’attesa, ospedali, medici, infermieri». In altre circostanze ha polemizzato con il governo, sostenendo che gli 850 milioni spesi per i centri migranti in Albania avrebbero dovuto andare a ospedali e medici. Anche sui social si è speso molto, scrivendo tra l’altro che «la sanità è un tema troppo serio per essere lasciato nelle mani del racconto populista. I medici, gli infermieri, i pazienti si meritano più serietà». Già, forse i pazienti e gli operatori si meritano un bel piano come quello del Blair Institute per cui Renzi lavora, che prevede di eliminare i medici di base per sostituirli con algoritmi. Questa sì che è una idea seria. Seria da far paura.
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