Bruxelles scrive all’Abi e apre ai fondi di garanzia. Ma nel 2015 vietò, bollandolo come «aiuto di Stato», il soccorso a Tercas che portò poi a far saltare altri quattro istituti italiani. La concessione arriva proprio nel momento di crisi della Bundesbank.
Bruxelles scrive all’Abi e apre ai fondi di garanzia. Ma nel 2015 vietò, bollandolo come «aiuto di Stato», il soccorso a Tercas che portò poi a far saltare altri quattro istituti italiani. La concessione arriva proprio nel momento di crisi della Bundesbank.L’Unione europea ora apre ai salvataggi bancari con i fondi di garanzia. Proprio quei fondi che Bruxelles ci ha vietato di utilizzare nel 2015 per Tercas avviando il circolo vizioso terminato con la peculiare gestione del fallimento di Banca Etruria, Marche, Chieti e Ferrara, tutto a carico di obbligazionisti e azionisti.Secondo quanto rivelato ieri dal Sole 24 Ore, in una lettera di risposta della commissaria ai Mercati finanziari, Mairead McGuinness, mandata in questi giorni ai vertici dell’Abi, viene riconosciuto un ruolo maggiore all’uso dei fondi di garanzia dei depositi, per il quale però la Commissione vuole definire meglio i casi in cui questi schemi possono essere utilizzati. La missiva, si legge nell’articolo del Sole, replica a una precedente lettera dell’associazione bancaria in cui si mettevano in evidenza tutti i limiti della nuova direttiva sulle crisi bancarie (varata dalla Commissione ma che ancora deve passare all’esame del Consiglio e del parlamento Ue), in particolare il principio dell’estensione generalizzata della risoluzione (che implica una forma di burden sharing) anche agli istituti di credito di dimensioni minori. La squadra di Ursula von der Leyen sta, inoltre, effettuando una valutazione della disciplina sugli aiuti di Stato per le banche che dovrebbe essere completata nel primo trimestre del 2024. «Considerato il rapporto tra la disciplina sulla prevenzione e gestione delle crisi bancarie e quella sugli aiuti di Stato, tale eventuale revisione mirerebbe a garantire la coerenza tra le due discipline, tenendo conto degli scenari normativi che saranno definiti nel rinnovato quadro normativo sulla gestione della crisi e garanzia dei depositi», viene sottolineato nella lettera. In sostanza si prende atto - anche politicamente - della sentenza della Corte di giustizia della Ue partita dal caso Tercas. Facciamo un passo indietro a quando la ex Cassa di risparmio della provincia di Teramo è finita al centro di una débacle causata dall’Unione europea. Nel 2013 il fondo interbancario concesse alla Popolare di Bari circa 300 milioni per il salvataggio della controllata Tercas. L’Antitrust Ue guidato dal commissario Margrethe Vestager si oppose definendo l’intervento un «aiuto di Stato», costringendo alla restituzione della somma e avviando un circolo vizioso che è terminato nel 2015 con la peculiare gestione del fallimento di Banca Etruria, Marche, Chieti e Ferrara, tutto a carico di obbligazionisti e azionisti. Nel 2021 il presidente di Abi, Antonio Patuelli, quando si diffuse la notizia che la Corte Ue aveva bocciato l’operato della Commissione, ebbe a dichiarare: «Il legittimo intervento del Fitd (il Fondo interbancario di tutela dei depositi, ndr) su Tercas fu solo il primo a essere predisposto e bloccato dalla precedente Commissione europea che così bloccò conseguentemente anche i successivi interventi preventivi del Fitd per i salvataggi delle “quattro banche”». Patuelli chiese il rimborso degli azionisti, ma nulla ha potuto per riavvolgere i fatti successivi tutti consustanziali all’approvazione da parte del nostro Parlamento del bail in. Restano agli atti le parole di Roberto Nicastro, commissario di Carife, Carichieti, Etruria e Banca Marche tra il 2015 e il 2017, che nel marzo del 2019 dichiarò: «La scelta su Tercas e quella di autorizzare la risoluzione delle quattro banche, con un bail in ante litteram crearono uno stress inutile e pernicioso. Hanno fatto diventare sistemica quella che poteva essere una crisi circoscritta», evidenziò Nicastro. «La svalutazione dei crediti deteriorati delle quattro banche al 17,5% mise pressione sull’intero sistema, accelerando le crisi degli altri istituti: dalla venete a Mps. Non aver potuto usare il Fitd su Tercas e poi sulle quattro banche ha innescato la contaminazione a livello sistemico di una crisi che poteva essere gestita in modo pragmatico e circoscritto». Nota a margine: l’apertura della Commissione ai fondi di garanzia dei depositi rivelata ieri dal Sole 24 Ore avviene a un mese dalle rivelazioni del Financial Times e del Telegraph che a fine giugno avevano rilanciato un rapporto dell’ufficio di controllo federale tedesco secondo cui la Bundesbank potrebbe aver bisogno di un piano di salvataggio per coprire circa 650 miliardi di euro di perdite derivanti dal programma di acquisto di obbligazioni della Bce che sono state «sostanziali» e «potrebbero richiedere una ricapitalizzazione con fondi di bilancio». I forti aumenti dei tassi da parte di Francoforte hanno fatto sì che la Buba abbia subito un calo di un miliardo sulle sue partecipazioni obbligazionarie solo lo scorso anno. Questo perché ora sta pagando più interessi alle banche commerciali sui depositi presso la Bundesbank rispetto agli interessi che guadagna sulle sue scorte di obbligazioni.
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