2022-01-21
Il metodo Galeazzi va oltre Milano. Cure rimandate anche in Calabria
Nuovo caso nell’istituto di Fabrizio Pregliasco. Una donna che soffre di artrosi alle mani denuncia discriminazioni. Mentre a Catanzaro deve intervenire una senatrice m5s per non far annullare l’asportazione di un polipo.Si allunga l’elenco delle persone rifiutate da un ospedale del Nord come del Sud, perché non vaccinate. Dopo le testimonianze raccolte dal programma televisivo Fuori dal coro condotto da Mario Giordano su Rete 4, un’altra paziente del Galeazzi di Milano ha raccontato di essere stata discriminata nell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), che ha per direttore sanitario il professor Fabrizio Pregliasco. «Il 14 gennaio avevo la visita specialistica, mi è stato detto che tempo due mesi sarei stata operata, ma quando ho rivelato che non ho fatto il vaccino il discorso si è chiuso», spiega alla Verità la signora Eleonora. Cinquantenne, supervisore al trasporto interno dell’aeroporto Malpensa, soffre di artrosi trapezio metacarpale in entrambe le mani. Uno stato di infiammazione alla base del pollice che coinvolge tutta l’articolazione, assai doloroso e che richiede l’intervento chirurgico se le terapie conservative non funzionano. «Alla mano sinistra fui operata cinque anni fa, in un altro ospedale di Milano», precisa la signora, «adesso dovevo risolvere la patologia degenerativa all’arto destro. I due interventi non possono essere fatti in contemporanea». Dopo aver rimandato per due anni l’operazione, consapevole che durante la pandemia altre fossero le priorità, la signora ha infine preso appuntamento con un chirurgo della mano del Galeazzi. «Lo specialista ha capito che non potevo convivere più a lungo con un dolore acuto e senza esitazione ha prospettato l’intervento chirurgico. Mi stava mettendo in lista d’attesa, però c’è stato l’imbarazzante capitolo vaccino». La signora spiega di non essersi immunizzata, di essere consapevole che dovrà starsene a casa fino a giugno perché sul lavoro le verrà richiesto il super green pass, ma certo non immaginava di dover rinunciare anche al diritto di curarsi. «Il chirurgo mi ha prescritto delle terapie, ormai inutili visto il livello dell’artrosi, e salutandomi ha detto che, se cambio idea sul vaccino, l’intervento è sempre fattibile». Eleonora è decisa a denunciare il fatto ai carabinieri di Milano, perché il diritto a curarsi non può essere condizionato dall’avere una, due, tre o nessuna dose di vaccino in corpo. Pregliasco due giorni fa è stato sentito dal procuratore aggiunto di Milano, Tiziana Siciliano, alla quale avrebbe spiegato che al Galeazzi sono stati riprogrammati e posticipati solo gli interventi non urgenti». Incalzato dal vicedirettore della Verità, Francesco Borgonovo, ieri la virostar ha risposto piccata che non si tratta di discriminazioni: «Parliamo di persone con alluce valgo o poco più. Se hai un po’ di mal di piedi te lo tieni per un mese in più». Secondo il professore, esperto in igiene generale e applicata presso la sezione di virologia dell’università di Milano, bloccare le operazioni a pazienti non vaccinati sarebbe dunque ammissibile, se si tratta di interventi di poco conto. Per i vaccinati, invece, questa discutibile e personalissima valutazione dell’urgenza non viene applicata. Purtroppo il diritto alla salute risulta già discriminato anche in altre parti d’Italia, e non solo per un «mal di piedi», come testimonia la storia di Rosa, paziente calabrese di 56 anni, salvata da un rifiuto chirurgico grazie all’intervento di un politico. «Con un polipo al colon di ben 8 centimetri, la signora aveva programmato l’operazione chirurgica all’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, ma all’ultimo momento le hanno detto che non era più possibile visto che non è vaccinata», spiega la senatrice ex 5 stelle Bianca Laura Granato. «Non potevo crederci, ho chiesto chiarimenti al commissario straordinario, Francesco Procopio, e mi è stato detto che nel suo presidio “non è mai stata rifiutata l’assistenza a nessuno”». Invece la signora era stata proprio respinta «malgrado avesse fatto tamponi rapidi e molecolari, tutti risultati negativi», e senza tener conto del suo stato di salute. D’altronde è stato lo stesso governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, a dichiarare in una trasmissione televisiva: «Ho chiesto al governo di poter fare dei lockdown selettivi, tenendo a casa i non vaccinati, perché la pressione sulla rete ospedaliera e soprattutto sulle terapie intensive è causata essenzialmente dai no vax», raccontava due giorni fa a Oggi è un altro giorno su Rai 1. Intanto c’era già chi faceva esclusioni nei suoi ospedali. «Procopio ha cercato di giustificare il rifiuto, affermando che dal primo esame istologico non era stata riscontrata nella signora una patologia tumorale. Ma non era un motivo valido per rimandare», si è indignata la senatrice. I polipi, di dimensioni superiori a 20 millimetri hanno il 10% in più di probabilità di avere cellule modificate al loro interno, l’ospedale Humanitas San Pio X di Milano avverte dell’importanza di eliminarli «prima che possano trasformarsi in lesioni maligne, evitando l’insorgenza della neoplasia del colon». Certo non c’era tempo da perdere. Per fortuna, dopo la promessa da parte del commissario straordinario di «fare delle verifiche», il giorno seguente Rosa è stata richiamata e oggi verrà operata. Tutto risolto, non perché la signora si sia nel frattempo vaccinata, visto che soffre di forti allergie e i medici l’hanno sconsigliata di immunizzarsi con un farmaco, ma «per la mia minaccia di denunciare una misura discriminante, che lede il diritto alla salute», sostiene Bianca Laura Granato. Quante vicende analoghe si staranno verificando in tutta Italia rimanendo sotto silenzio?
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.