2020-04-30
Il coronavirus ha cambiato il dna della moda. Resta solo l'online
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Nel 2020 si prevede un calo del fatturato del 50% su 97 milioni di euro. A resistere è l'e-commerce che però vale solo il 10% del mercato nazionale. Anastasia Sfregola di Kooomo parla dell'importanza della digitalizzazione per ripartire durante l'emergenza sanitaria. Luca Mich di La Sportiva: «Gli italiani fanno acquisti digitali per sentirsi meglio in questi giorni difficili». Lo speciale contiene tre articoli.Il Coronavirus ha messo in discussione tutti gli aspetti della nostra vita. «Niente sarà più come prima» è diventato un mantra e a risentire per anni dell'emergenza oggi in corso sarà senza dubbio l'economia del Paese e tutti i settori produttivi, tra cui anche quello della moda. Secondo le stime di Federazione Moda Italia ci troviamo di fronte a un calo degli incassi pari al 50% per un mercato che solo nel Belpaese vale 97 miliardi di euro. Preoccupa specialmente l'enorme quantità di merce invenduta della collezione primavera/estate 2020, per cui è stimato un calo delle vendite pari al 70% rispetto al 2019 e le continue cancellazione degli ordine delle collezioni pre-autunno e autunno/inverno. «Di fatto i negozi stanno perdendo due mesi almeno di vendite a prezzo pieno, nelle quali si sviluppano i margini, e al rientro, su cui pesano molte incertezze, sia per le tempistiche che per le modalità di gestione degli spazi, non sarà facile per loro lavorare» ha spiegato Alessio Berdini, manager dell'e-commerce per Fabi Shoes. «Per noi come brand questo si riflette in magazzini estremamente appesantiti, con tanta merce ferma che i negozi non hanno potuto ricevere, e che in qualche caso rinunceranno a ricevere».«L'idea di produrre meno nelle prossime stagioni, soprattutto per l'estivo 2021 c'è: sarebbe il modo per preservare modelli che non si è riusciti a mettere in vendita quest'anno per le varie problematiche e che non ha senso lanciare troppo tardi. Lo stesso potrebbe accadere con le collezioni pre-autunnali e invernali. Il problema è relativo anche alla merce rimasta in magazzino di questa stagione. Servirà inventiva perché l'unica strada non possono essere le svendite, ma bisogna essere attenti ai valori dei marchi che si sono costruiti nel tempo» ha concluso. Dal canto loro, molti marchi di lusso stanno muovendo i primi passi verso un diverso tipo di produzione. Se Giorgio Armani si è aspramente schierato contro i ritmi della moda negli ultimi anni, il marchio francese Saint Laurent Paris ha annunciato che non farà più parte del calendario di sfilate parigino, scegliendo di presentare le sue collezioni quando e come vuole. La mancanza di novità nel mondo della moda è per certi versi una soluzione, come hanno spiegato nei giorni scorsi, per rallentare e ripartire con ritmi diversi, meno frenetici. Ma è al tempo stesso una sfida che preoccupa molti brand: nuove regole devono necessariamente comportare nuove modalità per affrontarle.Secondo Anastasia Sfregola, sales manager Italia di Kooomo, piattaforma per e-commerce di ultima generazione, l'emergenza sanitaria ha dato nuova importanza al processo di digitalizzazione, troppo spesso ignorato a favore di altre priorità. Secondo il Red (Centro economia digitale), l'e-commerce sarà fondamentale nel riassetto strategico del settore. «Le cifre di incremento dell'utilizzo del digitale nel settore del lusso aumenteranno rapidamente e con percentuali due cifre» ha spiegato il presidente Rosario Cerra, che ha aggiunto come «il distanziamento sociale e la nuova “socializzazione digitale" globale hanno messo in evidenza più che mai l'importanza dei canali digitale nella gestione complessiva dei mercati». Secondo Sfregola ci troviamo dinnanzi «l'era delle vendite online assistite con l'aiuto di virtual assistent e chatbot». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-coronavirus-ha-test-2645900485.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="intervista-ad-anastasia-sfregola-di-kooomo" data-post-id="2645900485" data-published-at="1588423305" data-use-pagination="False"> Intervista ad Anastasia Sfregola di Kooomo Lo shopping online sta vivendo un momento di crescita a causa del distanziamento sociale richiesto per sconfiggere il Covid-19. Il mercato online, che attualmente rappresenta solo il 10% del fatturato nel settore moda, dovrà necessariamente assumere un ruolo di maggiore rilevanza nei prossimi anni. Ne abbiamo parlato con Anastasia Sfregola, sales manager Italia di Kooomo, piattaforma per e-commerce di ultima generazione che ha nel suo portfolio molti brand di moda. Qual è lo stato attuale dell’e-commerce?«Ci troviamo attualmente dinnanzi a un aumento del “solo” 20%. Parliamo però di un trend in crescita che potrà continuare ad aumentare. Perché questo accada, l’e-commerce deve riorganizzarsi con nuove strategie di vendita, dall’attuazione di politiche che vadano verso l’internazionalizzazione, all’ingresso in nuovi mercati dove le collezioni passate possano ancora suscitare interesse». Quali sono le regole per una piattaforma di vendita di successo?«È importante offrire un software che parli diverse lingue, perché qualsiasi utente è più disposto ad acquistare da un sito facilmente comprensibile. È proprio per questo motivo che Kooomo ha attualmente 15 lingue attive. Permettiamo inoltre una gestione dell’Iva secondo i regolamenti di stati diversi e offriamo la possibilità di fare multi listino - aprendo così le porte ai marketplace - e scontistiche». Che consigli avete dato ai vostri clienti fashion e non?«I nostri clienti sono tutti rimasti attivi durante il lockdown con incremento di ordini per tutti i settori. Abbiamo consigliato loro di non eccedere con gli sconti, tentazione a cui hanno ceduto molti gruppi, a favore di un’esperienza digitale personalizzata di qualità».Parlando più in generale del settore moda, quali sono i principali trend per i prossimi anni?«Sicuramente ci sarà una grande frenata sul concetto di globalizzazione, di cui tutti parlavano nell’ultimo periodo. L’utilizzo di realtà virtuale e aumentata insieme all’implementazione di assistenti virtuali saranno qualcosa con cui tutti i brand dovranno fare i conti nel prossimo periodo. Tutto questo senza dimenticare il tema della sostenibilità, diventato sempre più caro alle aziende di moda nelle ultime due stagioni».Cosa dovrebbe fare un brand di moda in questi mesi?«Abbiamo consigliato dove possibile di impostare capsule collection esclusive in collaborazione con i marketplace (Amazon, Ebay, etc.) per aprirsi a una nuova clientela. Più in generale i marchi devono iniziare a investire sulla formazione e sui software, oltre che sulla formazione del personale per la digitalizzazione. Il negozio diventerà sempre più un luogo di esperienze e un centro di stoccaggio. La vera vendita avverrà invece online». Raccontaci l’iniziativa di Kooomo per aiutare le aziende in questo periodo.«Kooomo ha deciso di rinunciare alle commissioni di set-up - una fee di circa 40.000 euro - per supportare i retailer a vedere online. Per noi è uno strutturale cambio di business model, dove l’unico costo per il cliente resta una commissione fissa o una quarta di compartecipazione alle entrate sul venduto. Come ha spiegato il nostro Ceo, Ciaran Bollard, la nostra idea è quella di far nascere, da un momento di grande difficoltà, un’opportunità». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/il-coronavirus-ha-test-2645900485.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="luca-mich-de-la-sportiva-gli-italiani-comprano-online-per-sentirsi-meglio" data-post-id="2645900485" data-published-at="1588262221" data-use-pagination="False"> Luca Mich de La Sportiva: «Gli italiani comprano online per sentirsi meglio» La Sportiva Luca Mich è il manager per le operazioni marketing del brand La Sportiva. L’azienda trentina, leader mondiale nella produzione di scarpette d’arrampicata e di scarponi per l’alta montagna è attiva dal 1928 e ha sede a Ziano di Fiemme ai piedi delle Dolomiti. Abbiamo intervistato Luca per sapere di più su come fare business durante l’emergenza sanitaria.Cosa è successo a La Sportiva dal primo decreto?«La nostra azienda ha chiuso una settimana prima del lockdown ufficiale. La nostra è stata una decisione etica perché con oltre 400 dipendenti in un comune piccolo come Ziano di Fiemme rischiavamo tenendo aperto di trasformare il nostro paese in una zona rossa. Per questo motivo da due mesi ci troviamo in smart working, dove possibile al 100%». Qual è la situazione attuale in termini di fatturato?«Il 60% dei capi estivi si trova ancora nei magazzini, nostri e dei nostri rivenditori. Abbiamo al momento stimato una flessione del fatturato pari al 30%. Fortunatamente questo numero è stato bilanciato dalle prenotazioni per la stagione invernale».Per quanto riguarda l’e-commerce invece?«Abbiamo senza dubbio registrato un aumento degli ordini. Ci troviamo di fronte ad acquisti più edonistici, anche da alcune delle zone maggiormente colpite dalla pandemia. Quello che ci sembra evidente dai nostri dati è che gli italiani sentono il bisogno di regalarsi qualcosa per sentirsi meglio, o anche solo per darsi speranza». Come è cambiata la vostra comunicazione in questi mesi?«Il nostro approccio etico si estende anche nei confronti dei negozianti, quindi abbiamo scelto di non aumentare le campagne digital e di non applicare forti sconti che li avrebbero senza dubbio penalizzati al momento della riapertura. Non offriamo free shipping e nemmeno abbiamo attivato promozioni particolari. L’attività seo è quindi completamente invariata, mentre a livello social abbiamo pensato di dare il via al progetto #sportividacasa per coinvolgere i nostri follower e trascorrere del tempo insieme». Avete anche iniziato a produrre mascherine…«Sì, abbiamo iniziato con mascherine su commissione per la provincia e la protezione civile; 55.000 unità in tutto. Per questo motivo sono già rientrare in azienda 20 persone, con ogni precauzione e rispettando le distanze di sicurezza. Nelle prossime settimane le nostre mascherine, completamente ecosostenibili, saranno anche acquistabili dai nostri clienti».
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