2023-04-19
Il capo dei partigiani confessa: «I fascisti? Li ha visti solo Letta»
Gianfranco Pagliarulo (Imagoeconomica)
Il presidente dell’Anpi ingrana la retromarcia e, nel suo nuovo libro, spiega che la campagna elettorale dell’ex leader Pd sul ritorno del Ventennio è stata un autogol. Ma difende le foibe: storicamente spiegabili.Il 25 aprile si avvicina rapido, gli articoli di giornale e i comunicati stampa sono praticamente già scritti, perché la polemica è troppo ghiotta: che cosa farà Giorgia Meloni? Festeggerà assieme ai partigiani? Andrà in pellegrinaggio a piazzale Loreto? Prenderà le ormai famigerate «distanze dal fascismo» che tanto non sono mai abbastanza distanti? A ben vedere, in effetti, il presidente del Consiglio si è già distanziata perfino oltre il distanzibile, ma a sinistra mica possono essere contenti. Probabilmente non sarebbero soddisfatti nemmeno se Giorgia si iscrivesse al Partito comunista sovietico, e il motivo è chiaro: l’antifascismo - ultimo rimasuglio quasi identitario dei progressisti lacerati - ha bisogno di sventolare il «pericolo nero» per auto legittimarsi. Se quello venisse a mancare, sarebbe l’irrilevanza. E, purtroppo per gli amici gauchiste, ci siamo quasi. Per rendersene conto basta prestare orecchio a Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi di recente tornato in auge dopo essere stato massacrato mesi fa da tutta la stampa per bene dopo aver espresso posizioni ritenute «putiniane».Imparata la lezione, il malcapitato si è subito riallineato, ed è tornato a occuparsi del suo orticello: la gendarmeria antifa, con tutti i cortocircuiti che ne derivano. Già, perché Pagliarulo non fa altro che pretendere atti di fede e dichiarazioni sulla resistenza, poi però quando qualcuno si dice disposto a celebrare istituzionalmente il 25 aprile egli inizia subito con i distinguo e le censure. Ad esempio ha supportato con vigore la decisione del sindaco di Marzabotto di non invitare ai festeggiamenti il presidente del Senato Ignazio La Russa, definito «nostalgico». Quindi se non ci vai, ti criticano. Se ci vuoi andare, ti dicono di stare a casa.Le contraddizioni di Pagliarulo sono in effetti insanabili, e deflagrano nel suo nuovo libro appena pubblicato da Mimesis: Antifascisti adesso, che ha tutta l’aria di un manifesto programmatico. Il nostro eroe non si fa mancare nulla del consueto repertorio Anpi, comprese le immancabili frasi abominevoli sulle foibe e sulla giovane martire Norma Cossetto, ragazza italiana che fu stuprata e massacrata dei comunisti poi gettata in una fossa. Secondo Pagliarulo la storia di Norma «simboleggia il tentativo di capovolgere il paradigma vittimario, di accreditare una versione degli avvenimenti secondo cui le vittime della violenza non sono più i partigiani e i civili, ma i fascisti e “gli italiani”». Interessante. Ma il meglio arriva subito dopo, quando il fido Gianfranco scrive: «Per non parlare delle foibe, che rimangono – sia chiaro – eventi da condannare senza esitazione, ma che sono spiegabili storicamente». Capito? Sono spiegabili, che problema c’è. A parte anche le bombe su Hiroshima e Nagasaki, i gulag e i lager sono storicamente spiegabili, le acrobazie retoriche dell’Anpi servono a giustificare, a ribadire che in fondo a morire furono dei fascisti. Come la Cossetto, studentessa di 23 anni violentata e infoibata. Sarà spiegabile anche lei.Certo, dal capo di una associazione che da decenni percepisce un bel flusso di soldi pubblici sarebbe ora di pretendere un filo più di decenza, ma chi non ha dignità non se la può dare. E che l’Anpi vilipenda la memoria degli istriani, purtroppo, non è una notizia bensì una triste conferma della impossibilità di ogni pacificazione.A essere degno di nota è piuttosto il capitolo che Pagliarulo riserva all’attuale governo, nel tentativo di rispondere alla fatale domanda: questa destra è fascista? Ebbene, il povero presidente dell’Anpi ci prova in ogni modo, ma non riesce a rispondere in maniera affermativa. Anzi, gli tocca dire l’esatto contrario. «Denunciare i rischi di una deriva di tipo fascista è ragionevole», scrive, «ma parziale, insufficiente a cogliere la complessità delle prospettive di Fratelli d’Italia e del nostro stesso Paese. Perciò gridare oggi al fascismo sarebbe prematuro e probabilmente controproducente, come ha dimostrato la campagna elettorale di Enrico Letta nelle elezioni politiche del 2022. Conviene mantenere i piedi per terra, analizzare gli sviluppi della vicenda politica, sociale e istituzionale, intervenire sui temi controversi – ove essi si presentino – con fermezza e rigore». Apriti cielo: gridare al fascismo è dannoso, perché non si può dire che la deriva nera sia in corso. Semplicemente, il fascismo non c’è, dunque è controproducente usarlo come argomento, e se lo dice il gran visir dei partigiani, beh, gli si può perfino credere.Scrivendo queste parole, Pagliarulo nei fatti demolisce l’impalcatura retorica su cui la sua associazione campa da anni. Dunque, per giustificare l’esistenza dell’Anpi sotto il profilo militante, gli tocca tentare di ridefinire l’antifascismo in maniera diciamo fantascientifica. «Essere coerentemente antifascisti oggi», scrive il presidente, «vuol dire contrastare sia i fenomeni propriamente fascisti, sia i fenomeni più in generale autoritari, sia il declino della democrazia liberale, dotandosi però di uno sguardo lungo, capace cioè di immaginare le forme di una democrazia più avanzata, di combattere efficacemente e di rimuovere i fattori delle diseguaglianze sociali».Insomma l’antifascismo di oggi è immaginazione: non dovendo preoccuparsi del fascismo reale (che non c’è), deve occuparsi del fascismo immaginario. Non per nulla Pagliarulo fu tra i primi a gridare al fascismo quando apparvero i movimenti contro il green pass: la democrazia liberale stava in effetti declinando, e lui subito ha scelto di schierarsi dalla parte sbagliata.
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