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Arriva il conto degli affari Anas in Qatar e India: più di 7 milioni da tappare

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Arriva il conto degli affari Anas in Qatar e India: più di 7 milioni da tappare
Ansa
  • La società Anas International nata nel 2012 contro cui i grillini avevano fatto battaglia non è stata toccata nonostante la maxi perdita. L'amministratore delegato Massimo Simonini, scelto dall'ex ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, ora rischia la sostituzione.
  • A ottobre presentata una interrogazione da Elio Lannutti e Stefano Patuanelli dove si chiedevano spiegazioni su Aie e gli affari nel Golfo. Dal governo nessuna risposta.

Lo speciale contiene due articoli

Dovevano ribaltare Anas come un calzino, ma invece è stata la società pubblica che gestisce strade e autostrade a ribaltare il Movimento 5 Stelle. E a spaccarlo. Basta guardare il bilancio di Anas International Enterprise (Aie) del 2018, chiuso a luglio, per capire che parte de nostri soldi pubblici sono stati usati dalla controllata per ripianare perdite di una società che agisce nel privato. Pensare che proprio Aie, con il suo impegno in Qatar era stata una delle battaglie dei grillini, anche perché si tratta di un'operazione nata sotto l'amministrazione di Gianni Vittorio Armani, scelto dall'ex premier e ora alleato Matteo Renzi. Il bilancio non è stato pubblicato sul sito, ma La Verità lo ha comunque recuperato.

L'ex ministro pentastellato alle Infrastrutture Danilo Toninelli aveva promesso di svecchiare la stazione appaltante più importante in Italia con la nomina di Massimo Simonini, un interno, come amministratore delegato. In realtà a neppure un anno di distanza la situazione è la medesima di prima. E come raccontato dalla Verità la scorsa settimana il dicastero ora in mano alla dem Paola De Micheli sta pensando a come cambiare i vertici, espressione del vecchio governo gialloblu: lo stesso presidente Andrea Gemme è un profilo vicino alla Lega di Matteo Salvini. Adesso anche una parte dei 5 Stelle vorrebbe cambiare Simonini che quindi non sarebbe più solo nel mirino del Partito democratico. Per restare in sella l'amministratore delegato ha puntato su Renzi di Italia Viva, che vorrebbe confermarlo.

D'altra parte la gestione Anas di questi ultimi mesi non è stata delle migliori. Le stesse interrogazioni che venivano presentate dal Movimento 5 Stelle sul caso Qatar non hanno mai ricevuto risposta. Neppure ai tempi del ministro Toninelli. Eppure ci sarebbe molto da dire. Aie Spa ha chiuso il bilancio del 2018 con una perdita di 7,5 milioni, che è stata coperta dal socio unico Anas Spa, controllante al 43%. La perdita è stata ricoperta con soldi statali altrimenti Aie sarebbe andata in liquidazione perché il rosso era superiore ai due terzi del capitale (3 milioni di euro).

Non va dimenticato che Anas è ancora nell'elenco Istat e non è uscita dal perimetro pubblico. La perdita è dovuta soprattutto alla svalutazione del finanziamento pari 5 milioni e 500.000 euro che Aie ha stipulato in passato ad una società costituita in Qatar con Michael Raymond, il noto libanese vicino all'ex numero uno Armani. Si tratta della Atg Qatar che ha a sua volta costituito un'altra società in India di nome Ati finanziandola con 4 dei 5,5 ricevuti da finanziamento. Nel continente indiano si sarebbero dovuti fare lavori di fognature, come ci sarebbero aspettati anche ricavi dalle parti di Doha, un consolidamento nella zona in vista dei mondiali di calcio del 2022. Nulla di tutto questo. Entrambe le operazioni estere non hanno generato alcun ricavo, per questo motivo Aie è stata costretta a svalutare il completo valore del finanziamento.

A quanto apprende La Verità, i restanti 2 milioni di euro, delle perdite totali di 7,5 milioni, sono dovute a consulenze pagare per effettuare ricerche di mercato che sono servite davvero a poco. La situazione è molto dibattuta in via Monzambano, ma non è chiaro se Anas e Asi siano mossi per individuare i responsabile di questa gestione. Soprattutto è la posizione di Ferrovie dello Stato, ora capogruppo della stessa Anas, a far riflettere. E già si temono i rilievi della Corte dei conti.

L'interrogazione 5 stelle a cui Danilo Toninelli non risposte mai

Governo: al via dibattito in Senato, Conte replicherࠀ

Ansa

C'è un'interrogazione parlamentare dell'ottobre dello scorso anno a cui il ministro Danilo Toninelli non ha mai risposto. Riguarda proprio Anas International Enterprise. E fu presentata dai senatori del Movimento 5 Stelle, tra cui Elio Lannutti, Nicola Morra e anche l'attuale ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Nel testo si spiegavano appunto le preoccupazioni della gestione Armani, con l'assunzione di 13 persone in contrasto con la normativa Anac. Si legge: «Tra i dirigenti assunti all'interno del Gruppo Anas, nel contesto del cambio di governance, figurano: Rocco Girlanda, Emanuela Poli, Marco Bonamico, Claudio Arcovito, Enrico Giglioli, Adriana Palmigiano, Stefania Lombardi, Sergio Papagni, Edoardo Eminyan e Alessandro Rusciano; l'Anas diretta da Gianni Armani, avrebbe convertito in contratti a tempo indeterminato i contratti a termine di almeno 4 di queste figure dirigenziali, trasformandone la natura contrattuale proprio a far data dal 1° giugno 2018, cioè in corrispondenza con l'insediamento del Governo Conte».

E poi i senatori aggiungevano: «Gianni Armani grazie alla presentazione di Papello Giovan Battista (nominato, anni prima, insieme a Pozzi Vincenzo e Brandani Alberto amministratore di Anas proprio dal padre dell'attuale capo dell'azienda pubblica stradale, Pietro Armani), non appena nominato dopo l'uscita di Ciucci, affermava di non poteva fidarsi di nessuno e di voler "ripulire dalle sacche di malaffare" l'Anas; si sarebbe invece adoperato per ricompensare coloro che lo avevano aiutato ad ottenere il prestigioso incarico, creandosi intorno un "cerchio magico" di fedelissimi (Palmigiano, Eminyan e Saponaro) supportato da un faccendiere libanese che risponde al nome di Mikhael Raymond; il "libanese" veniva nominato amministratore delegato di Tecnositaf Gulf Integration System (Società del Qatar fondata dall'italiana Tecnositaf Spa, a sua volta controllata da Anas SpA attraverso Sitaf Spa, concessionaria dell'Autostrada A32 Torino-Bardonecchia e del Traforo del Fréjus); Tecnositaf Italia sottoscriveva solo il 49 per cento del capitale di Tecnositaf Gulf Integration Systems , mentre il restante 51 per cento veniva acquisito da un partner locale, la Gulf business develpment group di cui sembrano ignoti, al momento, sia i soci sia le quote azionarie possedute dagli stessi. Per individuare questo misterioso partner totalmente sconosciuto nel mondo dell'ingegneria e dei lavori pubblici, non risulta sia stata seguita alcuna procedura ad evidenza pubblica».

Al centro dell'interrogazione a palazzo Madama emergeva «la figura di Raymond Mikael sarebbe» che sarebbe «stata molto influente anche sul territorio italiano, con alcune imprese (Valori, Aleandri, Rillo, eccetera), che sarebbero state indirizzate da Armani e Palmigiano come consulente free lance esperto in materia di appalti pubblici proprio per ottenerli, i cui incontri si sarebbero svolti a Roma, in Via Poli, nella sede di un ex partito politico»-. non si conoscono i motivi di occultare tale partnership dietro al catena di controllo di Sitaf, piuttosto che utilizzare Anas International Enterprise SpA, costituita proprio per operare sui mercati internazionali nell'ambito dei servizi integrati d'ingegneria e fare un accordo diretto e trasparente con i governi locali; questa operazione di ingegneria societaria agevolata, (con sponsor fees d'uso pari al 10 per cento) in Qatar e negli Emirati per acquisire le commesse del Tunnel Dukhan e del Tunnel Saadiyat, potrebbe avere lo scopo di dirottare fondi a favore dei soci occulti della Gulf Business Development Group».

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Mogadiscio di nuovo nella morsa jihadista
i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
Dietro l’aumento delle violenze nei mari ci sono gli islamisti, che controllano la costa della nostra ex colonia.

Quando, nella primavera del 2025, una serie di assalti coordinati colpì la fascia costiera centrale della Somalia, nelle ambasciate affacciate sull’Oceano Indiano iniziò a serpeggiare un interrogativo inquietante: il crollo dell’ordine statale avrebbe ricordato di più la caduta di Kabul o l’implosione graduale di altri teatri dominati da milizie jihadiste? Le bande armate che oggi si muovono tra porti improvvisati e villaggi costieri hanno sottratto porzioni strategiche del litorale alle già fragili forze governative, spingendosi fino alle porte di Mogadiscio senza incontrare resistenza significativa. A luglio, gli equipaggi delle navi in transito segnalavano check point pirata a meno di 50 chilometri dalla capitale, mentre diverse missioni diplomatiche trasferivano il personale non essenziale in Kenya. Poi, quasi all’improvviso, l’avanzata si arrestò, lasciando il governo a celebrare una vittoria più propagandistica che reale, mentre gli osservatori più avvertiti attendevano solo il momento in cui i predoni del mare avrebbero ripreso il loro slancio.

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Il trionfo di Kast sposta il Cile a destra
Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)

Il Cile vira a destra. Il candidato presidenziale conservatore, José Antonio Kast, ha battuto al ballottaggio l’avversaria di sinistra, Jeannette Jara, ottenendo il 58% dei voti contro il 41% conseguito dalla rivale.

«Il Cile tornerà ad essere libero dalla criminalità, libero dall'angoscia, libero dalla paura», ha dichiarato il vincitore. «Criminali, delinquenti: le loro vite cambieranno. Li cercheremo, li troveremo, li giudicheremo e poi li rinchiuderemo», ha aggiunto. Sostenitore di Donald Trump, Kast, durante la campagna elettorale, ha promosso un programma politico securitario e all’insegna di una stretta contro l’immigrazione clandestina. Non solo. Ha anche promesso una politica economica liberista e improntata alla deregulation in determinati settori.

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Dal Golfo di Guinea alla Somalia è tornata la minaccia dei pirati
Getty Images
  • Gli attacchi a navi e petroliere sono sempre meno occasionali. E i criminali ora si spingono fino a 700 miglia dalla terraferma, come in passato. Gli Stati della regione non riescono a garantire la sicurezza dei commerci.
  • L’esperto di intelligence Stefano Ràkos: «La Marina indiana mantiene ancora una presenza nell’area, però difende soprattutto i connazionali».

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(Ansa/Arma dei Carabinieri)

Misure per 21 persone, bottino da due milioni e mezzo. Ai domiciliari anche una 96enne.

I carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Gip di Milano, a carico, fra gli altri, di 21 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio.

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