2019-04-16
I giudici indagano ancora il governo perché non fa sbarcare i clandestini
Avvisi di garanzia a Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli per la vicenda della Sea Watch. La Procura chiede l'archiviazione ma si potrebbe arrivare di nuovo in Senato. Il ministro dell'Interno: «I porti restano chiusi». Quando la storia si ripete, c'è il rischio che si trasformi in farsa. La Procura di Catania ha iscritto nel registro degli indagati il premier Giuseppe Conte, i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. L'ipotesi di reato è sequestro di persona, in merito ai presunti ritardi nello sbarco di 47 extracomunitari dalla nave Sea Watch, avvenuto il 31 gennaio scorso nel capoluogo etneo. Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha presentato per tutti e quattro gli indagati la richiesta di archiviazione, come già accadde per il caso Diciotti che vide protagonista però il solo Salvini, al Tribunale dei ministri di Catania, che dovrà decidere sulla loro posizione entro i prossimi 90 giorni.A dare notizia dell'inchiesta che lo riguarda è stato lo stesso Salvini, che ieri mattina ha spiegato di essere stato iscritto nel registro degli indagati per «sequestro di persona commesso in Siracusa dal 24 al 30 gennaio 2019» e di aver ricevuto un avviso di conclusione indagini. «Il procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro», ha detto Salvini, «mi comunica che ha inoltrato al Tribunale dei ministri gli atti del procedimento penale nei miei confronti. Anche l'altra volta il procuratore aveva chiesto l'archiviazione. Sono nuovamente indagato», ha chiarito il leader della Lega, «ma ribadisco che finché faccio il ministro dell'Interno, i colleghi di governo possono dire quello che vogliono, i porti italiani sono e rimangono chiusi. Possono aprire altri 18 procedimenti penali. Non cambio idea», ha concluso Salvini, «e non cambio atteggiamento». Sul fronte M5s spunta qualche polemica: «Ho letto», ha commentato Luigi Di Maio, «dell'indagine a carico del ministro Salvini, anche io sono indagato come Salvini ma non mi sento Napoleone. Questo è un momento molto importante per il Paese, lavoriamo con il massimo del supporto».Il Tribunale dei ministri di Catania ha già avviato l'istruttoria del procedimento su Conte, Salvini, Di Maio e Toninelli in seguito alla richiesta di archiviazione presentata dal procuratore Zuccaro dell'inchiesta per sequestro di persona. La composizione del Tribunale del ministri di Catania è la stessa di quella che respinse la richiesta di archiviazione e chiese l'autorizzazione a procedere per Salvini, poi bocciata prima dalla giunta per le immunità e poi dall'aula del Senato, per i presunti ritardi sullo sbarco di immigrati dalla nave Diciotti della Guardia costiera dello scorso agosto. I giudici potranno inviare una nuova richiesta di autorizzazione a procedere al Senato o archiviare il fascicolo, decisione che sarebbe inappellabile.L'inchiesta stavolta nasce a Roma: lo scorso 1 febbraio è stato depositato presso la procura capitolina, da parte di responsabili della Sea Watch, un esposto nel quale si chiedeva anche di valutare eventuali coinvolgimenti dei responsabili dei dicasteri dell'Interno e dei Trasporti. Il fascicolo aperto da piazzale Clodio - contro ignoti - è stato trasmesso a Siracusa dove, ipotizzano i magistrati della Capitale, sarebbe maturato il presunto reato e chiedendo anche ai colleghi di valutare se esistessero profili di competenza del Tribunale dei ministri di Catania. Da Siracusa, senza alcuna altra valutazione da parte dei magistrati, gli atti sono stati inviati alla destinazione finale: la Procura distrettuale di Catania, competente per territorio. È bene ricordare che nel caso della Diciotti il Tribunale dei ministri di Catania aveva respinto la richiesta di archiviazione relativa a Salvini, e invece accolto quella sollecitata successivamente per il presidente del Consiglio Conte, il vicepremier Di Maio e il ministro Toninelli, che si erano «autodenunciati» per sottolineare come ogni decisione sulla questione sbarchi fosse stata politica e presa collegialmente dal governo. Cosa accadrà ora? Potremmo assistere al remake del film «Salvate il soldato Salvini», che si è concluso lo scorso 20 marzo con il «no» del Senato al processo nei confronti del ministro dell'Interno. La richiesta di autorizzazione a procedere fu respinta a larghissima maggioranza: 237 senatori (Lega, M5s, Fratelli d'Italia, Forza Italia) votarono conto il processo, 61 (Pd e Leu) a favore. Il Tribunale dei ministri ascolterà il prefetto di Siracusa, il comandante della capitaneria di porto e altre persone informate sui fatti. Poi, se il Tribunale dei ministri anche stavolta deciderà di non accogliere la richiesta di archiviazione della Procura di Catania, la palla passerà di nuovo prima alla giunta per le immunità e poi al Senato. L'esito è scontato, ma le opposizioni e i giornali di sinistra avranno per qualche settimana un'arma in più per tentare di ostacolare l'azione del governo.Intanto, l'altro ieri all'alba, è tornata a navigare la Mare Jonio: l'imbarcazione della Ong Mediterranea, alle cui missioni collabora anche l'Ong Sea Watch, è salpata dal porto di Marsala e si sta dirigendo verso lo specchio di mare antistante le coste della Libia. Questa a volta a bordo non c'è Luca Casarini, protagonista dell'ultima operazione di «salvataggio» (tra mille virgolette) di extracomunitari nel Mediterraneo. Assente anche il comandante Pietro Marrone. Entrambi sono indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in relazione al «salvataggio» di 49 immigrati il 18 marzo scorso e al successivo sbarco a Lampedusa il 19 marzo. La Mare Jonio è rimasta anche per alcuni giorni sotto sequestro. I magistrati della Procura di Agrigento contestano a Casarini e Marrone anche il mancato rispetto dell'ordine arrivato da una motovedetta della guardia di finanza durante l'avvicinamento a Lampedusa. I finanzieri intimarono a Marrone di spegnere i motori, ma il comandante non obbedì all'ordine.