2022-06-23
I francesi di Agricole non chiudono su Mps e Amundi ha 2 miliardi pronti nella manica
L’asset manager controllato dell’istituto transalpino conta su un discreto capitale che può essere speso per fare shopping.«Per quanto riguarda Monte dei Paschi non è una tematica di attualità. Oggi la strategia che è stata data chiaramente dallo Stato italiano è una strategia di sviluppo, di rafforzamento del capitale, quindi la domanda non si pone», ha detto ieri Xavier Musca, vicedirettore generale del Crédit Agricole, nel corso della presentazione del piano industriale al 2025 del gruppo francese. Nessun interesse a salire sul Monte, dunque? Le parole di Musca sembrano escluderlo «per oggi», ma quando il Mef dovrà cedere la sua quota, la Banque Verte potrebbe cambiare idea? Chissà. Oggi, tra l’altro, anche Mps presenterà il nuovo piano industriale che dovrebbe prevedere circa 4.200 esodi nei prossimi cinque anni (volontari e gestiti attraverso il fondo di categoria) con il contenimento dei costi che sarà una delle leve che il neo ad, Luigi Lovaglio, userà per venire incontro alle richieste avanzate da Bruxelles - con il quale il governo sta trattando la proroga alla permanenza nell’azionariato dopo il salvataggio del 2017 - ma anche per attrarre capitali privati che sottoscrivano l’ennesima ricapitalizzazione da almeno 2,5 miliardi.Di certo, i riflettori dei francesi sono accesi sull’Italia, come dimostra lo shopping di titoli del Banco Bpm avvenuto ad aprile che ha portato l’Agricole a detenere il 9,18% dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Per ora, gli acquisti si sono fermati - «siamo rimasti sotto al 10% e, se volessimo superare il 10%, dovremmo chiedere l’autorizzazione alla Bce e non l’abbiamo fatto», ha detto sempre ieri il direttore finanziario, Jérome Grivet. Ma in Piazza Affari c’è ancora chi scommette che la mossa sia solo il primo passo di un’operazione tesa a conquistare il controllo dell’istituto di piazza Meda, gettando le fondamenta del terzo polo bancario. Anche perché l’approccio sembra ricalcare la strategia già portata avanti con il Creval: in quel caso, infatti, all’acquisizione di una quota inferiore al 10% del capitale (nel 2018) era seguito l’annuncio delle volontà di ampliare la partnership commerciale esistente nella bancassicurazione, salvo poi rompere gli indugi nel 2021 con il lancio dell’Opa. «Prevediamo una traiettoria di sviluppo molto lunga in Italia», ha detto ieri il dg, Philippe Brassac. Del resto, l’Agricole non ha fretta. Il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, aveva fatto estendere anche alle banche il golden power, sottoponendo così il settore alle valutazioni del governo, oltre a quelle delle autorità di controllo. Con il Covid, i poteri speciali sono stati allargati ai soggetti finanziari intra Ue, al fine di tutelarli da scalate ostili che potrebbero verificarsi approfittando della debolezza del tessuto finanziario, economico e sociale del Paese, come conseguenza della nuova ondata pandemica. E la soglia del 10% è proprio quella superata la quale chi fa shopping nelle nostre banche deve scrivere al comitato del golden power, che dipende da Palazzo Chigi, per segnalare le sue intenzioni e le motivazioni dell’operazione. Insomma, scoprire le carte. Per proseguire, è necessario avere il via libera del governo o comunque sottostare a una serie di prescrizioni. Questi poteri speciali sono stati già prorogati due volte (l’ultima a dicembre 2021 per il 2022), ma si potrebbe arrivare a una terza nonostante la fine dello stato di emergenza. Bisogna capire se l’Agricole potrà riprendere lo shopping di azioni del BancoBpm senza dover svelare i suoi piani a Palazzo Chigi, ma solo attendendo il semaforo verde e le prescrizioni. Nel frattempo, ogni tipo di cambiamento o ingresso dovrà comunque passare anche da una trattativa con i francesi. Quanto al nuovo piano industriale, il gruppo transalpino punta a raggiungere un utile netto di oltre 6 miliardi di euro e rafforzare la redditività con un rendimento del patrimonio netto tangibile superiore al 12 per cento. La strategia è anche quella di imprimere un’accelerazione su Crédit Agricole Italia, che è la sesta banca commerciale nel Paese con una quota di mercato del 5,5% (per fare un paragone con Siena, Mps è al 3,4%). L’istituto inoltre prevede, nell’ambito del ricambio generazionale oltre 1.200 assunzioni e punta ad aumentare l’efficienza operativa grazie anche alle sinergie legate all’integrazione di Creval e FriulAdria. Occhio, intanto, anche alle mosse di Amundi, l’asset manager controllato dal Crédit Agricole che a maggio è salito al 5,16% di Anima (partner di Mps nel risparmio gestito) di cui è socio proprio il BancoBpm. La società - che ha anche un accordo di distribuzione con Unicredit in scadenza nel 2026 mentre è «in coabitazione» sul Creval con la stessa Anima - ha presentato sempre ieri il suo piano strategico al 2025: punta a generare una crescita media annua del 5% del suo risultato netto e distribuire agli azionisti almeno il 65% degli utili, con dividendi cumulati nell’ordine dei 3 miliardi. A fine piano, si legge in una nota, il capitale in eccesso dovrebbe raggiungere i 2 miliardi, che saranno restituiti agli azionisti «in assenza di opportunità di M&A compatibili con gli stretti criteri» del gruppo, rappresentati da un ritorno sugli investimenti superiore al 10% entro tre anni. I francesi di Amundi possono decidere di allargarsi senza fretta nel capitale di Anima perché fino al 9,9% non sono costretti a comunicare l’aumento della quota a Consob. Nel frattempo, però, si sono piazzati in campo pronti a giocare la partita, vedremo se in attacco o lungo la fascia valorizzando il pacchetto al miglior offerente.