L'attore parla della partner: «Non è femminista. L'uguaglianza di genere distrugge il romanticismo». Sui social lo bersagliano.Nel grande salotto italiano, dove la democrazia è detta bene primario, ma l'opinione costituisce reato, Luca Argentero è stato appeso sottosopra. E la ragione della sua pubblica esecuzione, avvenuta davanti al tribunale schierato dei social network, si è trovata nelle parole dette al settimanale Oggi. L'attore, che prima della bufera pareva essere l'uomo perfetto, bello e sensibile, ha raccontato al giornale la propria storia d'amore con Cristina Marino. Una storia cominciata nel 2017 e cresciuta nel tempo, grazie, soprattutto, alla complementarietà dei due. La Marino, nata a Milano nel 1991, è un'attrice, una sportiva, una modella. È un'imprenditrice forte, il cui seguito social ammonta a 214.000 anime. Eppure, dentro la corazza di ragazza moderna e indipendente custodisce lo spirito di chi, ancora, non vuole invertire i ruoli. «È sana dentro e fuori. È molto poco femminista», ha detto Argentero ad Oggi, firmando la propria condanna con sole quattro parole, e un (frainteso a dovere) paragone con lo stato di salute individuale.L'attore, impegnato al cinema con Brave Ragazze e in tv con la serie Sky Io, Leonardo, ha cercato di spiegare cosa rendesse speciale la sua compagna. «È affettuosa, ha un modo anche un po' antico di prendersi cura (di me, ndr)», ha detto. «È un'imprenditrice, superimpegnata nel suo lavoro, ma al tempo stesso le piace occuparsi della casa e ricevere le attenzioni che sono dovute a una donna, farsi coccolare. L'ossessione per la gender equality ha rovinato il romanticismo e ha inibito l'uomo, che deve avere a che fare con donne sempre più forti, affermate», si è affrettato ad aggiungere Argentero. «Voglio dire, ti trovi davanti una che “ci prova"». Scenario, quest'ultimo, dotato di una duplice valenza. «A volte, è pure comodo», ha ammesso l'ex concorrente del Grande Fratello, dicendo candidamente di non aver nulla in contrario a sovvertire le regole del corteggiamento. «Ma preferisco continuare ad essere l'uomo della coppia, il maschio. Portarti un fiore, invitarti a cena… Non mi va di scontrarmi con una che si offende se le apro la portiera della macchina o le verso l'acqua a tavola», ha concluso, tirandosi addosso non le ire di una ipotetica controparte femminile, ma gli strali di Internet. Di una comunità buonista per la quale, evidentemente, la parità di genere e l'esistenza di un romanticismo antico, di una forma di galanteria codificata, sono cose incompatibili.Luca Argentero non ha teorizzato la necessità di una donna sepolta in casa, sotto la mole immensa dei panni da stirare. Non ha negato l'urgenza di raggiungere una parità salariale. Ha difeso, più semplicemente, il proprio diritto a corteggiare la donna amata. Sacrosanto sulla carta, non nel perimetro del perimetro del Me too. All'indomani dell'intervista l'attore è stato subissato di insulti, di accuse orrende. Gli è stato rimproverato di essere un maschilista retrogrado e puzzone, un sessista. «Un simpatico Luca Argentero ci accompagna in un tour guidato dell'italica patria del 1890», l'hanno sferzato. «Sei una merda», persino. «No caro: la parità, che tra l'altro non c'è manco per il c..., non inibisce gli uomini: mette in difficoltà i maschilisti che temono di perdere il controllo sulle donne», è stato compulsato online. «Gioia, hai battuto la testa da piccolino?». E ancora: «Le donne che oggi esaltano Luca Argentero dovrebbero ricordarsi che non fosse stato per il femminismo ora altro che cellulare e Twitter, starebbero sgravando/cucinando/pulendo per l'uomo al quale apparterrebbero». «L'arte di trovare del marcio dove non c'era», ha replicato lui via Twitter, invitando gli utenti alla calma. Stato d'animo, questo, mai pervenuto. I cinguettii minacciosi, la promessa di cancellare Argentero dalla memoria, artistica e non, dell'Italia, di condannarlo all'oblio e alla vergogna si sono succeduti a ritmo sostenuto. «La vastità…», ha commentato l'attore su Instagram, pubblicando la foto di un panorama verde e alludendo, sembra, al detto popolare che alla «vastità» abbina «il piffero (per usare un eufemismo) che me ne frega».La foto, ultima reazione dell'attore, è stata poi seguita da un'immagine in bianco e nero del quarantunenne in vacanza, con il cappello e gli occhiali scuri. Altro, Argentero non ha detto, mentre Cristina Marino, da parte sua, si è lanciata in una sperticata difesa del fidanzato. «Penso che se tutte le donne venissero trattate come vengo trattata io, sarebbe un mondo veramente migliore», è sbottata l'influencer tramite una storia di Instagram, sperando di mettere a tacere una polemica che, invece, infuria. Perché si può tutto, non minare le fondamenta del castello «progressista».La donna ha da aprire la portiera da sé. Ha da versarsi l'acqua, il vino e pure l'amaro. Ha da pagare il conto da sé, per dimostrare di poterlo fare. E qui, però, casca l'asino. Perché in quel po' di galanteria ostentata da Argentero non c'è nessuna negazione della capacità e del diritto a poter fare per sé. Vederla è il vizio di una categoria, maschile, femminile, gender X, che nasconde dietro la ricerca e l'ossessiva rivendicazione dell'indipendenza la propria insicurezza. Dietro gli insulti, invece, c'è tutta la fragilità di chi pensa che uno scontrino saldato possa, in qualche modo, ledere il valore umano e la dignità dell'ospite, oppure accrescere la dignità e il valore umano di quanti, uomini o donne, aprono il portafogli a beneficio del cassiere.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.