2021-11-18
Stretta sul pass e modello Austria. Speranza spiazzato dalle Regioni
Il ministro vuole richiami obbligatori per i sanitari, ma balbetta su durata della card (6 o 9 mesi) e tamponi (ridotti a 24 ore o resi inutili ai fini del foglio verde). Intanto, Enrico Letta e Nicola Zingaretti s'iscrivono al partito dell'apartheid.Come funzionerà il nuovo green pass? Come verrà rafforzato? La durata del certificato verrà ridotta da 12 a 9 o 6 mesi? E ci saranno cambiamenti anche per la durata del tampone molecolare da 72 a 24 ore? Ci sarà un lockdown selettivo come quello invocato dal partito dell'«apartheid» per i non vaccinati? O si seguirà il modello tedesco delle 2G (l'obbligo di essere vaccinati o guariti, geimpft o genesen), per ottenere il pass? O l'opzione ancor più rigida con la terza «g», getestet, ovvero «testati», cioè la necessità di sottoporsi ad un test anche da vaccinati? E tutte le nuove regole varranno anche per i luoghi di lavoro?Domande su domande. La sensazione è che si navighi a vista e che, come è successo in passato, le decisioni vengano annunciate (con scarsa chiarezza), all'ultimo momento. Dopo due anni di Covid, nonostante l'altissima percentuale di vaccinati, siamo ancora punto e daccapo. E con Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, che dalle pagine del Foglio e dai microfoni di Radio Capital ieri chiedeva di irrigidire la modalità di rilascio del green pass citando il modello delle 2G Nord Europa: certificato verde solo con vaccinazione e guarigione. «Oggi lo rilasciamo, come era stato deciso in Europa valutando la variante originale, ai guariti ai vaccinati e ai tamponati, ma il tampone, soprattutto l'antigenico è il vero tallone d'Achille in questo momento perchè nel migliore dei casi non certifica la positività di almeno il 30% dei soggetti». Quindi nemmeno il tampone, per altro assai utile per il tracciamento, va più bene. Per ora di nuove istruzioni dal ministero della Salute non ne sono comunque arrivate. In settimana probabilmente il ministro Roberto Speranza porterà in Consiglio dei ministri l'obbligo vaccinale relativo alla terza dose per gli operatori sanitari e vedremo se aggiungerà anche qualche modifica sulla durata del pass. Stando però alle dichiarazioni fatte ieri in tv dal sottosegretario, Andrea Costa, «a oggi non c'è sul tavolo la modifica dei criteri di rilascio del certificato green pass». Costa ha poi aggiunto il solito «valuteremo» nel caso in cui servisse di differenziare «ma noi dobbiamo procedere con le regole che ci siamo dati perché al momento la nostra situazione è migliore rispetto agli altri Paesi» e perché rispetto all'Austria «il nostro Paese ha un sistema di gestione della pandemia basato sul sistema dei colori. Abbiamo già da molti mesi un percorso graduale, dalle chiusure al green pass». Ed è proprio il sistema dei colori a spaventare alcuni presidenti di Regione che invocano misure restrittive solo per i cittadini non vaccinati. Il problema non è cercare un modo di tornare al lockdown ma evitare zone arancioni dei vaccinati altrimenti l'economia va in vacca, sostengono i governatori. Ma la toppa (il lockdown dei non vaccinati) pare peggio del buco delle chiusure a colori. E spiazza lo stesso governo che paradossalmente si trova costretto a filtrare sui giornali appelli alla calma, a ricordare che la misura presa dall'Austria di un lockdown per i non vaccinati è stata assunta a fronte di oltre 10.000 contagi su una popolazione di 9 milioni di abitanti e che per trovarci in una situazione simile in Italia ci dovrebbero essere tra i 60 e i 70.000 contagi al giorno. Questo dopo giorni, anzi settimane, passate a leggere sulle stesse testate il team «vaccinatevi e zitti» che marciava allineato con i «corazzieri del terrore» alimentando la narrazione allarmistica sui contagi con un assist pericoloso a chi potrà dire che se si torna alle chiusure vuol dire che i vaccini non funzionano. Il tutto, mentre la somministrazione delle terze dosi arranca (per non parlare di quella delle prime). A questo rumore di sottofondo si aggiunge il bla bla politico. Con un altro paradosso. Mentre, infatti, il leader della Lega, Matteo Salvini, prende le distanze dalla «linea Fedriga» e di quei governatori (Alberto Cirio, Attilio Fontana, Roberto Occhiuto, Giovanni Toti) pronti a garantire l'accesso ai locali pubblici solo a chi ha il green pass («Basta terrorizzare gli italiani. Stiamo lavorando per non chiudere, non proibire, niente a nessuno»), a sposarla è Enrico Letta: «Io sono su questa linea, la più rigorosa che ci possa essere, se non si fa così fra qualche settimana torniamo in lockdown e poi sarà troppo tardi», ha detto il segretario del Pd alla presentazione del libro di Bruno Vespa. La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, è contraria al lockdown dei non vaccinati «perchè non risolverà il problema». Ma a frenare rispetto alla linea dei governatori e di Letta è anche il Movimento 5 stelle: «In Italia, grazie a un tasso di vaccinazione tra i più elevati in Europa e a un uso esteso del green pass, la linea adottata sinora dal governo sembra la più adeguata per fronteggiare l'attuale quadro epidemiologico. Il tema del lockdown per i non vaccinati non è all'ordine del giorno», scrivono in una nota i componenti M5s della commissione Affari sociali. Un ordine del giorno, approvato, al dl green pass 2, firmato da Lisa Noja, capogruppo di Italia viva in commissione Affari sociali alla Camera, prevede invece di «sospendere l'utilizzo del green pass a chi è risultato positivo e può quindi essere causa di contagio». Intanto, per il presidente della Regio Lazio, Nicola Zingaretti, «bisogna studiare misure e incentivi» per convincere le persone a vaccinarsi, bene comunque la riduzione del pass da un anno a 9 mesi ma «con gradualità» e senza negare la necessità di «studiare delle iniziative più incalzanti» come «estrema (sic) ratio». Quali, non si sa.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
Continua a leggereRiduci
«Sono molto soddisfatta dell’approvazione all’unanimità in Parlamento del disegno di legge del governo che introduce il reato di femminicidio. È un segnale importante di coesione della politica contro la barbarie della violenza sulle donne. Aggiungiamo uno strumento in più a quelli che avevamo già previsto».
Lo afferma in un video il premier Giorgia Meloni, commentando il via libera definitivo alla Camera del ddl sui femminicidi.
Il presidente del Consiglio ricorda poi gli altri interventi, che vanno dal «rafforzamento del Codice Rosso» al raddoppio delle risorse «per i centri antiviolenza e per le case rifugio».
«Sono passi concreti che ovviamente non bastano, ma dobbiamo continuare a fare ogni giorno di più per difendere la libertà e la dignità di ogni donna».