2019-01-18
Gli intellò francesi muti su Battisti dopo 30 anni di abbagli e connivenze
Da Daniel Pennac a Freud Vargas e Bernard Henri Lévy nessuno dice una parola sull'arresto del terrorista. Eppure lo considerarono un perseguitato, opponendosi all'estradizione e firmando appelli per l'amnistia. Ora sostituita dall'amnesia.Nel suo Paradiso degli orchi c'è anche Cesare Battisti ed è un eroe positivo. Daniel Pennac è un grande scrittore che ha costruito la sua fortuna su una figura sociale riconoscibile nella vita di tutti i giorni: il capro espiatorio. Il Signor Malaussène. Forse per questo, fin dal primo momento, ha difeso il terrorista, è rimasto abbagliato dalle sue chiacchiere e ha fatto muro davanti ad ogni richiesta di cambiare idea. Come lui Fred Vargas e Bernard Henri Lévy, in rappresentanza di quel démi monde parigino con lo champagne artigianale in fresco, il pied à terre a Neuilly e la barca a vela in Bretagna («Signora mia, ad Arcachon proprio no, è come Rimini»).Gente in silenzio, anzi in sepolcrale silenzio, che dopo l'arresto e il rimpatrio stile Amazon ha dimenticato 30 anni di connivenze, ha preferito occuparsi d'altro senza rischiare l'allegra retromarcia, come invece è capitato a Carla Bruni. Prima che le serrature del carcere di Oristano si chiudessero dietro le spalle del pluriomicida rosso, l'ex première dame di Francia aveva già detto: «Quello lì non lo conosco, non ebbi alcun ruolo nella sua mancata estradizione». È ancora tutto da chiarire, il suo, quello delle protezioni ufficiose, del marito Nicholas Sarkozy ferreo sostenitore della dottrina Mitterrand (porte aperte ai terroristi italiani), dei servizi segreti francesi nelle azioni di depistaggio prima e durante la lunga fuga.Oggi non lo conosce nessuno, ma fino a qualche tempo fa questo rivoluzionario era di moda, faceva fremere i salotti di avenue Foch. E Pennac, quando si affacciava in Italia per promuovere i suoi best seller, sosteneva: «Mi hanno detto che Battisti è accusato di quattro omicidi e che lui nega. Qui si entra nel quadro giuridico italiano, ma anche nel campo umano, si risveglia un dolore di fronte al quale si può solo restare muti. Non difendo chi ha ucciso, né l'idea di omicidio, si paga anche con l'esilio. Io sostengo una giurisprudenza creata nel 1985 da François Mitterrand». Poi firmava l'ennesimo appello e pronunciava la parolina magica: amnistia. «È fondamentale per permettere agli storici di capire un periodo in maniera meno passionale». Infine il giustificazionismo politico: «Quando qualcuno uccide non pensa di avere commesso l'omicidio, ne attribuisce la responsabilità alla causa, alla lotta proletaria o altro». Questo era il clima nel periodo della grande sbornia postmarxista; i terroristi erano percepiti come Robin Hood e le vittime come ombre sullo sfondo. Semplici effetti collaterali. Oggi Pennac si ritrova davanti a quelle parole, forse all'impossibilità di correggerle. Basterebbe chiedere scusa per quell'abbaglio e per quella vecchia frase sgradevole indirizzata proprio a lui: «Coraggio, sperando di vederla presto libero». In attesa di un ravvedimento, a Empoli stanno raccogliendo le firme per dichiararlo indesiderato l'11 aprile quando parteciperà al festival della lettura. «Non è concepibile avere empatia per un assassino», ha lanciato la petizione il Movimento 5stelle locale. Indesiderati, Pennac e anche Malaussène mentre l'amministrazione Pd non ha niente da ridire nei confronti della passerella letteraria.Chi lo considerava uno scrittore noir perseguitato dalla polizia fascista italiana ora chiede «uno sconto di pena». Bene fa Giampiero Mughini a tirare una riga in un'intervista a Pangea: «Quelli non sanno niente di niente di quel che è stato il terrorismo rosso, gli agguati alle spalle in quattro contro uno, in Italia. Gli ideali del 68 non c'entrano nulla con Battisti. Era un delinquente di strada che si politicizzò in carcere. Le porcate assolutorie e neoromantiche scritte e pronunciare in Francia a favore di Battisti sono ripugnanti».Gli intellò la pensano diversamente, sono 30 anni che ci fanno la morale. L'attrice Fanny Ardant, inutile musa di François Truffaut, è arrivata a commentare: «I brigatisti rossi italiani sono degli idealisti». E il filosofo in camicia bianca Bernard Henri Lévy - fautore della guerra in Libia, intellettuale di corte di molti politici - scrisse anche un appello disinformato e tronfio: «Oggi la guerra è finita e la rivoluzione anche. Perché, sebbene Battisti vivesse a viso aperto, con moglie, figli, editori per i suoi romanzi, amici, indirizzo conosciuto, fare di colpo finta di scambiarlo per una sorta di clandestino? La camera d'accusa della Corte di Parigi ha già risposto no a una precedente domanda di estradizione. Visto che nel frattempo non è affiorato alcun elemento nuovo, le autorità francesi non hanno che una parola da dire, che un gesto da fare: liberare Cesare Battisti».Allora un fiume di parole, oggi il silenzio. Tace la scrittrice Fred Vargas, che orgogliosamente dichiarò di avere finanziato la fuga del terrorista in Sud America. Da una sua telefonata la polizia riuscì a rintracciarlo. Nel 2007 fece cinque viaggi in un anno in Brasile per perorare la causa del suo protetto, arrestato quell'anno. Ed ebbe un appuntamento con il ministro della Giustizia, Romeu Tuna, grazie a Sarkozy che aveva ceduto alle pressioni di Carlà. Discettava affranta la Vargas: «Lotto conto un'ingiustizia, Battisti è un perseguitato politico, il suo processo è stato una montatura».Ora è sospeso nell'aria un silenzio ipocrita, che sa di scaricabarile. «Serve un'amnistia», è il mantra di un altro campione dell'irredentismo da sacrestia, Erri De Luca. Ma un'amnistia chiesta ex post, quando fa più comodo, da sodali ideologici ai quali non interessa che per le vittime dell'assassino non ci sia la partita di ritorno, fa orrore. Però, in questi giorni di grigia quiescenza, c'è qualcosa di peggio dell'amnistia: l'amnesia.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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