2019-10-14
«Giù le tasse e bonus famiglia. In Emilia la Lega può vincere»
La candidata del Carroccio Lucia Borgonzoni: «Con il Pd la Regione ha perso terreno rispetto al resto del Nord. Bibbiano? Vogliamo i dati di tutti i Comuni: le anomalie sono anche altrove».Una leghista governatrice dell'Emilia Romagna. Lucia Borgonzoni, dica la verità: la sua è una missione impossibile.«Non è una missione impossibile. C'è una grandissima voglia di cambiamento. L'esempio sta nella vittoria in città storicamente a sinistra come Ferrara e Forlì. E anche il risultato delle europee lo testimonia. Troppo a lungo certi amministratori Pd si sono comportati come i padroni della cosa pubblica. Il mondo è cambiato».Allora spieghi che cosa è cambiato nella sua Regione tanto da farle pensare di poter vincere.«In questi anni sono venute fuori tutte le mancanze del Pd. L'ultimo report Bankitalia evidenzia che nel periodo post crisi l'occupazione nell'industria, in Regione, è cresciuta a tassi inferiori che nel resto del Nord Italia (dove la Lega governa). Il sistema dei trasporti pubblici è inadeguato, mancano infrastrutture. Il Pd si guarda dall'affrontare questi temi o dal citare i dati reali. La Lega, dove governa, dimostra invece di essere all'altezza di queste sfide. Abbiamo un programma di grande rilancio».I temi principali?«Sanità: ridurremo le liste d'attesa e garantiremo servizi omogenei sui territori. E ancora, tra i nostri progetti ci sono: taglio dell'Irap, nuove infrastrutture, più valore al turismo, innovazione per abbattere la burocrazia, nuovi corsi di formazione progettati e pensati d'intesa con il mondo delle aziende, premialità nei bandi per chi produce a chilometri zero».Parliamo degli asili gratuiti.«Daremo nuovi bonus strutturali direttamente alle famiglie, per superare le differenze che si registrano di Comune in Comune».Restiamo sul tema infanzia. Nei mesi scorsi l'Emilia è stata sconvolta dal caso di Bibbiano. Ora però non se ne parla più. Anzi sembra che vada tutto bene...«Vedo che da parte della sinistra c'è una tendenza a voler minimizzare a tutti i costi, nonostante la gravità di quello che abbiamo visto e sentito. In Regione il Pd ha istituito una commissione d'inchiesta praticamente gestita solo dalla sinistra (i 5 stelle ormai li considero tali). Da anni chiediamo i dati, anche nei Comuni, sugli affidi, viste le tantissime segnalazioni che ci arrivano. I dati di Bibbiano dimostrano che qualcosa non ha funzionato. Chiariamo che è un problema che si è registrato anche in altre zone del Paese, ma è un problema e come tale va affrontato, non minimizzato o, peggio ancora, negato. Sicuramente in Regione porteremo avanti il progetto delle telecamere nelle case famiglia, anche se Stefano Bonaccini le bolla come “Grande fratello", e nelle strutture per anziani e per persone con disabilità».Mentre lo scandalo dei bimbi raggiungeva l'apice l'Emilia Romagna ha approvato una legge contro l'omotransfobia. Di più: una legge bavaglio. Lei che ne pensa?«Al governo del Paese non abbiamo toccato la legge sulle unioni civili e ovviamente penso che nessuna discriminazione possa essere tollerata. Detto questo sono stanca della retorica della sinistra che pensa di essere l'unico baluardo della difesa dei diritti. Noi tratteremo questo argomento in modo non ideologico. Al governo della Regione i primi atti che metteremo in campo saranno per il sostegno a mamme e papà e per il rilancio della natalità».E in tema di immigrazione?«Come Regione diremo un secco no all'apertura di nuovi centri per i cosiddetti richiedenti asilo (formula dietro la quale si nascondono nella quasi totalità dei casi immigrati irregolari) alla luce della nuova politica delle porte aperte di questo governo. Vogliamo tutelare i tanti immigrati regolari che da molto tempo sono sul nostro territorio, ma non certo quell'immigrazione di irregolari fuori controllo incentivati in questi anni di governo regionale dal Pd, con piogge di finanziamenti, anche attinti dal fondo sociale europeo, che è stato elargito a piene mani per politiche di finta accoglienza e insensate. Aumenteremo a 10 anni la residenzialità nelle case popolari. E controlleremo i beni all'estero per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica».Sulla chiusura dei campi rom, invece, a cominciare da Ferrara le amministrazioni leghiste stanno offrendo esempi positivi.«Interverremo immediatamente sulla legge regionale sulle microaree, legge con cui il Pd sta di fatto moltiplicando le aree esistenti, creando i presupposti per moltiplicare il problema. Gli strumenti ci sono. E grazie a Matteo Salvini gli amministratori hanno delle possibilità in più per far valere la legalità, la sicurezza e combattere il degrado. L'esempio di Ferrara - dove governa il leghista Alan Fabbri dopo 73 anni di sinistra - è emblematico: grazie alla direttiva Salvini e a ordinanze specifiche in due mesi è stato sgomberato un campo nomadi tollerato dalle sinistre per 30 anni e gli ospiti hanno trovato sistemazione temporanea in vista di una completa autonomia. Chi ha voglia di inserirsi deve fare il percorso come tutti gli altri. A chi non è interessato non saremo noi a pagare vitto e alloggio, come accaduto in passato».
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
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