2022-01-07
Non le danno il lavoro perché è di destra
La prefettura di Roma nega il tesserino di steward alla donna (madre di famiglia e incensurata) segnalata dalla Digos di Rieti come militante di Forza Nuova e dell’associazione Area. Mobilitazione del mondo politico, Fratelli d’Italia: caso in parlamento.Sei di destra? Peccato. Niente lavoro. Anche se sei incensurata. Mai indagata. Madre di famiglia. E separata. Arianna Pezzotti, 47 anni, vive a Rieti. Ha appena ricevuto un’inequivocabile letterina inviata dalla prefettura di Roma, dunque dal ministero dell’Interno, guidato da Luciana Lamorgese. Riporta un’informativa della Digos di Rieti. Dopo aver saputo che la donna è stata scelta come steward, ha ritenuto impellente approfondire i suoi trascorsi. Fedina penale immacolata, certo. Dettagli. La prescelta appartiene ad Area, un’organizzazione di destra. Il gruppo, scrive la prefettura, viola la legge Mancino del 1993, che prende il nome dall’allora ministro democristiano Nicola. Punisce chi incita alla discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Militanza che dunque trasforma una signora, d’emblée, in pericolosa criminale. Per non parlare dei suoi brevi trascorsi in Forza Nuova. Non merita l’agognato tesserino da controllore allo stadio, ma i margini della società: senza impiego, retribuzione e velleità.Peccato per un dettaglio. «In quasi 30 anni di attività non abbiamo mai subito neanche un’indagine per razzismo e nessuno è mai stato denunciato per il decreto Mancino» rettifica Felice Costini, medico di famiglia e dirigente di Area Rieti. «Solo nei regimi totalitari si colpiscono le persone per le proprie idee». Arianna Pezzotti, quindi: classe 1974, nata a Roma, due figlie, fede laziale. «Le negano il diritto al lavoro per le idee politiche» attacca Costini. «Non la accusano di un solo atto concreto. Criminalizzano il suo impegno perché non conforme al pensiero dominante. Un atto inaccettabile. Il libero pensiero è difeso dalla Costituzione». Invece, è bastata una velina. E Arianna racconta: «Sono stata contattata lunedì mattina dalla questura di Rieti: “Può venire domani? È per il corso da steward…”. Pensavo fosse la prassi. Così, sono andata il giorno dopo. Mi hanno consegnato quel foglio…». Al telefono, è ancora incredula: «Siamo allo stato di polizia. Sì va bene, milito in Area, ma è un’associazione riconosciuta. La mia breve esperienza in Forza Nuova, che comunque s’è presentata pure alle elezioni, risale al 2016. Per il resto, mai manifestazioni violente, un fermo, tantomeno un Daspo. Anzi, sono stata perfino candidata in una lista civica di centro destra alle ultime comunali di Rieti, nel 2017, a sostegno dell’attuale sindaco. Tra l’altro, negli scorsi mesi, avevo già lavorato all’Olimpico per cinque partite: quattro giocate dalla Roma e una dalla mia amata Lazio».E adesso? L’avvocato della donna prepara un ricorso. Ma anche storici esponenti del centro destra italiano annunciano battaglia. «Stiamo valutando un atto parlamentare» rivela il senatore di Fratelli d’Italia, Claudio Barbaro. «Il provvedimento ci auguriamo rappresenti solo un equivoco, che il questore provvederà celermente a risolvere. Non può e non dev’essere un altro esempio della discriminazione di una certa area politica nel nostro Paese. Appartenere a un’organizzazione di destra come Area è stata invece considerata ostativa. Ma fortunatamente lo sdegno stavolta è arrivato da tutte le realtà politiche, anche di sinistra». Vedi appunto Paolo Ferrero, vice presidente del Partito della sinistra europea: «Se una persona viene esclusa sulla base di idee politiche e privata del lavoro, c’è qualcosa di sbagliato. La nostra costituzione antifascista serve a evitare ogni disparità». E interviene persino l’associazione Nessuno Tocchi Caino: «Arianna è incensurata e mai indagata, ma non si parla neppure di criminalità organizzata, caso unico in Italia» dice il dirigente nazionale Umberto Baccolo.Anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, verga un lungo post su Facebook: «La questura nega a una donna il diritto di lavorare come steward. Perché in passato è stata, per qualche mese, militante di Forza Nuova. E perché risulta iscritta da anni ad Area. Ovvero un’associazione culturale che, oltre a promuovere tante iniziative sociali aperte ai cittadini, ha anche una precisa connotazione culturale di destra. Io mi auguro vivamente che tutto questo sia fonte di un equivoco. Spero che il questore di Roma ritiri il provvedimento. Altrimenti, ad occuparsene dovrà essere prima il parlamento e poi le aule di giustizia, dove Area e Arianna si presenteranno non come imputati, ma da parte lesa: per calunnia e violazione di diritti costituzionali».Un vecchio socialista quale Fabrizio Cicchitto, già ex capogruppo del Pdl alla Camera, rincara: «Discriminare una madre che deve mantenere i propri figli per questioni di tipo ideologico non è degno di uno Stato di diritto». Poi Amedeo Laboccetta, ex parlamentare ed esponente di spicco della destra napoletana: «Neanche nella Russia comunista accadevano queste cose». O il coordinatore romano della Lega, Alfredo Becchetti: «Comportamento incostituzionale». E l’ex ministro di An, Mario Landolfi: «Discriminare sulla base di idee politiche è mostruoso. Una decisione inconcepibile, indegna in uno stato democratico». Con l’onorevole Vittorio Sgarbi che suggella: «Atto di prepotenza che contrasta con ogni diritto. L’interdittiva che non le permette di lavorare dovrà essere rispedita al mittente. Non ha nessuna logica e nessun fondamento». Tutti (giustamente) indignati. Solo ad Arianna, mentre riepiloga la sua storia «surreale e kafkiana», scappa l’amara risata: «Vedrete. Tra un po’ mi accuseranno pure di voler ricostituire il partito fascista…».
Jose Mourinho (Getty Images)