2020-07-18
Fondi Lega, l'immobile di Cormano chiesto da palazzo Marino. E l'ente ha risparmiato 1,8 milioni di euro
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Il cineporto di Cormano (Ansa)
La Verità è entrata in possesso della relazione sullo stabile al centro dell'inchiesta della procura di Milano sui presunti soldi scomparsi del Carroccio. Sia l'organismo di vigilanza sia la presidenza di Lombardia Film Commission hanno verificato che il prezzo di 800.000 euro era più che corretto, secondo la banca dati dell'agenzia delle entrate. In più non ci sarebbero stati conflitti di interesse per Michele Scilieri, uno degli indagati. Fu il sindaco Giuliano Pisapia nel 2013 a chiedere nuovi spazi per il cineporto dal momento che via San Gottardo sarebbero stati sfrattati e che via Pergolesi costava 60.000 euro di affitto all'anno. C'è una relazione dettagliata sull'immobile di Cormano al centro dell'inchiesta della procura Milano che indaga sui presunti fondi scomparsi della Lega di Matteo Salvini. E' quella che la stessa Lombardia Film Commission ha elaborato pochi mesi fa per rispondere alle domande delle opposizioni in consiglio regionale. Nelle dieci pagine redatte, già approvate dal consigliere di palazzo Marino Paola Dubini scelta dal sindaco Giuseppe Sala, vengono smentite i possibili conflitti di interessi di chi ha condotto l'operazione cioè di Michele Scilieri, indagato . Ma soprattutto si sottolinea come più che congruo il prezzo di 800.000 euro pagato per il nuovo cineporto. Per di più si scopre che a richiedere l'acquisto di uno stabile con una superficie di 1.243 metri quadri di capannoni e di 140 solo di uffici fu nel 2013 sempre l'amministrazione comunale, quando il sindaco era Giuliano Pisapia. Lo spazio viene utilizzato dalle produzioni, che lo ritengono comodo sia per la location (non è in centro a Milano e quindi non bisogna pagare area B o C) sia per la posizione a nord del capoluogo lombardo, vicino quindi all'aeroporto di Malpensa. A questo si aggiunge che rispetto ai vecchi spazi in via Pergolesi lo spazio di Cormano ha permesso all'ente di risparmiare 60.000 euro all'anno, quindi un minimo di 1,8 milioni di euro per i prossimi 30 anni. Per comprendere quindi i motivi dell'acquisto dell'immobile, Alberto Dell'Acqua, presidente di Lombardia Film Commission, ha studiato le analisi dell'organismo di vigilanza della fondazione del novembre 2017, un mese prima dell'acquisto, datato 5 dicembre. Nella relazione dell'Odv, è emerso come le motivazioni, alla base della scelta di procedere con l'acquisto di un immobile da destinarsi a nuova sede, fossero riconducibili alla precaria situazione in cui versava la Fondazione con riferimento alle precedenti sedi in cui svolgeva le proprie attività istituzionali ed operative, ovvero Corso San Gottardo 5 e via Pergolesi 8. Il Comune di Milano, infatti, socio insieme con la regione di Lfc, già l' 8 Aprile 2013, aveva manifestato l'esigenza di ritornare in possesso dei locali di sua proprietà siti in Corso San Gottardo da cui però la fondazione sarebbe stata sfrattata nel maggio del 2018. L'altro immobile di Pergolesi, invece, destinato appunto alle produzioni cinematografiche, non poteva ospitare uffici e per di più la locazione annua era di quasi 60.000 euro. A quel punto il consiglio di amministrazione formato da Alberto Di Rubba, ora indagato, e da Erminia "Minni' Ferrara, per il comune, avevano deciso di pubblicare una manifestazione d'interesse sul proprio sito Internet istituzionale l'11 Aprile 2017, per richiedere appunto uno spazio utile per produzione e uffici. E, si legge nella relazione, «il prospetto di raffronto delle spese tra le precedenti sedi e quella attuale, prodotto dalla Fondazione e qui allegato mostra un risparmio di spesa in un'ottica comparata pari a oltre 60.000 euro. Di tale risparmio è inoltre rinvenibile l'evidenza nel conto economico del bilancio della Fondazione, da un confronto della voce "costi per servizi" tra gli anni 2017, 2018 e 2019. Pertanto, da quest'analisi non risultano elementi che possano aver compromesso l'attività istituzionale della Fondazione ed aver ad essa arrecato un danno economico e patrimoniale». Nella relazione viene spiegata anche la congruità del prezzo pagato. E viene usata come fonte la Banca Dati dell'Agenzia delle Entrate (Ade), con riferimento ai valori immobiliari medi di mercato per la categoria "capannoni/laboratori" dell'anno 2017.« La somma dei valori delle due componenti (capannoni + uffici)» si legge ancora «ha portato quindi a determinare un importo complessivo pari a 795.290 euro (658.790 + 136.500), arrotondata dallo stesso perito alla cifra di 800.000, quale stima finale del valore di mercato dell'immobile». Tanto che «il valore finale di mercato stimato dell'immobile, risulta pienamente coerente con i valori di mercato normali rilevati dall'Agenzia delle Entrate nel 2017». Interessante anche la parte relativa al pagamento da parte della fondazione, perché, si legge, «le parti si erano […]accordate affinché la parte cedente svolgesse tutte le opere di manutenzione necessarie per garantire la piena funzionalità dell'immobile secondo le specifiche richieste dalla parte acquirente. Il prezzo di 800.000, come riportato nel contratto preliminare di compravendita immobiliare, era riferito al valore dell'immobile in ottimo stato manutentivo, quindi inclusivo di tutti i costi derivanti dagli indispensabili lavori edilizi e pertanto già comprensivo della valorizzazione delle opere manutentive straordinarie a carico del cedente da effettuarsi prima della consegna». Lo stabile infatti è stato completamente ristrutturato. Sono state tolte anche parti di amianto. E quindi, «non si rilevano pertanto elementi di danno per la Fondazione scaturenti dalla modalità di pagamento posta in essere al momento della compravendita immobiliare».
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