2020-05-07
Figuraccia verde di Sala. Fa crociate per le bici ma elemosina parcheggi
I pendolari prediligono l'auto per la propria sicurezza. Rovinati i piani alla giunta Pd che dipinge ciclabili e chiede posti macchina ai privati.Il problema non sarà far parcheggiare Greta Thunberg ma l'esercito di pendolari in macchina. Quel milione di lavoratori che in tempi normali, ogni giorno, si riversa a Milano per trasformarla nella grande città dal respiro europeo che il sindaco Giuseppe Sala vagheggia. Nella costruzione della favola ci sono anche loro - milanesi della cintura, brianzoli, varesini, comaschi, bergamaschi, bresciani, lecchesi, lodigiani, pavesi - con una percentuale che adesso terrorizza il Comune: di solito sei su dieci arrivano in automobile e con il via libera dopo la Fase 2 saranno otto. Proprio nel momento in cui la giunta annienta i posti auto per moltiplicare le biciclette.Così, in tutta fretta Palazzo Marino ha pubblicato un bando nel quale cerca disperatamente aree pubbliche e private da adibire a parcheggi, da utilizzare temporaneamente come luoghi per la sosta. L'appello è per chi possiede spazi a cielo aperto, meglio se in posizione strategica per la connessione con metropolitane, bus, tram, sharing, biciclette del Comune, finanche marciapiedi. Va bene tutto, basta che siano già asfaltati o almeno pavimentati. L'assessore alla mobilità, Marco Granelli, esperto mondiale di «ciclabilità agile» (quella che prevede solo un pennello e una latta di colore giallo), è chiamato a una corsa contro il tempo per evitare la figuraccia. Travolto dall'aulico eco-afflato nel periodo trascorso sul divano a combattere la guerra dei pennarelli, Sala si è dimenticato di prendere in considerazione due fattori interconnessi e decisivi. In seguito alle regole del distanziamento sociale, i mezzi pubblici possono ospitare il 30% dei passeggeri, diluiti in tempi molto più lunghi. Di conseguenza i pendolari entreranno in città a bordo del mezzo più sicuro, la loro auto. Tutto ciò favorito anche dalla sospensione di Area B e Area C. Risultato scontato: si rischia il collasso del traffico. E al posto dei paradisiaci scenari green da Swinging London si prevede il fetido ingorgo stile Città del Messico. Solo dieci giorni fa il sindaco prediletto da Greta faceva annunciare dall'icona mondiale dell'ecologismo la svolta a due ruote, la Milano da Shimano, la trasformazione di 35 chilometri di strade in un enorme Vigorelli sul quale impiegati e segretarie, notai e webmaster dovranno scattare per vincere la classifica a punti del Giro d'Italia. Il sindaco arcobaleno ha scatenato squadre di addetti per trasformare corso Buenos Aires in una pista ciclabile; ha postato foto trionfali con corsie preferenziali disegnate in giallo per autobus, ciclisti, pedoni oltre i marciapiedi; ha annunciato il liberi tutti sui dehors perché «la prossima estate la città dovrà essere un enorme bar a cielo aperto». Poi ha scoperto che, in attesa di un luglio da Woodstock, mancano i parcheggi. Tutto lo spazio possibile per il fricchettonismo da movida (come la chiusura al traffico di via Lecco, cuore pulsante gay friendly), nessuno per chi lavora. Il risveglio è imbarazzante e mette a nudo una strategia debole fin dall'entusiastica enunciazione. Alla domanda scontata, «dove finiscono le auto di residenti e pendolari?», l'assessore all'urbanistica Pierfrancesco Maran rispondeva come le sorelle Bandiera in una celeberrima canzone: «Più in là». Adesso pubblica bandi e spera che Fiera, Ferrovie dello Stato e catene di supermercati mettano le loro aree a disposizione dell'amministrazione; operazione non gratuita per il contribuente milanese. Le idee geniali si pagano.Un'altra iniziativa tutta da approfondire è la creazione di quattro nuove zone 30 destinate alle biciclette nei grandi controviali di accesso alla città. L'obiettivo è sempre quello di alleggerire il traffico, e per farlo Sala ha deciso che i pendolari dovranno usare le biciclette anche quando arrivano da Bollate, Bresso, Cernusco sul Naviglio. Primi test e primi collassi a luglio sotto il solleone, primi possibili infarti a dicembre nel noto tepore dell'inverno lombardo. La ripartenza sarà a due ruote, l'assessore Granelli non ha dubbi. «I controviali a 30 all'ora fanno parte del pacchetto di interventi per portare a termine entro la fine dell'anno i 35 chilometri di ciclabilità agile». Il Covid-19 è un'occasione per imprimere un'accelerazione verso la Milano car-free che piace a Sala e agli affezionati elettori progressisti del Municipio 1. La strategia avanza non priva di qualche eccesso di schizofrenia applicativa. Per venire incontro alla crisi di bar e ristoranti, il Comune a trazione Pd da una parte promette pedonalizzazioni, dehors, distese di tavolini e dall'altra avalla nel più totale silenzio (come ieri) che gli stessi gestori in civile protesta vengano massacrati di multe dalla Digos. Il sindaco ha capito che la rivoluzione in nome di Greta potrebbe trasformarsi in una Waterloo politica ed è entrato in modalità ecumenica. «Non è questo il momento di dividerci in buoni e cattivi», spiega Sala dopo aver trascorso marzo e aprile ad avvelenare l'aria ad Attilio Fontana. «La via milanese è fatta di collaborazione». Quando fa comodo. Per il resto la via milanese è senza parcheggi.
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