
Persino Blair, faro dei progressisti, scrive che «la transizione ecologica è destinata a fallire» e che le politiche ambientaliste «sono irrazionali»: sacrifici enormi, risultati minimi. E basta con l’accusa di «negazionismo», il nuovo peccato mortale inventato dalla sinistra.
Per anni Tony Blair è stato il modello a cui si è ispirata la sinistra europea. Più di François Hollande, più di José Zapatero, ma anche di Gerhard Schroeder (tralasciando Bill Clinton, che concluse il mandato nel gennaio del 2001), il leader laburista ha incarnato negli ultimi 25 annil sogno di ogni capo progressista. La terza via di Blair era in grado di mettere d’accordo D’Alema e Veltroni, che in vita loro non sono mai andati d’accordo, ma di affascinare anche un tipo come Renzi, il quale nel riformismo dell’ex premier si guardava allo specchio, sognando di avere un giorno lo stesso ruolo internazionale e lo stesso carisma (e soprattutto la stessa fondazione e gli stessi soldi). Insomma, Blair, che ha guidato la Gran Bretagna per dieci anni, dal 1997 al 2007, e che ancora oggi esercita una certa influenza sui laburisti anche se non è più in prima linea, resta un’autorità indiscussa, una delle ultime rimaste a sinistra. E che dice ad un certo punto questo faro progressista in Europa? Che «la transizione ecologica è destinata a fallire». Papale papale, senza giri di parole. Con un testo pubblicato dal suo Tony Blair Institute, ripreso da tutti i quotidiani inglesi, l’ex premier ha definito irrazionali le politiche ambientaliste che immaginano di spegnere le centrali e fermare le auto a combustione termica. Boom. La semplice prefazione di uno studio sconquassa i convincimenti di una sinistra rossoverde pronta a gettare alle ortiche ogni cosa non sia green.
L’ex leader in pratica piccona l’ideologia ambientalista (con cui i compagni hanno sostituito quella comunista), scrivendo che è sbagliato chiedere alla gente «sacrifici finanziari e cambiamenti allo stile di vita quando sanno che il loro impatto sulle emissioni globali è minimo». Per Blair le decisioni che si vogliono imporre ai consumatori, costringendoli a cambiare auto e caldaia, a sostituire serramenti e spendere altri soldi per ottenere una transizione energetica basata sull’eliminazione dei combustibili fossili è «irrazionale». Punto.
L’ex premier ha spiegato che, se anche la Gran Bretagna decarbonizzasse tutta la sua economia, riempiendo di pannelli solari i tetti di case e imprese e piazzando pale eoliche ovunque, anche sulle isole, nonostante sia la sesta economia al mondo la riduzione delle emissioni globali sarebbe pari ad appena il 2 per cento del totale. E dunque quasi ininfluente, visto che per due terzi l’inquinamento che oggi preoccupa gli ambientalisti è responsabilità di Cina, India e Sudest asiatico. In pratica, Blair rompe il fronte della sinistra unita, che masochisticamente ritiene l’Europa e il mondo Occidentale colpevole di ogni male e soprattutto del cambiamento climatico, obbligando i consumatori a fare penitenza e versare l’obolo al nuovo totem green.
La presa di posizione dell’ex leader laburista, come detto, è finita in prima pagina su tutti i giornali britannici, i quali sono appassionati al tema anche perché Keir Starmer, premier laburista che gode sicuramente di minor consenso e popolarità rispetto a Blair, si è impegnato a decarbonizzare la rete elettrica del Paese entro il 2030 e - udite udite - addirittura ad annullare qualsiasi emissione di CO2 entro il 2050. Il che significa che entro 25 anni gli inglesi dovranno sostituire tutte le auto che ancora vanno a benzina e gasolio, spegnere le caldaie che usano combustibili fossili, isolare le loro case come prevede la nuova religione verde.
«I leader politici sanno benissimo che ciò non è possibile», ha scritto Blair, «ma non osano dirlo perché temono di essere accusati di negazionismo», nuovo peccato mortale inventato dalla sinistra. La verità, ha spiegato l’ex premier, è che nei prossimi anni avremo ancora bisogno di gas e petrolio, perché il traffico aereo raddoppierà, i Paesi avranno bisogno di acciaio e cemento per costruire nuove case: una domanda destinata a crescere con ritmi del 50 per cento.
Dunque, mettete da parte i divieti (ma anche il Green deal di Ursula von der Leyen) e puntiamo sull’innovazione tecnologica per catturare l’anidride carbonica: è più utile e fa meno danni.