2022-12-22
Emiliano vuol riunire i porti pugliesi e darli all’amico della Cina
Il governatore punta a costituire un’unica Autorità da far gestire a Ugo Patroni Griffi, avvocato e grande estimatore di Pechino.C’è gran fermento attorno ai porti pugliesi. È, infatti, partito il cantiere per la riforma del sistema portuale nazionale annunciata per il 2023 dal viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi, per far crescere i traffici e migliorare la governance delle authority. E proprio su questo fronte, in Puglia si starebbe studiando l’unificazione in una sola autorità di tutte le strutture. Per capirsi, oggi il porto di Taranto - il più importante per dimensioni, posizione e profondità - è gestito dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, presieduta da Sergio Prete mentre i porti di Bari (il terzo della Regione per dimensione), Brindisi (il secondo), Manfredonia, Barletta, Monopoli e Termoli sono gestiti dall’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale presieduta da Ugo Patroni Griffi (nominato nel 2017 dall’allora ministro Graziano Delrio e confermato dal primo governo Conte).L’obiettivo, rivelano fonti del settore a La Verità, sarebbe dunque quello di fare una sola authority con al timone l’avvocato barese Patroni Griffi.Sullo sfondo della riforma nazionale e delle manovre sulla governance delle autorità portuale, si registrano anche gli ultimi movimenti sul fronte delle piattaforme logistiche. Come quelle che operano sulla cosiddetta Zes, Zona economica speciale, che è interregionale, comprende cioè le aree di Puglia e Basilicata più vicine al porto di Taranto. Nei giorni scorsi il commissario della Zes, Floriana Gallucci, ha presentato un primo bilancio delle attività svolte tra sportello unico digitale e investimenti del Pnrr nel corso di un evento a Taranto cui ha partecipato anche il presidente dell’autorità portuale, Prete. Il quale ha ricordato che è ancora aperta la procedura relativa alla piattaforma logistica che l’Authority ha acquisito dalla società «Taranto logistica» sciogliendo il project financing alla base dell’investimento. Per procedura aperta si intende che è visionabile, sull’albo pretorio dell’Authority, la proposta presentata dalla srl «Progetto internazionale 39 » che rimarrà pubblicata sino al 26 dicembre. Dopodiché partirà, da parte dell’Authority, l’esame di merito se non saranno pervenute altre proposte, oppure, in caso di più proposte, verrà effettuata una comparazione, ha spiegato Prete.Di questa società, che si è fatta avanti per svolgere «attività di movimentazione e stoccaggio di merci e containers, ed attività di ricerca e sviluppo nei settori dell’energia e delle scienze della vita», La Verità aveva scritto lo scorso 27 novembre. Rivelando chi sono i soci della srl che evoca nel nome sia la presenza di investitori stranieri, sia il prefisso telefonico dell’Italia. Dalla banca dati della Camera di commercio spuntano, tra i soci, Gao Shuai con il 33% mentre un 1% è posseduto dall’Associazione per lo sviluppo economico e culturale internazionale (Aseci). Gao Shuai è in Italia da parecchi anni, vive a Milano e si fa chiamare Sergio. È presidente della Aseci, fondatore del Dragon business forum, responsabile di progetti per favorire rapporti tra imprese italiane e cinesi ma, soprattutto, è un delegato del governo di Pechino. Sulla Gazzetta del Mezzogiorno dell’11 settembre 2020 si legge che, come presidente dell’Aseci, aveva dichiarato che i cinesi erano interessati a investire in Basilicata, nei territori della Zes Ionico-metapontina.Qualche mese prima (aprile 2020), sullo stesso giornale, compariva un articolo relativo alle forniture di mascherine e dispositivi di protezione Covid arrivati a Bari e acquistati dalla Regione Puglia dalla Cina, evidenziando il ruolo di «facilitatore» di Shuai con le grandi piattaforme distributive dei materiali sanitari. Bisogna ricordare che sul porto di Taranto i cinesi hanno già messo un piede sempre nel 2020 - ai tempi del governo Conte - con l’insediamento di Ferretti group, il costruttore di barche di lusso controllata dalla società statale cinese Weichai. Mentre il governo Meloni è deciso a fare delle scelte filo occidentali senza alcun azzardo nei confronti di Washington, che ha sempre cercato di compattare i Paesi europei contro l’espansione economica e commerciale di Pechino, la Regione governata da Michele Emiliano sembra continuare a gestire autonomamente il «traffico» lungo la sua Via della seta costruita in questi anni. Come dimostra l’interesse - non respinto - del Dragone per il porto di Taranto e anche per il business dell’eolico dove ha messo gli occhi pure un po’ di Francia, con investitori già pronti a realizzare altri progetti nella regione.Se le indiscrezioni su Patroni Griffi a capo di un’autorità portuale unica dei porti pugliesi fossero confermate, i rapporti con i cinesi cambieranno? Difficile immaginarlo. Almeno a giudicare dalle dichiarazioni pubbliche fatte negli ultimi anni dall’avvocato che, tra l’altro, non è solo presidente di un porto ma è anche console onorario della Svizzera a Bari. Nel marzo 2019, ad esempio, Patroni Griffi scriveva su Facebook di essere convinto che le Zes fossero «il biglietto per i porti meridionali per la Via della seta».A fine maggio sottolineava, in un intervento su un magazine di diritto, la «visione lucida e di lungo periodo della Cina». Qualche mese dopo, a ottobre dello stesso anno, il presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico Meridionale era volato in Cina assieme a Intesa Sanpaolo e ai presidenti delle Autorità di sistema di Napoli e di Taranto e aveva incontrato alcuni investitori cinesi. Tra questi, anche la China communication construction company, braccio operativo del governo di Pechino sulle infrastrutture, già impegnata in Italia nei porti di Trieste e Vado Ligure.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco