2024-05-17
Ecco il verbale di Spinelli dal gip: «Alle Regionali ho finanziato il Pd»
Durante l’interrogatorio di garanzia l’imprenditore ha respinto le accuse di corruzione e ha spiegato di aver aiutato la campagna elettorale del 2015 di Raffaella Paita, candidata dei dem contro Giovanni Toti.La pistola fumante che (per ora) non c’è. Ieri, con in mano un confuso riassunto del verbale (senza le domande di giudice e pm) alcuni cronisti hanno provato a spacciare l’interrogatorio di garanzia dell’ottuagenario imprenditore Aldo Spinelli come la prova che inchiodava il governatore della Liguria Giovanni Toti alle sue presunte responsabilità. In realtà noi che abbiamo letto la trascrizione completa dell’interrogatorio e non ci siamo fidati di quella monca e senza domande possiamo raccontarvi uno show che può essere accostato a una commedia di Gilberto Govi per doppi sensi, equivoci e tentativi, persino divertenti, di negare persino l’evidenza. Come quando Spinelli ha provato a negare la condanna per corruzione elettorale subita a fine anni ’90 quando, in campagna elettorale, da candidato della sinistra, aveva promesso ad alcune famiglie aiuti per far seguire ai figli corsi di lingue e di informatica. Altro che atto d’accusa o confessione.Basti l’incipit a spiegare ai lettori il clima. L’avvocato Andrea Vernazza, celebre a Genova per le sue sbandierate idee politiche (progressiste) e per essere un apprezzato difensore di magistrati, esordisce dicendo che il «commendatore» (Spinelli) ha la glicemia alta. Il suo cliente si ribella: «Ma non vuol dire, io voglio parlare, non me ne frega niente… adesso è scesa a 250 e va bene». Il legale sommessamente osserva: «Io gli ho suggerito di avvalersi, ma non mi sembra su questa strada… speravo che fosse il più contenuta possibile l’udienza di oggi». Spinelli dice di essere pronto a misurarsi la glicemia davanti alle toghe e di non sentirsi del 1940, ma del 1980. Gioco delle parti o impossibilità di addomesticare un vecchio leone? Mistero. L’unica cosa che si capisce è che l’indagato ha inteso negare tutte le accuse, ma proprio tutte. Nonostante la glicemia alta. Lo spettacolo è divertente: «Ma sa signorina…» dice a un certo punto Spinelli, rivolgendosi al gip Paola Faggioni. La toga risponde stizzita: «Guardi, io non mi chiamo signorina, se vuole mi chiami dottoressa perché́ sono un giudice». Il «commendatore» con la quinta elementare l’accontenta prontamente («Signor giudice»). A tratti non è chiaro se ci sia o ci faccia, ma noi propenderemmo per la seconda.Il figlio Roberto ha spiegato di aver più volte pensato di «mettergli un amministratore di sostegno», visto che dopo la morte della moglie sarebbe diventato «impossibile gestirlo». E a proposito di una delle giovani compagnie del papà ha detto che «lui crede che una di queste signore sia miliardaria, ma non lo è». Alla fine nel suo interrogatorio Spinelli nega di aver finanziato Toti in cambio di favori, per altro praticamente mai ottenuti, nega di aver corrotto con soggiorni di lusso (Monte Carlo e Las Vegas) e puntate al casinò il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, a cui anzi avrebbe solo prestato 13.500 euro per il banchetto nuziale della figlia, trovandosi il manager, nonostante il lauto stipendio (15.000-18.000 euro), in difficoltà economiche.L’accusa principale per il governatore è quella di aver sbloccato la concessione del Terminal Rinfuse a Spinelli, pratica a cui sarebbero subito seguiti due bonifici da 40.000 euro complessivi. Ma Spinelli davanti al giudice afferma per ben due volte che per far procedere regolarmente l’iter ha dovuto rivolgersi al socio Gianluigi Aponte, il patron della flotta Msc, il secondo uomo più ricco della Svizzera con 40 miliardi di patrimonio personale, il vero padrone dello scalo genovese. «Guardi, chi ha sistemato le pratiche all’Autorità portuale è Gianluigi Aponte» dice l’imprenditore. «Poi ne parliamo» taglia corto il sostituto procuratore, evidentemente poco interessato alla rivelazione. L’ex presidente del Genoa insiste: «Il comandante Aponte ha chiamato non so chi ed è andato tutto a posto». Un rinnovo della concessione per trent’anni. Anche se Spinelli non ritiene di essere stato trattato con i guanti bianchi: «Io volevo cinquant’anni, perché con 600 euro... 500 che il Terminal Rinfuse fa di utile all’anno, quanti anni ci metto a pagare un terminal? Ci metto cinquant’anni e non ci metto trent’anni. Ho accettato, però, trent’anni». L’indagato, attualmente agli arresti domiciliari, denuncia di aver faticato a ottenere quello che ritiene essere un suo diritto, perché il Rinfuse lo avrebbe rilevato al prezzo di sei milioni con quattro milioni di euro di debiti e con 200 lavoratori sull’orlo del licenziamento: «Abbiamo salvato posti di lavoro, abbiamo fatto tutto quello che l’Autorità portuale ci ha detto di fare, abbiamo asfaltato, risanato tutti i debiti che aveva l’ex concessionario e non mi prorogano la concessione? Io come posso andare avanti?». Ma il pm è più interessato alla domanda «sul pranzo in barca» che Spinelli e Toti «hanno fatto il giorno prima dell’approvazione», quando il governatore avrebbe affermato, scendendo dal natante, «Spinelli ha detto che ci fa il finanziamento». Parole che non sono piaciute all’imprenditore: «Toti è un giornalista, ha continuato a parlare come giornalista […] Questi qua parlano al vento, lui e rimasto giornalista» ha attaccato. Per poi tornare alla questione Aponte: «Guardi, le dimostro che queste cose qui sono tutte chiacchiere perché l’approvazione di questo Terminal Rinfuse è avvenuta adesso, perché si è mosso il mio socio». Incalzato più volte dai magistrati, Spinelli alla fine concede solo di aver fatto i bonifici a Toti come gesto di riconoscenza per l’impegno, per una telefonata che avrebbe speso: «Non ha fatto niente, però, si è mosso. In qualche modo si era mosso» ha sostenuto. Prima di lanciarsi in un interessante parallelismo: «Ha telefonato, ha fatto... beh è il presidente della Regione Liguria, come mi rivolgevo a Burlando (Claudio, ndr) quando avevo dei problemi». Ovvero l’ex governatore ligure in quota Pd, che avrebbe ricevuto finanziamenti da Spinelli con la sua associazione culturale Maestrale. Ma il pm a questo passaggio non reagisce. E passa oltre anche quando Spinelli elenca altri ospiti eccellenti della sua Leila 2: «Io vado a mangiare sulla mia barca tutti giorni, è il mio ristorante. Invitavo tutti i miei amici in barca […] è venuto Garrone, è venuto Mondini, è venuto Schenone, è venuto Burlando». Giudice e pm sono sembrati poco interessati dalle citazioni di altri politici (non indagati). «Sa dottoressa, a un certo momento ho mandato anche dei soldi a Pannella (Marco, ndr), a Bonino (Emma, ndr) che non conosco neanche, mi hanno mandato una bella lettera chiedendomi aiuto e io gliel’ho dato». La questione cade nel vuoto. Durante l’interrogatorio u sciu Aldo cita come destinatari dei suoi aiuti «Pd, Lega, Forza Italia, Bonino» e rivendica: «lo ho fatto la campagna elettorale per la Paita (Raffaella, ndr)», cioè l’avversaria dem di Toti alle Regionali del 2015. Ricordiamo che la Paita è moglie di Luigi Merlo, l’ex presidente dell’Autorità portuale, poi assunto da Aponte come responsabile dei rapporti istituzionali in Italia di Msc, mentre la stessa Paita ha presieduto, dal 2020 al 2022, la commissione Trasporti in Parlamento. Anche in questo caso il pm preferisce tirare innanzi. Per quanto riguarda la presunta corruzione di Signorini a suon di fiches, Spinelli nega di aver pagato le scommesse al tavolo verde del manager, descritto come un vecchietto che, insieme alla trentenne fidanzata Tamara, gioca solo ai dadi e che fa puntate minime, «da 15 euro, 25 euro»: «Tu giochi come uno (operaio, ndr) dell’Italsider, gioca qualche soldo in più» lo avrebbe spronato l’imprenditore. Per poi aggiungere: «L’ultima volta che hanno giocato 500 euro, hanno vinto 1.800 euro ed erano felici […] erano fuori dal mondo. Un uomo che guadagna credo 15-18.000 euro al mese, ne può spendere 500». A proposito della «vita smeralda» che faceva, Spinelli ricorda che ai giocatori come lui i casinò offrono tutto: «A Las Vegas ti pagano l’aereo e anche ristorante. A chi gioca minimo 20-40 ore in una settimana rimborsano tutto. Io le posso dimostrare che a me mi hanno rimborsato due volte». Alle Bahamas persino volo in Concorde e limousine. Il pm sembra conoscere bene questo meccanismo, anche se ha contestato i soggiorni offerti a Signorini come utilità pagate da Spinelli: «Lei lo sa che le fatture venivano addebitate nel suo conto corrente e poi annullate perché lei era il cliente?» domanda l’inquirente. Sottolineatura che non fa scomporre Spinelli: «Io sono un cliente vip, sono stato un cliente vip per 40 anni». In un altro passaggio il magistrato cerca di associare la posizione del governatore (praticamente mai ospite dell’imprenditore) a quella di Signorini: «Volevo sapere se Giovanni Toti, un po’ come Signorini… Signorini è venuto più volte, Toti una volta sola». Spinelli si smarca e racconta di aver pranzato con il politico nel Principato in una sola occasione e «ultimamente», quando Toti «si trovava lì per lavoro con Briatore (Flavio, ndr)»: «È venuto solo a mangiare e poi è andato per conto suo con Briatore, credo, ma non so se è andato all’Hotel de Paris o in un hotel che costava meno. Io l’ho invitato a pranzo all’una al Grill e basta». L’ex presidente assicura di non essere mai entrato al casinò con Toti, né di avergli offerto pernottamenti o giocate. Solo quel pranzo al Grill, che secondo i giornali era affollato di donne, anche se dal verbale apprendiamo che si trattava della moglie di Toti, della governante di Spinelli e della sorella di quest’ultima, neomamma. Praticamente un pranzo di famiglia, nato in modo casuale. «E anche lì non ha pagato nessuno». Ma sempre per la questione del trattamento Vip. Alla fine Spinelli cita pure una serata con Toti a casa di amici comuni con una trentina di invitati. U sciu Aldo, davanti al giudice, parla pure delle sue conquiste e dei regali fatti alla sua giovane compagna sudamericana, una certa Diana, che sarebbe stata fidanzata con un ciclista famoso («ha vinto il Giro di Italia e il Giro di Francia»), e a Tamara, la compagna di Signorini. Leggendo la trascrizione sembra di sentire la voce di Paolo Villaggio mentre veste i panni di Ugo Fantozzi: «Ho fatto un regalo alla mia ragazza, scusi il termine, che era una ragazza colombiana di 24 anni universitaria e sono andato da Cartier. Ci ho detto (a Signorini, ndr): “Paolo, facci un regalo perché è il compleanno della Tamara il 31 e il primo agosto è della Diana, facci un regalo” e mi fa: “Guarda, io non ho i mezzi”. Io sinceramente mi sono sentito... come dire… è un amico, mi sono stati vicino dopo la morte di mia moglie e sono diventati gli unici amici che ho e ho detto: “Vabbé te lo regalo io, stai tranquillo”. Sono andato da Cartier e invece di prenderne uno (bracciale, ndr) ne ho presi due uguali e gliel’ho regalato sia alla Diana e sia alla Tamara». A termine dell’udienza Spinelli, recluso ai domiciliari, ha chiesto di poter ricevere almeno il fratello ottantenne per consentirgli di «andare a giocare a carte a casa sua». Quando u sciu Aldo scopre che l’avvocato non ha ancora presentato l’istanza, sbotta: «Faccia l’istanza per mio fratello, belin». Non sarà come giocare a chemin de fer a Montecarlo, ma è meglio di niente.