2022-05-05
Dybala a un passo dall’Inter agita la finale
Fra una settimana le due squadre si giocheranno la Coppa Italia e filtrano voci sull’accordo fra l’argentino e i nerazzurri. Per Paulo Dybala pronti 6 milioni l’anno però non farà coppia con Lautaro Martinez: Suning vuole monetizzare e il Toro può fruttare una novantina di milioni. C’è un elefante nella stanza. È Paulo Dybala che al mattino viene fotoshoppato con la maglia dell’Inter e al pomeriggio torna magicamente un giocatore della Juventus per decenza. Il fantasista argentino in uscita da Torino è da tempo l’obiettivo numero uno del club nerazzurro, che un mese fa ha recapitato la sua proposta di fidanzamento (6 milioni all’anno più bonus per 4 anni) e ha quasi subito ottenuto il sì del giocatore. Ieri è arrivata la conferma e la fibrillazione è stata così forte da costringere il procuratore Jorge Antun a emettere un comunicato ufficiale: «È concentrato esclusivamente sul finale di stagione, sul campionato e sulla finale di Coppa Italia. Nessun accordo è stato raggiunto con alcuna squadra in Italia e all’estero in questo momento».Non poteva che essere così perché fra Dybala e l’Inter c’è la finale di Coppa Italia Tim (mercoledì 11 maggio a Roma) da vivere sulle opposte barricate, da soffrire e da vincere per salvare la stagione personale e quella mesta del club bianconero. Ironia della sorte, anche ad Appiano Gentile avrebbero lo stesso obiettivo, poiché lo scudetto sembra più indirizzato verso l’altra sponda del Naviglio, con il Milan per niente intenzionato a perdere punti nelle tre abbordabili partite che mancano, contro il Verona (potrebbe bastare anche il pari per via del vantaggio nei derby), l’Atalanta in disarmo e il Sassuolo privo di obiettivi. Lassù in classifica non conta nient’altro in una stagione povera ma bella che ha sancito, dopo 11 anni, il ritorno di Milano al comando dell’Italia pallonara.L’elefante nella stanza ha un ruolo delicatissimo e i tifosi juventini glielo hanno ricordato via social: «Allegri non deve convocare Dybala, non può giocare la finale di coppa». Situazione imbarazzante ma conseguenza del tutto scontata in un calcio schiavo dei parametri zero, ormai l’unico obiettivo delle società italiane - tranne la Juventus delle ricapitalizzazioni a raffica - in tempi di austerity. L’Inter non può fare diversamente, Suning ha imposto per l’estate un’asticella meno alta rispetto allo scorso anno (70 milioni di attivo invece che 100, -10% di costo del lavoro), e Beppe Marotta è pronto a rispettare la consegna. Con una curiosa evidenza: per ingolosire l’argentino a vestire nerazzurro gli è stato detto che farà coppia con il collega di nazionale Lautaro Martinez, ma il giorno del raduno potrebbe non trovarlo. È proprio Lautaro il pezzo pregiato in uscita: per 80-90 milioni può prendere la via di Madrid, sponda Atletico, o di Manchester, sponda United. «I dirigenti comprano e vendono, gli allenatori allenano». Il mantra di Giampiero Boniperti ha sempre ispirato Marotta, così convinto fautore della separazione delle carriere da aver tagliato fuori da ogni decisione Simone Inzaghi. Dopo il flop di Joaquin Correa, fortemente voluto dal tecnico, la legge diventa ferrea. Soprattutto all’Inter l’ingerenza degli allenatori sul mercato negli ultimi anni ha fatto danni notevoli: Radja Nainggolan (colpa di Luciano Spalletti) e Arturo Vidal (lascito impalpabile di Antonio Conte) si sono rivelati investimenti sanguinosi.Per tenere Martinez ci sarebbe una strada alternativa: salutare Vidal (8 milioni di stipendio), Alexis Sanchez (8,5), Matias Vecino (4,5), mettere sul mercato Stefan De Vrij (valore 40 milioni) che piace in Premier League (United e Tottenham) e cedere alle sirene del Bayern Monaco che avrebbe già chiesto una prelazione per Denzel Dumfries e sarebbe pronto a staccare un assegno da 35 milioni. Obiettivi in entrata: un centravanti titolare al posto di nonno Edin Dzeko (ma 40 milioni per Gianluca Scamacca vengono ritenuti una follia), un vice Brozovic (in pole Davide Frattesi del Sassuolo) e il guerriero Gleison Bremer del Torino. Il resto dipenderà dal cilindro magico di Marotta.Con l’arrivo dei nuovi proprietari arabi di Investcorp (il closing è atteso per giugno) il Milan è messo decisamente meglio. Sull’onda dell’entusiasmo per la straordinaria stagione di Stefano Pioli e dei suoi ragazzi - e grazie a un bilancio tendenziale che dovrebbe passare da -90 a -40 milioni - è vietato parlare di cessioni eccellenti. Scontata la partenza di Franck Kessié alla volta di Barcellona, gli altri big resteranno, compreso Alessio Romagnoli. Il perno della squadra sarà Rafael Leao, il cui valore è triplicato in un campionato: oggi per trattare il portoghese bisogna presentarsi a Milano con 75 milioni. City e Arsenal ci proveranno, ma il ragazzo è destinato a rimanere e a crescere ancora, aiutato psicologicamente dal profeta Zlatan Ibrahimovic («Era indolente, l’ho sollevato di peso e lui ha capito»). Sulla permanenza di quest’ultimo i nuovi proprietari contano per ragioni di marketing: rimarrà ancora un anno, una chioccia da 4 milioni come minimo.Paolo Maldini ha tre nomi sul taccuino: il difensore centrale Steven Botman e il centrocampista Renato Sanches, entrambi del Lille (il fondo Elliott è fra i proprietari, gli affari sono più facili), e la punta Divock Origi del Liverpool in arrivo a parametro zero. Più un cadeau degli arabi in entrata per la Champions: Domenico Berardi, Marco Asensio o Jesse Lingard. Sullo sfondo c’è pure Luis Muriel, che sta vivendo un periodo difficile all’Atalanta. Dentro un circo del pallone di nuovo milanocentrico, il micidiale contropiedista colombiano percorrerebbe i 55 km da Bergamo verso la «madunina» anche a piedi.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)