2023-06-02
Dubbi e spaccature sull’Ucraina nella Nato
Giorgia Meloni, Mark Rutte e Ursula von der Leyen (Ansa)
Volodymyr Zelensky spinge: «Ogni Paese che confina con la Russia dovrebbe essere membro a pieno titolo dell’Ue e dell’Alleanza». Ma Olanda e Germania, d’accordo con gli Usa, frenano per non allargare il conflitto. Londra fomenta e Emmanuel Macron cerca di mediare.«L’Ucraina è pronta per essere nella Nato, stiamo aspettando quando la Nato sarà pronta per ospitare l’Ucraina»: Volodymyr Zelensky, in Moldavia per partecipare al summit della Comunità politica europea (Epc), alla presenza di 47 leader, torna a premere per l’ingresso di Kiev nell’Alleanza atlantica. «Penso che le garanzie di sicurezza», aggiunge Zelensky, «siano molto importanti non solo per l’Ucraina, ma per tutti i vicini, a causa della Russia e dell’aggressione in Ucraina e per la potenziale aggressione per quella parte dell’Europa. Ogni Paese che confina con la Russia e che non vuole essere fatto a pezzi dovrebbe essere membro a pieno titolo dell’Ue e della Nato. Noi abbiamo bisogno semplicemente della pace». Zelensky ha fretta: «I dubbi devono svanire. Le decisioni positive per l’Ucraina saranno positive per tutti», avverte il presidente ucraino, In estate a Vilnius, al vertice della Nato, è necessario un chiaro invito per l’Ucraina ad aderire all’Alleanza, proprio come sono necessarie garanzie di sicurezza sul cammino verso l’adesione. Ogni dubbio che viene mostrato dall’Europa è una trincea che la Russia cercherà di occupare».I dubbi di cui parla Zelensky non sono pochi, considerato che far entrare l’Ucraina nella Nato a guerra in corso farebbe scattare l’articolo V del Trattato dell’Alleanza, che obbliga tutti gli alleati a intervenire in caso di attacco contro uno di loro: in sostanza, il conflitto strisciante tra Nato e Russia diventerebbe guerra aperta: «Avremo un summit a Vilnius a luglio», afferma il premier olandese Mark Rutte, a margine del vertice dei ministri degli Esteri della Nato che si è svolto ieri a Oslo, «e l’Ucraina sarà un ospite importante in quel summit. Serve un linguaggio nuovo, ma credo che debba fermarsi prima della piena adesione dell’Ucraina alla Nato. Non è possibile a causa questa orribile aggressione da parte della Russia». Rutte, come di consueto, si allinea alla Germania: «Sull’ingresso dell’Ucraina», sottolinea infatti il ministro tedesco degli Esteri, Annalena Baerbock, a quanto riporta Tagesschau.de, «vale quello che la Nato ha sempre chiarito, una politica delle porte aperte. Allo stesso tempo, è anche chiaro che non possiamo parlare di una nuova adesione nel mezzo di una guerra».Spaccature profonde, quelle nella Nato, sull’adesione di Kiev, che stavolta emergono anche nelle dichiarazioni pubbliche, il che vuol dire che hanno superato il livello di guardia: abbiamo imparato a capire, in questi 15 mesi di guerra, che il meccanismo informativo occidentale è pronto a crocifiggere qualsiasi tentennamento rispetto ai desiderata di Zelensky. Se stavolta Rutte e la Baerbock, quest’ultima super allineata da sempre a Washington, esprimono perplessità, è proprio perché gli stessi Stati Uniti sembrano frenare sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. In conferenza stampa, il segretario di Stato americano Antony Blinken non risponde in maniera diretta alle domande sull’adesione dell’Ucraina al Patto atlantico: «La priorità degli Stati Uniti», spiega Blinken, «è rafforzare l’Ucraina in modo che quando l’aggressione sarà finita, gli ucraini saranno in grado di scoraggiare attacchi e, se necessario, difendersi». A margine del vertice Blinken incontra i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito, Catherine Colonna, Annalena Baerbock e James Cleverly, e discute con loro della questione. Parigi cerca di mantenere una linea dialogante, con Emmanuel Macron che ha chiarito come processare Putin non è possibile se si deve trattare con lui: «La Francia è stata sempre disponibile a parlare con tutti. A più riprese ho avuto anche io l’occasione di parlare con il presidente Putin. Se l’occasione si presenta, se ci sono dei temi che lo richiedono o delle aperture che lo permettono e lo giustificano, io lo farò senza alcuna esitazione», ha affermato. La Gran Bretagna, invece, continua a recitare la parte del poliziotto cattivo, giustificando anche gli attacchi ucraini sul suolo russo, Mosca compresa: «L’Ucraina», ha detto Cleverly a Sky News Uk, «ha il legittimo diritto di difendersi dalla Russia anche oltre i suoi confini. Gli alleati occidentali devono riconoscere all’Ucraina il diritto legittimo di proiettare la propria forza fuori dai propri confini», ha precisato Cleverly, «colpendo obiettivi militari per minare la capacità della Russia di attaccare». E il premier britannico Rishi Sunak ha rincarato: «Il posto giusto di Kiev è nella Nato».Non sosteniamo gli attacchi a Mosca», ha precisato invece Blinken, «ci siamo concentrati sul fornire a Kiev le attrezzature e l’addestramento per riconquistare il proprio territorio sovrano». Parole che alimentano confusione e disorientamento: «La porta della Nato per l’Ucraina resta aperta», garantisce il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, «anche se i tempi non sono chiari perché non sappiamo quando la guerra finirà. Abbiamo avuto delle conversazioni costruttive in vista del summit della Nato a Vilnius. Adotteremo decisioni per rafforzare la nostra difesa e deterrenza concordata nel nuovo nostro impegno», aggiunge Stoltenberg, «con il 2% del Pil per la Difesa come obiettivo minimo». L’unica cosa certa, quindi, è che dovremo rassegnarci all’idea di un aumento continuo delle spese militari: del resto con la pace non produce profitti, la guerra sì.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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