2021-05-27
Sette mesi per ultimare le fusioni bancarie
Con il Sostegni bis il governo cambia i tempi per le scalate amichevoli. Quelle ostili vanno concluse a dicembre per beneficiare dei crediti d'imposta. Telefonata Orcel-Franco. Unipolsai sgomita per fare il terzo polo. Banco Bpm sempre più verso Unicredit.Sette mesi. È il tempo concesso dal governo Draghi alle banche per avviare il cantiere delle fusioni. E il conto alla rovescia è già cominciato. Il decreto Sostegni bis modifica infatti l'art. 1, comma 233 della legge di bilancio stabilendo che per beneficiare del credito d'imposta per imposte differite (Dta) in caso di fusione non è più necessario che entro il 31 dicembre 2021 il progetto di fusione sia approvato dalle assemblee delle società partecipanti, essendo sufficiente la sola approvazione da parte dei consigli di amministrazione. La norma quindi consente, per le operazioni amichevoli, di allungare di qualche mese i tempi, visto che le formalità successive all'approvazione del progetto in cda - assemblee incluse - possono essere rinviate al 2022. Non cambiano invece le regole per le operazioni non amichevoli alle quali resta applicabile il comma 238 dell'art. 1 della legge di bilancio (non toccato dal Sostegni bis), che stabilisce due requisiti perché la società risultante dalla fusione possa beneficiare del credito d'imposta da Dta: l'acquisto del controllo di una banca sull'altra entro il 31 dicembre 2021 e l'efficacia giuridica della fusione entro un anno dalla data di acquisizione del controllo. In caso di offerta pubblica, l'acquisizione del controllo si verifica con la chiusura dell'offerta: in operazioni comparabili (come Intesa-Ubi), tra l'annuncio dell'offerta e la chiusura della stessa sono intercorsi circa sei mesi. Pertanto, chi abbia l'intenzione di farsi avanti per acquisire il controllo di una banca e poi procedere alla fusione deve fare in fretta perché mancano solo sette mesi alla scadenza del termine entro il quale l'eventuale offerta deve essere chiusa per non perdere il vantaggio fiscale legato alle Dta. In generale, la strategia del Mef sembra finalizzata ad arrivare a far deliberare le operazioni di fusione nella prima metà del 2022 per chiuderle entro l'anno.Ad aprire le danze non è però una banca ma una compagnia assicurativa, ovvero il gruppo Unipolsai guidato da Carlo Cimbri, che ha comprato per 75 milioni il 4% della Popolare di Sondrio (partner industriale dal 2010 nel comparto della bancassicurazione Danni e Vita) ed è salita al 6,9% del capitale, pronta a raggiungere il 9,5%. «Ci conosce e quindi la decisione di un investimento nella banca è un segnale di fiducia sulla bontà della Popolare di Sondrio», ha commentato ieri il consigliere delegato del gruppo valtellinese, Mario Pedranzini, sottolineando che si è trattato di «una decisione autonomia di Unipolsai di cui i vertici della banca non sono stati preventivamente informati. Di certo, la mossa rende più probabile una alleanza tra la Sondrio trasformata in spa e Bper (le due banche collaborano a stretto contatto da tempo e sono entrambi partner di Arca Sgr) con un'operazione che farebbe diventare Unipol l'azionista di riferimento del terzo gruppo bancario italiano. Gli operatori di Borsa scommettono su un effetto domino sul Banco Bpm che, con Bper impegnata su Sondrio, diventerebbe il principale candidato a un'aggregazione con Unicredit. Proprio l'ad dell'istituto di piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, avrebbe sentito nei giorni scorsi al telefono il ministro del Tesoro, Daniele Franco, per confrontarsi proprio sul tema delle Dta. Nel corso della chiamata, il banchiere avrebbe discusso dell'ipotesi di far salire il limite degli attivi al 3%. Percentuale rimasta invece al 2%. La norma inserita nel Sostegni bis costituisce comunque uno stimolo per Orcel a muoversi subito, nel caso volesse puntare sul Banco Bpm. Sullo scacchiere, andranno poi monitorate anche le eventuali contromosse dei francesi del Crédit Agricole dopo l'Opa promossa sul Credito Valtellinese. Resta inoltre da capire quale sarà il destino di due «cenerentole» storiche del sistema: il Monte dei Paschi e Carige. Nel caso della banca senese, ancora controllata dallo Stato, entro fine luglio verranno rese pubbliche le valutazioni degli stress test messi a punto dall'Eba. La tenuta degli istituti di credito europei (in Italia, Unicredit, Intesa, Banco Bpm e appunto il Monte) sarà misurata rispetto a Pil, occupazione, prezzi delle case, livello dei consumi. Lo scorso 6 maggio l'istituto di Rocca Salimbeni ha ridotto a 1 miliardo le previsioni di deficit di capitale al 31 marzo 2022 ma al momento le stime di rafforzamento patrimoniale per 2,5 miliardi non sono state riviste, in attesa di conoscere appunto gli esiti degli stress test di luglio. E nel frattempo Mps è stata anche spostata dalla grey list alla black list della Consob e ogni mese dovrà fornire al Garante della Borsa gli aggiornamenti sulla situazione di capitale e sulle misure - rafforzamento patrimoniale o aggregazione - a cui sta lavorando per mettersi in sicurezza. Chi dovrà aprire il portafoglio? Il Tesoro o altre banche che si spartiranno il Monte in un eventuale spezzatino? E quale ruolo potrebbe avere nel riassetto generale la genovese Carige di cui il Fondo interbancario detiene ancora l'82% del capitale? Nei prossimi sette mesi forse avremo qualche risposta.