2022-07-06
Dopo la Regione, anche la Cei umbra monta sul carrozzone del gay pride
L’arcivescovo di Spoleto dà udienza in pompa magna al capo dell’associazione che organizza le sfilate Lgbt. Il leghista Simone Pillon protesta, salvo essere ricevuto pure lui. Un ecumenismo di facciata che non lascia tranquilli.Il gay pride ha il suo vescovo. Prima o poi doveva succedere, ma è sorprendente che ad essersi autoincoronato di fatto prelato della comunità Lgbtq sia il presidente della Cei umbra, Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto, che non più tardi di un anno fa dal pulpito aveva criticato aspramente il Ddl Zan, additandolo come liberticida. «Finché non ci si conosce si ha paura, per questo dialogare è importante, anche se non vuol dire negare le differenze»; con queste parole Boccardo ha aperto le porte della Chiesa umbra a Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos, una delle associazioni più impegnare nell’organizzare le sfilate arcobaleno in Umbria. Un incontro inatteso, un segnale politico di prim’ordine.Il gesto è inedito e arriva al culmine del mese di manifestazioni gender in tutta Italia, nelle quali non si sono lesinate macchiettizzazioni della Chiesa cattolica, con esibizioni di madonne a seno scoperto portate a spalla da machos incappucciati, Gesù travestiti da drag queen, il fantoccio di papa Francesco mentre benedice il village people e altre prese in giro, tra provocazione e blasfemia, della simbologia religiosa. Il «porgi l’altra guancia» è clamoroso e - sempre che non si tratti di un’estemporanea e non concordata iniziativa personale - va molto oltre l’apertura del pontefice nei confronti del mondo omosessuale, concretizzata con l’inequivocabile frase pronunciata due mesi fa: «La Chiesa è madre e convoca insieme tutti i suoi figli. La Chiesa non rifiuta nessuno perché se lo facesse non sarebbe una Santa Madre ma una setta».Papa Francesco si è sempre riferito alla comunità omosessuale con la sua problematica sobrietà, non all’esibizione carnevalesca del gay pride, che spesso diventa palcoscenico per denigrare la religione stessa. Boccardo invece ha fatto un passo avanti (o una fuga in avanti) legittimando ex post il circo multicolore in un’udienza ufficiale e sostenendo che «l’accoglienza e il rispetto della Chiesa c’è nei confronti di tutte le persone a prescindere dalle loro scelte». Evidentemente anche quella di esibirsi in tanga, con effusioni plateali e circondati da falli finti davanti ai bambini. Il vescovo e Bucaioni si sono ripromessi «di rimanere in contatto», come scrive Umbria24 e hanno condiviso «la preoccupazione per l’educazione delle nuove generazioni». Con tutto ciò che questa frase voglia dire, visto che l’introduzione della filosofia transgender nelle scuole trova nella comunità sacerdotale un’opposizione sostanziale e preoccupata.L’avvicinamento fra Cei umbra e gay pride è maturato nei giorni del patrocinio della manifestazione di Perugia da parte della Regione a guida leghista. La governatrice Donatella Tesei l’ha concesso attirandosi le critiche del senatore Simone Pillon, responsabile regionale delle politiche famigliari del suo stesso partito, guida dell’ala tradizionale, baluardo della famiglia e da sempre in prima linea contro gli eccessi e le surrettizie invasioni di campo delle vestali dell’ideologia transgender. Dalle pagine del settimanale delle diocesi umbre La Voce era partito un attacco frontale nei confronti del senatore: «Non ci rappresenta» era l’anatema, «perché portavoce di aree oltranziste del centrodestra».Al termine della querelle, l’arcivescovo ha dato udienza anche a Pillon (delizioso ecumenismo da sacrestia) che lo ha rassicurato «circa le fuorvianti ricostruzioni giornalistiche degli ultimi giorni. Sono anch’io persuaso che la Chiesa debba essere rappresentata dal Santo Padre, dai vescovi e dai sacerdoti, e non può essere la politica a rappresentare la comunità ecclesiale. Spetta invece alla politica portare avanti idee e valori sociali nel naturale confronto dialettico fra le varie posizioni». Ha continuato Pillon: «Ho manifestato a monsignor Boccardo la preoccupazione della Lega, peraltro anche da lui condivisa, circa l’indottrinamento gender che viene somministrato da alcune organizzazioni ai bambini, nelle scuole o fuori di esse, senza che i genitori ne siano informati. Abbiamo condiviso anche la più ferma condanna per l’utero in affitto».La dialettica è ampia e i primi passi della Conferenza episcopale come interlocutore attivo del mondo arcobaleno rischiano di essere sdrucciolevoli. I temi spigolosi sono tanti. Alcuni sostanziali: teoria genderfluid nel processo educativo, richiesta sempre più pressante di adesione alla maternità surrogata (su questo argomento il Papa è fermamente contrario), eterno problema latente dell’omosessualità dei sacerdoti che talvolta degenera nella pedofilia. Altri temi sono sgradevolmente da avanspettacolo come la blasfemia esibita nei gay pride. A conferma della pressione, durante l’incontro con l’arcivescovo Boccardo il presidente di Omphalos, Bucaioni, ha subito mostrato i muscoli, chiedendo (indebite) scuse da parte della Chiesa per presunti attacchi all’universo arcobaleno. Il contrario non esiste, trattasi solo di folclore.