2022-06-04
Difesa, asse anti Macron fra Roma e Berlino
Sottomarino Thyssen Krupp classe 212A. Nel riquadro Alessandro Profumo (Tkms-Ansa)
La tedesca Rheinmetall vuole comprare il 49% di Oto Melara, controllata di Leonardo, già nel mirino di Parigi. E Fincantieri guarda ai sottomarini di Thyssenkrupp. L’alleanza può mettere un freno all’Eliseo e cambiare gli equilibri nell’Unione.I tedeschi di Rheinmetall, colosso amministrato da Armin Papperger e celebre soprattutto per gli autoveicoli militari, hanno inviato ad Alessandro Profumo una lettera per l’acquisto del 49% di Oto Melara. L’azienda che è stata pomo della discordia tra Leonardo e l’ex numero uno di Fincantieri, Giuseppe Bono. La proposta non è vincolante, mette sul piatto tra i 190 e i 210 milioni e mira a una partnership di lungo periodo. Dal punto di vista dell’integrazione e dell’indipendenza. Come si legge nella lettera in possesso da La Verità, il gruppo tedesco punta a porre al più presto Oto Melara sulle piattaforme ingegneristiche tedesche, ma al tempo stesso vuole lasciarla operare in autonomia perseguendo altre partite ed entrando in progetti trasversali. Inutile dire che dal punto di vista strategico l’obiettivo sia quello di entrare nel grande progetto del carro europeo. Ancora più diretta è un’altra lettera spedita il 31 maggio ai ministri Lorenzo Guerini, Giancarlo Giorgetti e Daniele Franco. «Nella nostra visione», scrive Papperger, «il partenariato in questione porterà alla creazione di un centro di eccellenza nazionale nel settore terrestre, guidato e gestito dalla stessa Oto Melara che dovrà da subito focalizzarsi sul programma per il nuovo carro leggero (Infantry Fighting Vehicle) e sul futuro carro Ue (European Main Battle Tank)», si legge nella lettera. «Nell’ambito di una costruttiva interazione con le istituzioni nazionali e con una totale apertura al coinvolgimento di ulteriori soggetti industriali interessati, credo fermamente», conclude Papperger, «che la proposta di investimento di Rheinmetall per Oto Melara sarà foriera di un rilevantissimo incremento delle nostre rispettive capacità tecnologiche, risultato in grado di elevare ulteriormente i rapporti strategici in essere tra Italia e Germania». Il messaggio è chiaro e diretto a Fincantieri. Non abbiamo elementi per dire che la lettera sia stata condivisa in precedenza con i ministri, ma è certamente simbolo di una importante svolta strategica. L’offerta per Oto Melara non va intesa come un episodio, ma un tassello per la creazione dell’asse italo-tedesco. Certamente il ministro della Difesa ne è consapevole e le parole di Mario Draghi pronunciate all’ultimo Consiglio Ue puntavano proprio il dito sulla reciprocità degli investimenti militari. In chiaro Draghi citava gli Usa ma puntava il dito sulla Francia che mira a far crescere la Difesa comune ma a spese altrui. Profumo fino a poco tempo fa metteva in cima alla classifica degli acquirenti Knds, il gruppo nato nel 2015 dall’unione della francese Nexter e della tedesca Krauss Maffei Wegmann. Tra gli azionisti c’è lo Stato francese che su questi temi persegue le medesime dinamiche. Cannibalizzare l’industria altrui. Il messaggio arrivato in occasione dell’assemblea di riconferma di Profumo è abbastanza chiaro. Anche se l’offerta tedesca si dimostrerà inferiore, si valuta la strategia. E nella strategia è destinata a entrare Fincantieri. Da due punti di vista.Il primo riguarda Oto Melara. Il gruppo guidato ora da Pierroberto Folgiero sembra disposto a fare sinergie. Potrebbe acquisire il 51% di Oto Melara oppure subentrare in Wass, l’altra azienda di cannoni che Leonardo ha messo in vendita. Non a caso, in entrambe le lettere, Rheinmetall si dice disposta ad avviare una trattativa e definire congiuntamente un possibile piano industriale. Anche questa proposta non arriva a freddo. Dietro, a quanto risulta alla Verità, c’è più di una interlocuzione politica. Da un lato i tedeschi entrano in Italia e dall’altro Fincantieri si troverebbe ad acquisire il 51% dei cantieri Tkms, Thyssenkrupp marine systems. La proprietà da tempo mira alla vendita. Berlino non desidera l’ingresso dei concorrenti francesi, mentre vedrebbe di buon occhio l’arrivo di Fincantieri in partnership proprio con Rheinmetall. Per noi sarebbe l’occasione di ripartire dalla sberla ricevuta a Saint-Nazaire, quando Emmanuel Macron si rimangiò la parola e si riprese i cantieri Stx. Sarebbe l’occasione di porre le basi per una superiorità nel comparto dei sommergibili, ma anche delle future fregate europee. Il mandato a Profumo da questo punto di vista sembra adesso chiaro. Senza dimenticare che alla presidenza di Fincantieri è arrivato il generale Claudio Graziano direttamente dal Comitato militare dell’Ue e nessuno più di lui conosce le varie cancellerie. Certo, l’operazione nel suo complesso è solo all’inizio. E i francesi schiereranno le armi pesanti e tutto il sostegno dei politici italiani che si fregiano della Legion d’onore o che ambiscono a riceverla. Se l’operazione andasse in porto potremmo assistere a un importante cambio di passo. E, finalmente, a un contenimento francese. Le premesse ci sono. Lo scorso anno Thyssenkrupp ha ceduto Acciaierie speciali Terni all’italiana Arvedi. In quel caso a mediare per l’operazione fu proprio il governo. I tedeschi volevano uscire, Roma non voleva l’ingresso cinese e si è trovato un interessante punto di caduta.Anche nelle missioni all’estero, da che a guidare la Difesa c’è Lorenzo Guerini, i rapporti con Berlino hanno fatto un salto di livello. Certo, nel Sahel con l’avanzata russa le cose sono peggiorate e l’avvio della Difesa Ue comporterà comunque l’amputazione di qualche pezzo di industria nostrana, ma un’asse italo-tedesco ci tutelerebbe molto di più.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.