
La Regione nel caos spacca i giallorossi. Il M5s tuona: «È al collasso». Ma i 21 criteri sono un dogma. Il ministro per gli Affari regionali: «De Luca stringi e ti sosteniamo».Scontro tra ministri sulla Campania: la collocazione della Regione in zona gialla o rossa manda in frantumi la maggioranza giallorossa. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dopo la pubblicazione sui social di un video che ritrae un paziente morto nel bagno del pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli, va all'attacco: «In Campania le strutture sanitarie sono al collasso», dice Di Maio in diretta Facebook, «il momento di agire, è finito il tempo delle chiacchiere. Io rispetto le Regioni e i Comuni, ma quando sentiamo minimizzare, quando vediamo che la situazione è fuori controllo lo Stato centrale deve agire e lo faremo come sempre fatto. La sanità è in difficoltà in tutto il Centrosud, lo era anche prima del Covid», aggiunge Di Maio, «ma se adesso i pronto soccorso non stanno funzionando, se le persone muoiono in ambulanza perché non sanno in quali ospedali portarli, allora l'esercito e la Protezione civile devono andare in rinforzo ai medici e agli infermieri campani, ormai allo stremo. Il ministro Speranza ha tutta la mia fiducia», aggiunge Di Maio, «ma se vedo file di 30 persone fuori dagli ospedali e gente morire nei pronto soccorso allora si devono dichiarare le zone rosse dove gli ospedali sono fuori controllo. Le immagini terribili che arrivano dalla Campania spero possano servire a cambiare passo, ad applicare quelle misure adottate in altre parti d'Italia che hanno frenato la corsa del virus», conclude il ministro, «inducendo ad adottare decisioni giuste per quel territorio».Il riferimento a Roberto Speranza da parte di Di Maio è tutt'altro che casuale: il ministro della Salute, infatti, non sembra disposto a cedere. Il motivo? Dichiarare la Campania zona rossa farebbe saltare il meccanismo dei 21 parametri utilizzati per stabilire in quale fascia collocare ogni regione italiana. I numeri, infatti, non sono da zona rossa. Non solo, ieri i ricoveri sono addirittura calati di oltre 100 unità (1.944, ovvero 133 in meno rispetto alle 24 ore precedenti). «La Campania», dice a Porta a porta il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, «ha una zona più sofferente, quella dell'area metropolitana di Napoli, e una pressione media negli altri territori, ma i numeri dicono che è da area gialla». Ci vorrebbe una sorta di provvedimento ad hoc, motivato dalla situazione critica che si registra negli ospedali napoletani.È tutto qui, il giallo della Campania gialla, che giallo non è: si tratta solo e soltanto di una falla che si è creata nel meccanismo ideato dal governo per collocare le regioni nelle varie fasce di rischio. Dati taroccati dalla Regione? I controlli dei carabinieri dei Nas e degli ispettori del ministero della Salute sui numeri inviati a Roma della Campania non sono ancora terminati, ma le immagini, le testimonianze dei parenti delle vittime non possono essere trascurati. Ieri, a Tagadà, su La 7, due donne hanno raccontato le circostanze drammatiche della morte del padre, 79 anni, diabetico, cardiopatico, affetto da Covid. Inutile la chiamata al 118, che risponde alle donne di tenere l'anziano a casa. Il saturimetro, lo strumento che segnala il livello di ossigenazione del sangue, scende, impietoso, fino a sotto il 70 (sotto i 90 si è già ad altissimo rischio). Continuano a chiamare il 118, la risposta è sempre la stessa: «Tenetelo a casa, tanto in ospedale non c'è posto, e aumentate l'ossigeno». Passano circa 20 giorni, le figlie chiamano un'ambulanza privata e portano il babbo al Cardarelli, dove lo ricoverano immediatamente. Dopo 24 ore muore. Un caso tra centinaia, tutti uguali, tutti drammatici. Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, parla di «sciacallaggio mediatico» e con una mossa a sorpresa annuncia di avere dato mandato ai suoi legali per procedere nei confronti di Walter Ricciardi, il superconsulente di Roberto Speranza. Un cortocircuito tutto interno ai giallorossi dalle conseguenze difficili da prevedere. Inutile, almeno per il momento, la mano tesa del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, che ieri in serata aveva lanciato una proposta per alzare le difese sul territorio senza far perdere la faccia al governo: «De Luca se vuoi adottare misure più rigorose ti sosteniamo così come abbiamo fatto in Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia con l'intesa data dal ministro della Salute».
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






