2021-02-11
De Magistris ripesca l’imputato Lucano e il writer anti odio che odia Israele
Il sindaco di Napoli schiererà in Calabria l'ex eroe di Riace sotto processo. E il suo Comune ha reclutato l'artista insultatore.Un posticino comodo, alla fine, lo trovano sempre. Non importa quali e quante figuracce abbiano accumulato; non conta quali e quanti fallimenti si lascino dietro le spalle. Basta che dichiarino di essere «dalla parte giuste»: perché a sinistra si perdona tutto, anche l'imperdonabile. Dunque squillino le trombe per il grande ritorno di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, che ha appena annunciato la sua candidatura alle Regionali in Calabria a sostegno di Luigi De Magistris. Che cosa vuoi di più dalla vita? Un imputato. «Luigi potrebbe ricostruire la sinistra frammentata in troppi rivoli e personalismi. Il suo arrivo ha acceso un fuoco di speranza», dice Mimmo l'eroe dell'accoglienza. E non è difficile immaginare quali saranno i temi della sua campagna in vista del voto di aprile. Si presenterà come il martire delle frontiere aperte, ingiustamente perseguitato per il suo splendido lavoro con i migranti. In effetti, i giornali di sinistra già da tempo hanno assolto Lucano, facendo passare l'idea che sia stato trascinato nel pantano da nemici politici invidiosi del suo successo. Il fatto è che l'ex sindaco non è stato assolto: sta ancora affrontando (assistito da Giuliano Pisapia e altri) il processo di primo grado Locri e deve rispondere di varie accuse tra cui quella di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Come abbiamo sempre scritto, però, il caro Mimmo è discutibile a prescindere dai procedimenti giudiziari, dalle fatture mancanti, dalle spese non rendicontate, dai finti matrimoni che tentò di organizzare per far ottenere la cittadinanza a una clandestina, dalle intercettazioni in cui dava dello «scemo» a un uomo con problemi psichici. E persino a prescindere dalle messe in scena che organizzò a beneficio di osservatori e giornalisti (un giorno spedì alcuni profughi a fingere di lavorare in un laboratorio di pasticceria per far credere che quell'attività fosse operativa e redditizia). Per anni celebrato a livello internazionale come l'unico uomo in grado di gestire l'immigrazione di massa, Lucano a Riace creò un sistema interamente basato sul denaro pubblico. Il suo modello di accoglienza si basava su robuste iniezioni di fondi statali, non era assolutamente in grado di sostenersi da solo, e non appena la manna dal cielo è venuta meno, tutto è crollato. De Magistris, dunque, non sta semplicemente prendendosi in squadra un imputato: sta facendosi carico del simbolo dell'accoglienza fatta a spese degli italiani. Però funziona così: se tieni alta la bandierina rossiccia (per ideologia o convenienza poco importa), i processi pendenti non contano, i disastri prodotti passano in secondo piano. Lo dimostra un'altra edificante vicenda, che riguarda la città oggi amministrata da De Magistris. Mesi fa, il Comune di Napoli, tramite l'assessorato alla Creatività urbana ha rispolverato un altro piccolo eroe del progressismo d'accatto: il writer chiamato Cibo, all'anagrafe Pier Paolo Spinazzè. Il sedicente artista è stato chiamato a realizzare una serie di opere in varie parti della città. Per prima cosa, Cibo ha ridipinto il tram 1 di Napoli, poi si è concentrato su «altre superfici cittadine». I giornali napoletani hanno parlato di una «campagna anti odio», e hanno fatto sapere che «l'artista si confronterà con il Tavolo della Creatività urbana del Comune di Napoli e l'assessore al ramo Luigi Felaco». Forse i lettori della Verità ricorderanno chi è davvero questo Cibo. Spinazzè, veronese classe 1982, è diventato famoso grazie a un articolo di Repubblica e ad alcuni servizi Rai che lo presentavano come l'artista armato di bomboletta che «ripulisce i muri della città e della provincia da svastiche, croci celtiche e messaggi di odio». Solo che il nemico dell'odio e dei fascisti, come il nostro giornale ha svelato tempo fa, un po' di odio ha contribuito a spargerlo a sua volta. Cibo, infatti, è andato avanti per anni a pubblicare su Facebook post piuttosto violenti. Il 24 aprile 2018, ad esempio, commentò la richiesta fatta all'Anpi dalla brigata ebraica di Roma di escludere i palestinesi dal corteo del 25 aprile. Ecco cosa scrisse: «Il mulo dice alla vacca ti puzza il culo. Stato ebraico sieg heil». In altri post definì Israele «culo polveroso del mondo». La lista degli insulti potrebbe continuare a lungo, ma un post in particolare ci pare rilevante. Risale al 16 settembre 2016. Tre giorni prima, travolta dalla vergogna per un video hard diffuso sul Web, si era suicidata la ragazza napoletana Tiziana Cantone. Cibo scrisse: «Ma la finiamo con sta storia della violenza su internet? Se sei un perdente e ti suicidi sono forse cazzi miei? Se invii video porno ad amiche di merda, è un problema mio? Se non sei capace di reagire e ti deprimi, devo forse farmi carico io della tua inadeguatezza alla vita?». Quando la Verità lo ha smascherato, Cibo ha finto di pentirsi. Ha fatto sparire tutti i vecchi post e ha dichiarato di essere dispiaciuto. Nel frattempo, tuttavia, ci inviava messaggi minacciosi. Se Spinazzè fosse stato «di destra», l'avrebbero linciato. Invece l'ha passata liscia, ed è stato pure accolto con tutti gli onori a Napoli. Proprio la città di Tiziana Cantone. Sulla triste vicenda di questa ragazza da qualche giorno s'indaga addirittura per omicidio. Cibo non si fece scrupoli a pubblicare bestialità (non opinioni: insulti) su di lei a pochi giorni dalla sua morte, eppure alle istituzioni napoletane sembra non importare. Quel che conta è che il writer abbia assunto la posa dell'antifascista di professione: tanto basta perché il passato, con il suo carico di odio e di insulti, sia cancellato. In Italia funziona così.
Jose Mourinho (Getty Images)