2020-02-25
Gli uomini di Davigo si ribellano a Davigo
Piercamillo Davigo (Ansa)
Il 4 e 5 marzo prossimi plenum del Csm per la nomina del procuratore a Roma, una poltrona che vale più di un ministero. Favorito Michele Prestipino, ma la corrente dell'ex di Mani pulite dà evidenti segni di frattura.La battaglia finale per la conquista della Procura di Roma vede favorito l'attuale procuratore facente funzioni Michele Prestipino, il quale può contare sul sostegno del cartello di sinistra di Area e su quello del fondatore della corrente Autonomia e indipendenza, Piercamillo Davigo. Un'alleanza progressisti-conservatori che i bookmakers danno vincente, ma che per diversi motivi potrebbe scricchiolare proprio sul più bello, al prossimo plenum, convocato per il 4 e 5 marzo, quando verrà presa la decisione. Infatti la mancanza di titoli di Prestipino, che non ha mai diretto un ufficio inquirente (è diventato facente funzioni solo dopo la scadenza del bando), potrebbe aprire la strada ai ricorsi degli altri candidati, ma soprattutto spaccare Autonomia e indipendenza, come è già successo di recente. ogati a parte, pare contare al momento anche su un numero di laici leggermente superiore a quello di Francesco Lo Voi, attuale procuratore di Palermo, e di Giuseppe Creazzo, a capo degli inquirenti di Firenze.Il nome di Prestipino è uscito dal cilindro dopo l'esplosione del caso Csm. Prima che l'inchiesta sul presunto mercato delle toghe bruciasse il favorito Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, affondato non dai suoi errori, ma dal sostegno del pm inquisito Luca Palamara e dei parlamentari Cosimo Ferri e Luca Lotti (imputato a Roma per Consip), che nottetempo organizzavano la sua elezione. Se Viola era un candidato del Giglio magico a sua insaputa, la nomination di Prestipino, procuratore aggiunto della Capitale, nasce in antitesi a quel disegno, e in nome della continuità con la precedente gestione della Procura di Roma. La stessa che in passato non si sarebbe particolarmente accanita con il Giglio magico, come sostenuto nella recente ordinanza del gip Gaspare Sturzo, secondo cui le indagini su Tiziano Renzi & c. sarebbero state blande e mal fatte.L'outsider della competizione (che si deciderà con una prima votazione a tre e successivo ballottaggio) è Creazzo, campione della corrente centrista di Unicost (che può contare su tre consiglieri): lui sì, è considerato l'arcinemico dei renziani che hanno provato a cacciarlo dalla Procura di Firenze dopo l'arresto dei genitori del fu Rottamatore.Lo Voi è espressione della corrente conservatrice di Magistratura indipendente (altri 3 voti), ma a maggio, prima che esplodesse lo scandalo Csm, venne sostenuto da Area che lo considerava il naturale erede di Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma. Ma oggi le toghe rosse sembrano aver cambiato cavallo e per portare un loro candidato a Piazzale Clodio puntano sul nuovo asse costituito da Area e Autonomia e indipendenza, la «corrente non corrente» fondata da Davigo, celebre per la sua partecipazione al pool di Mani pulite e per le sue posizioni conservator-giacobine.Chi spera nel successo di questa atipica alleanza non ha fatto i conti, però, con l'imprevedibilità del manipolo di Davigo. In queste settimane il fondatore sembra sempre di più un generale senza esercito. Come è apparso in modo plastico nel plenum del 13 febbraio in cui sono stati nominati due procuratori aggiunti di Roma. Una corsa in cui Davigo ha votato insieme con i 5 consiglieri di Area, i 3 di Unicost, con il consigliere dei 5 stelle Alberto Maria Benedetti, e quello di Forza Italia, Michele Cerabona; quasi tutti gli altri membri di Ai hanno fatto scelte diverse. Davigo era relatore della proposta di maggioranza a favore di Ilaria Calò e ha preso in considerazione due titoli guadagnati dopo la scadenza del bando: la valutazione di professionalità (il sesto scatto d'anzianità) e un incarico di coordinamento. Per l'antagonista Giancarlo Cirielli non è stata invece messa in conto la settima valutazione post bando.Durante il dibattito Nino Di Matteo, esponente di Ai, ha proposto un ritorno in commissione della pratica sostenendo un terzo candidato Erminio Amelio, «più anziano rispetto ai due proposti» e, a suo giudizio, con molte medaglie in più. Un giudizio lusinghiero a cui si è subito accodato il «gemello diverso» di Di Matteo, Sebastiano Ardita, pure lui di Ai. I due hanno contestato i titoli acquisiti dopo la presentazione del concorso. Davigo e il consigliere di Area, Giuseppe Cascini, hanno provato rintuzzare le obiezioni, proponendo un emendamento. In esso si spiegava che il parere favorevole sulla Calò era riferito ai requisiti conquistati prima della vacanza del posto di aggiunto, anche se, come ha sottolineato qualcuno, non è «stato minimamente indicato quali fossero gli elementi rilevanti presi in considerazione e posti alla base della motivazione che ha sorretto la nomina». Comunque la strana coppia Davigo-Cascini è riuscita a far respingere la richiesta di ritorno in commissione per riesaminare le motivazioni. Alla fine la Calò ha ottenuto 12 voti, prevalendo su Cirielli, proposto da Mi, che lo considerava «più anziano e con plurime esperienze giudicanti e requirenti, nonché di coordinamento».In questa votazione Davigo è stato seguito solo dalla compagna di corrente Ilaria Pepe, considerata la più a sinistra del gruppo. Ardita, Di Matteo e Giuseppe Marra si sono astenuti.Ancora più dibattuta la nomina di Stefano Pesci (di Area), contrapposto a Nicola Maiorano. Anche in questo caso i consiglieri di Ai hanno mostrato tutta la loro «indipendenza» rispetto al fondatore che insieme ad Area e Unicost appoggiava il primo. Davigo e la maggioranza hanno dovuto respingere una seconda richiesta di rispedire la pratica in commissione. Alla fine la proposta è stata bocciata dopo una combattutissima votazione. Il risultato finale è stato di 11 a 11 (per la revisione si sono espressi 4 consiglieri di Ai su cinque), ma il pareggio non è stato sufficiente a richiedere un nuovo esame da parte dei commissari. Nel successivo ballottaggio tra Pesci e Maiorano, Ardita, Marra e Pepe si sono astenuti (insieme con altri 4), mentre Di Matteo ha votato Maiorano insieme con due colleghi di Mi e il laico della Lega, Stefano Cavanna. Di Matteo in aula ha chiesto che il ritorno in commissione fosse disposto ai sensi del secondo comma dell'articolo 37 del regolamento sull'incompatibilità. Magistratura indipendente ha spiegato perché non ha potuto dare il proprio suffragio a Pesci: «Abbiamo ritenuto di non poterlo sostenere, ravvisando delicati profili ostativi alla nomina in questione. Nel medesimo ufficio, infatti, la moglie del collega Pesci svolge le funzioni di procuratore aggiunto. Ci è sembrato doveroso, al riguardo, riproporre in plenum la questione della incompatibilità […] proprio sotto il profilo concreto che riguarda «la credibilità della funzione e i possibili intralci al regolare andamento del servizio»». Davigo non deve averla pensata allo stesso modo. I suoi (ex?) seguaci, probabilmente, sì. Una frattura che ora rischia di riproporsi il 4 marzo, quando, salvo cataclismi, verrà nominato il procuratore della Capitale. Una spaccatura inevitabile se Davigo deciderà di appoggiare Prestipino o Lo Voi, due nomi indigesti alla maggior parte dei consiglieri di Ai.
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