2021-07-14
Dai controlli ai tamponi: la norma sarebbe inapplicabile
Difficile per i gestori verificare i documenti dei clienti. E come dovrebbero comportarsi con quelli che non volessero esibirli?«Facciamo come i francesi!», con il green pass obbligatorio nei luoghi «ad alta socialità», come ristoranti, bar, centri commerciali, treni. Ok, facciamo come dice monsieur Emmanuel Macron (anche lui dovrà comunque passare dalle parole ai fatti). Benissimo. Ma ipotizziamo per un attimo di non vivere nell’isola di Fantasilandia dove mister Roarke e Tatoo realizzavano i sogni dei loro ospiti. E torniamo alla realtà del nostro Paese, per altro assai simile a quella dei nostri cugini transalpini. L’ipotesi di un pass sanitario esteso come quello pensato in Francia per entrare nei ristoranti, nei bar, negli aerei, nei treni, al cinema e a teatro sarà davvero utile nella pratica? Partiamo dalla questione normativa. Per attivare nuovi decreti e un nuovo impianto regolatorio serve tempo. Ci sono poi i problemi di privacy, anche perché non esiste un obbligo vaccinale. La vicepresidente del Garante per la protezione dei dati personali, Ginevra Cerrina Feroni, in un’intervista alla Verità, ha sottolineato che in un periodo emergenziale in cui si è spesso derogato a libertà fondamentali bisogna comunque vigilare sul rispetto delle garanzie costituzionali, anche perché gli strumenti individuati finiscono per immagazzinare moltissimi dati e i cittadini vanno tutelati da eventuali abusi. C’è poi un’enorme differenza tra scrivere le norme e vederle applicate. Gli esempi di tempestività decisionale, guardando le cronache delle ultime settimane sull’utilizzo dello stesso certificato verde, non sono proprio fulgidi. Ed ecco il problema principale: i controlli. Lo scorso 3 luglio il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di finanza ha sequestrato dieci canali Telegram attraverso i quali venivano commercializzati vaccini e green pass falsi a un prezzo che oscillava tra i 100 e i 130 euro. I green pass in vendita, hanno accertato i finanzieri, riportavano i falsi dati identificativi del vaccinato, il Qr code, il numero che contraddistingue il lotto di origine della prima e della seconda dose di vaccino. Chi controllerà, soprattutto nei bar e nei ristoranti? E come? Scansionando il Qr code, chi lo registra e dove? Ci dovrebbe essere, ad esempio, un collegamento tra scanner ristorante e sistema dove sono registrati tutti i codici a barre. Chi farà il «match» tra i dati del Qr code e il documento di identità per controllare che coincidano? E come potrà accedere alle banche dati? Nel caso degli hotel è più facile, parliamo di strutture già attrezzate (e con più tempo a disposizione per le necessarie verifiche), idem per cinema e teatri dove i sono biglietti sono già nominativi. Ma in una pizzeria come funzionerà? E in una discoteca? Qualcuno ha già pensato a un piano? A come organizzare le forze di polizia, la Guardia di finanza, i controlli a livello locale, gli accordi con le associazioni di categoria? Dal punto di vista organizzativo, occorre impiegare ulteriori risorse addette a tale controllo. E andrà spiegato anche come comportarsi con quei clienti sprovvisti di green pass che non avranno comunque intenzione di fare il tampone, visti anche i costi.Non solo. In Italia si discute ancora della possibilità di rilasciare il green pass soltanto dopo la seconda dose e non, come avviene adesso, 15 giorni dopo la prima. Un modo per tenere sotto controllo gli assembramenti e per incentivare i cittadini - i giovani in particolare - a immunizzarsi. E i tecnici del ministero della Salute starebbero ragionando anche su criteri più stringenti sul numero minimo di tamponi da eseguire per non farsi sfuggire il virus. Ma se si fa fatica a trovare i vaccinandi, come la mettiamo con i «tamponandi»? In un centro commerciale, ad esempio, si faranno i tamponi a tutti quelli che passano? E se uno si rifiuta o esibisce il green pass? E i tamponi chi li paga? C’è poi un altro problema da non sottovalutare. Molti turisti, ma anche molti italiani residenti all’estero che tornano in Italia per le vacanze, hanno ricevuto oltreconfine vaccini non approvati dall’Ema come Sinopharm o Sputnik. Ci saranno problemi con il certificato di vaccinazione? Dovranno fare comunque dei tamponi (a spese loro)? Chi dice «facciamo come i francesi» a questo punto può obiettare: almeno però è un incentivo a vaccinarsi. Ok, basta saperlo. Ricordandosi che, secondo i dati aggiornati alle 17.04 di ieri, gli italiani che hanno completato il ciclo vaccinale sono il 45,40% della popolazione over 12. E che il nocciolo duro che ancora non intende immunizzarsi è quello degli over 60.