2021-01-29
Da lady Mastella a Vitali, i centristi galleggianti sono buoni per ogni crisi
Oltre ai senatori in vendita, per salvare l'esecutivo sono comparsi quelli in prestito, come la dem Tatjana Rojic. E i vecchi dc spadroneggiano«Perché non ci parla della Magna Grecia?», chiese il democristiano Pietro Buffone al missino Orazio Santagati durante un acceso dibattito in Parlamento. Questi diede una risposta scolpita nella pietra: «Dovrei farlo, voi però capite più il magna che il Grecia». Era il 1967, praticamente ieri mattina, quando è andato in scena l'ultimo atto di una trattativa surreale: dopo il senatore in vendita, ecco il senatore in prestito. È la triestina Tatjana Rojc, passata dal Pd al famoso gruppo degli Europeisti per consentirgli di arrivare a dieci e quindi nascere. Un prestito con diritto di riscatto concordato con Nicola Zingaretti, che più avanti la rivuole indietro. La Rojc spiega così il primo leasing della Repubblica: «Mi ha avvertito il partito mentre preparavo il discorso per i 100 anni del Pci. Gli Europeisti li aiuto io per non far vincere la destra. Nel Giorno della memoria è un gesto che vale ancora di più: mio padre tornò a piedi da Dachau. In questo momento la politica dev'essere responsabile». Così il piatto di sardoni fritti impanati alla triestina è completo; ormai per tenere in piedi Giuseppe Conte sul piedistallo traballante vale tutto.Al Senato sono arrivati gli ultimi giorni di Pompei e le trattative diventano serrate nel gruppo affastellato da Bruno Tabacci, che si ostina a non avere i numeri. Per una Rojc che arriva c'è una Sandra Lonardo in Mastella che parte dopo un litigio con Mariarosaria Rossi. Non erano insieme neppure da tre giorni e già le due signore del Centro democratico si sono prese a borsettate. Un problema di simboli nel logo ufficiale. La Lonardo voleva affiancare a quello degli Europeisti anche il suo di «Noi campani». Della serie: Noi campani per Bruxelles. Alla transfuga berlusconiana che tentava di farle capire con una pazienza da badante quanto fosse provinciale l'accostamento, ha risposto con il gran rifiuto. «Non ho firmato, in effetti sono fuori», ha ammesso lady Mastella, da oggi molto meno «responsabile» rispetto a una settimana fa.Siamo al teatro dei pupi, all'evidenza clamorosa di un mercanteggiamento che denota povertà d'intenti e che il presidente della Repubblica non potrà ignorare senza assumersi la responsabilità istituzionale del circo Medrano. C'è qualcosa di tardo democristiano in queste sceneggiate per un posto al sole. Lo scontro dietro le quinte fra Tabacci e Mastella ha qualcosa di epico, un «mors tua vita mea» sulla strada della sacrestia fra highlanders del compromesso. Entrambi con lo scudo crociato in bella vista. A confronto le convergenze parallele di Aldo Moro erano un giochino da scuola materna.Mentre Conte s'avanza con il pallottoliere e il Movimento 5 stelle finge che tutto ciò avvenga «per il bene degli italiani», va in scena un'altra pantomima, quella dei tre Vitali, anime in libera uscita da un corpo solo. Si tratta di Luigi Vitali, iscritto a Cambiamo ma nel gruppo di Forza Italia, colui che un tempo fu relatore della legge Cirielli, detta anche «salva Previti», quindi ufficialmente un reprobo per la sinistra giustizialista. Nonostante ciò viene avvicinato, il flirt per cambiare casacca lo lusinga ma tiene duro: «Io tra i possibili fuoriusciti? Lo escludo». Neppure il tempo di un caffè che cambia idea e spiega su Facebook: «Ho deciso di sostenere Conte perché vedo gente pensare a interessi di parte. Non è questo il momento delle contrapposizioni». «Gino» Vitali spegne il telefonino. Improvvisamente diventa presentabile, anzi un nobile difensore dei valori costituenti, una risorsa del progressismo più alto. Ma la sua esposizione mariana accanto ad Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti dura solo qualche ora. Responsabile a scadenza, come lo yogurt. Accade che a mezzanotte (violando il coprifuoco per stato di necessità) alcuni parlamentari leghisti amici suoi si presentano a casa e lo convincono a riaccendere il cellulare. Alle 4 di mattina lo chiamano in rapida successione Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Vitali crolla e fa il salto triplo. «Non passo più con il premier. Avevo chiesto di dare un segnale sulla prescrizione in senso garantista e non è arrivato. Mi spiace». È curioso che avesse chiesto garanzie a chi la prescrizione l'aveva azzerata. Così la conta ricomincia e lo stress è alle stelle. Alla fine ci si mette anche Lello Ciampolillo, il grillino del Var al Senato e degli hamburger come causa primaria del buco dell'ozono. Sembrava convinto e invece: «Non so se sostengo il Conte ter, dipende da chi sarà formato». Più magna che Grecia, la farsa continua.