2023-10-22
Il pensiero «binario» va in cortocircuito
La manifestazione del 21 ottobre a Milano (Ansa)
La crisi in Medio Oriente provoca scossoni nel mondo del dissenso: il mainstream sta con Israele? In parte sì, eppure Greta e la sinistra che tifava dittatura sanitaria strizzano l’occhio ai palestinesi. Schemi troppo rigidi non aiutano a capire il presente.In effetti c’è da farsi esplodere il cervello. Osservando la foto di Greta Thunberg che esibisce un cartello al favore della causa palestinese è inevitabile domandarsi: ma che diamine sta succedendo? La risposta a una domanda semplicissima è, al solito, estremamente complicata. E mostra in tutto il suo plastico sconcerto la pochezza e la tristezza del pensiero binario che da troppo tempo imperversa in Occidente. Da qualche anno e con crescente intensità le opinioni pubbliche europee sono chiamate a una divisione lacerante, a una continua e quotidiana scelta fra il «con noi» e il «contro di noi». È accaduto durante l’emergenza sanitaria; è capitato di nuovo con la guerra in Ucraina; è successo di nuovo con la discussione sul riscaldamento globale e la rivoluzione green. Tanto più succede adesso con la crisi palestinese. Caos che si esprime pure nella confusione dei simboli esibiti nella manifestazione di ieri a Milano.In tutte queste occasioni abbiamo a malincuore osservato l’imposizione di un pensiero unico, di parole d’ordine che andavano ripetute prima di esprimere qualsiasi ragionamento, di censure folli e brutali. Talvolta ci siamo imbattuti in feroci persecuzioni ai danni dei dissenzienti (ricordiamo gli abominevoli elenchi di presunti putiniani sbattuti in prima pagina dai maggiori quotidiani italiani). I risultati di questa intollerabile oppressione del pensiero sono stati almeno due. Il primo è stato la totale perdita di fiducia nelle istituzioni e nei produttori di pensiero da parte di una larga fetta della popolazione, e non soltanto quella oppressa. La seconda conseguenza è stata una polarizzazione lacerante, che da un lato ha spezzato la nazione, dall’altro ha favorito la formazione di nuovi legami comunitari e il superamento di preesistenti stereotipi. Le divisioni tra destra e sinistra, ad esempio, almeno per un periodo sono state accantonate e si è creato uno spazio politico più o meno trasversale che qualcuno ha pensato di chiamare «dissenso». La funzione di questa area nuova, che nessun partito è riuscito davvero a rappresentare e conquistare, è stata in molti frangenti estremamente positiva: ha garantito apertura mentale, ha contribuito a tenere vivo il dibattito e la partecipazione democratica che altrimenti sarebbero stati annichiliti. Col tempo, però, anche la visione «dissenziente» mostra le sue inevitabili fragilità. Le svela, si potrebbe dire, la parola stessa, che è reattiva e non costruttiva. Si dissente da una opinione o da una posizione data. Ma alla parte «contro» bisogna poi aggiungere qualcosa di proattivo. Altrimenti si finisce nel doloroso cortocircuito esplicitato dalla fotografia di Greta, e cioè nel più ristretto pensiero binario. Spieghiamo. Se esiste un prodotto del mainstream è senza ombra di dubbio la giovane ecologista. È stata spinta dai principali mass media globali, ha contribuito a portare avanti una agenda che certo non andava incontro all’interesse dei popoli, ha raccolto applausi in ogni consesso elitario. Epperò adesso sostiene una causa, quella palestinese, che secondo alcuni è duramente osteggiata dal mainstream. È esattamente a questo punto che il pensiero reattivo mostra il suo limite, che la partizione binaria sia rivela una trappola. E non è certo l’unico attorcigliamento. Urge ricordare che con le forze anti israeliane si schierarono a suo tempo i cari D’Alema e Speranza, i quali non si sono fatti poi molti scrupoli a sostenere la tirannia sanitaria. Allo stesso modo, potremmo notare che chi ha notato le doppiezze statunitensi sul conflitto ucraino dovrebbe avere qualche cautela anche ora che gli Stati Uniti sostengono Israele a spada tratta. Veniamo dunque al punto: essere «contro» non esaurisce il campo del pensiero esattamente come essere «pro». Talvolta occorre semplicemente accogliere la molteplicità dell’esistente, ammettere le sfumature, prendersi un minimo di distanza emotiva dagli eventi per vagliarli meglio. Del resto l’emotività è la leva utilizzata da tutte le forme politiche oppressive. Il dissenso non basta, a meno che non sia regolarmente esercitato anche nei confronti di sé stessi e dei propri steccati. Ciò significa non distinguere più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato o non prendere più posizione? Certo che no. La narrazione prevalente merita di essere combattuta con ogni forza, e come abbiamo già avuto occasione di ribadire, i fatti restano fatti: gli innocenti muoiono nei kibbutz e a Gaza, e non c’è mai giustificazione. Si può prendere istintivamente da una parte o dall’altra, ma l’onestà richiede il coraggio dell’ammissione, del dubbio e della pluralità. C’è solo una via per combattere il pensiero unico: evitare la scelta binaria, tenere la mente libera e gli occhi aperti. Entrambi gli occhi, non uno solo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.