2024-01-23
Non sono aumentati soltanto i tassi: cresciuti pure i costi dei conti correnti
Secondo Bankitalia, balzo di circa il 10% legato sia alle spese fisse sia a quelle variabili. È il settimo rincaro consecutivo.«Da quando abbiamo varato questa tassa ad oggi i tassi che vengono riconosciuti sui depositi sono aumentati del 50% per le imprese e del 25% per le famiglie e il credito è aumentato. Significa che qualcosa di buono anche quello lo ha fatto», ha detto ieri sera il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ospite di Quarta Repubblica su Rete 4, difendendo la tassa sugli extraprofitti delle banche. Queste ultime hanno potuto sfruttare l’opzione di accantonare un importo pari a due volte e mezzo quello della tassa in una riserva non distribuibile. C’è poi un altro problema. Mentre gli italiani facevano già i conti con i continui rialzi dei tassi di interesse varati dalla Bce, si sono visti aumentare anche la spesa per la gestione di un conto corrente: nel 2022 è cresciuta di 9,3 euro rispetto al 2021, raggiungendo l’importo di 104 euro. Si tratta del settimo aumento consecutivo della spesa. Lo dice un rapporto di Bankitalia secondo cui la variazione della spesa è legata alla crescita sia delle spese fisse sia di quelle variabili, che hanno contribuito rispettivamente per il 63,4 e per il 36,6% all’aumento complessivo. La crescita della spesa per i conti online è stata molto meno pronunciata, pari a 0,7 euro, raggiungendo i 33,7 euro. La spesa di gestione dei conti postali è passata invece da 58 a 59,6 euro. L’apporto più significativo all’aumento dei costi è attribuibile alle spese fisse e in particolare ai canoni; le spese variabili, invece, sono cresciute sia per effetto della maggiore operatività della clientela sia per l’aumento dei costi delle operazioni. La spesa dei conti online permane su un livello ancora significativamente inferiore a quello dei conti bancari convenzionali: il divario di spesa, aumentato fino ad arrivare a 70,2 euro (61,8 euro nella rilevazione precedente), è legato alla crescita della spesa di gestione dei conti tradizionali. La differenza più ampia, pari a 25,3 euro, si ravvisa nella spesa per i canoni di base e dipende da due fattori: la più bassa percentuale di clienti tenuti al pagamento dei canoni (il 60,9% della clientela online contro il 72,4 di quella tradizionale); il costo del canone, inferiore di circa 30 euro a quello dei conti convenzionali. Anche la più bassa spesa per l’emissione e la gestione delle carte di pagamento discende dai minori canoni. Un profilo tariffario più favorevole viene osservato anche tra le componenti delle spese variabili, soprattutto nelle spese di scritturazione contabile, gratuite nei conti online, nei prelevamenti di contante presso i bancomat (gli Atm), nei bonifici online e nei pagamenti automatici. Non si notano significative differenze nei livelli medi di operatività tra le due classi di conti: nel corso di un anno il numero di operazioni online in rapporto all’operatività totale è stato pari all’85,6% per i conti online e al 75,1 per quelli convenzionali.Quanto ai conti postali, nel 2022 la spesa è stata pari a 59,6 euro, per un aumento di 1,6 rispetto all’anno precedente (nel 2021 era cresciuta di 5 euro). I costi fissi sono cresciuti di 4,1 euro, soprattutto per la maggiore spesa per i canoni di base; la diminuzione delle spese variabili, pari a 2,5 euro, è in gran parte attribuibile alle minori altre spese variabili e alla minore spesa per prelievi agli sportelli automatici. Il divario di spesa tra conti postali e ordinari si è ampliato da 36,7 a 44,3 euro, anche in questo caso per effetto della maggiore crescita della spesa di gestione dei conti correnti bancari. Va comunque considerata una componente strutturale attribuibile sia alla particolare composizione del paniere di servizi e operazioni sia alla diversa struttura tariffaria. La clientela postale, infatti, fruisce saltuariamente di servizi come la tenuta di dossier titoli che alimentano le «altre spese fisse» (poco più dell’1% dei clienti postali contro quasi un quarto dei clienti bancari); anche la percentuale di clienti titolari di almeno una carta di credito è molto più bassa tra i conti postali (il 7,9 contro il 35%). Restano, inoltre, apprezzabili differenze sotto il profilo tariffario, con riferimento ai canoni di base. Sul fronte delle spese variabili, le maggiori differenze sono attribuibili alle spese di scrittura delle operazioni effettuate allo sportello, che continuano a essere gratuite per i conti postali, alle minori spese per i pagamenti automatici, i prelievi Atm e i bonifici online.L’indagine di Bankitalia ha scatenato ieri la reazione dei consumatori. «Un rialzo spropositato, ben superiore al tasso di inflazione medio», l’ha definito Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori (Unc). «Quello che più è inaccettabile», ha aggiunto, «è l’aumento delle spese fisse cresciute di ben 5,9 euro nel 2022 e che erano già salite di 2,8 euro nel 2021 e 4,3 euro nel 2020, costi che gravano indiscriminatamente anche su chi ha una bassa operatività e fa un basso numero di operazioni».
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Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità