2023-05-20
Dal Covid alla CO2: caccia ai negazionisti, perfetti «colpevoli»
Giorgio Parisi (Imagoeconomica)
Torna il copione della pandemia: impossibile dissentire dalla narrazione ufficiale. La scienza è subordinata agli slogan.Più che di climatologi sorge il sospetto che vi sia necessità di antropologi e studiosi di scienze delle religioni. Stiamo infatti assistendo al dispiegarsi di una nuova forma di gnosi scientifica, del tutto analoga alla precedente versione vista all’opera durante il Covid ma a tratti persino più insidiosa. Osservando con attenzione, si nota che i meccanismi sono esattamente gli stessi, a partire dalla individuazione del capro espiatorio. Ormai da qualche giorno – ma ieri con più brutale evidenza – i media hanno individuato i veri colpevoli del disastro in Emilia Romagna: i negazionisti. Prima c’erano i folli che negavano il Covid, e venivano indicati come responsabili della diffusione del virus; ora ci sono i negazionisti climatici, sulle cui spalle vanno caricati i poveri morti di queste ore.Una volta individuato il bersaglio, si procede rapidi alla demonizzazione. Su Repubblica lo scrittore Paolo Di Paolo se l’è presa con «la cecità dei negazionisti», ovviamente descritti come esseri irrazionali, analfabeti funzionali che non comprendono la gravità della situazione in cui ci troviamo. «L’evidenza del cambiamento climatico», scrive, «si scontra con una persistente e diffusa incoscienza, con una sostanziale indisponibilità ad accettare la verità». Se andiamo a riprendere gli editoriali scritti due o tre anni fa riguardo al virus, facilmente ritroveremo frasi del tutto identiche. Alla demonizzazione segue poi la richiesta di interdizione: «Perché», si domanda il romanziere, «continuiamo a invitare negazionisti climatici nelle trasmissioni televisive?».Ecco il meccanismo totalitario in purezza. Il cosiddetto negazionista climatico nella realtà non esiste, è uno spauracchio, il Goldstein della circostanza. Lo dimostra il fatto che sotto questa definizione ombrello vengono infilate anche persone che non negano affatto che il clima stia cambiando, ma semplicemente sono più cauti nell’attribuire la responsabilità alle emissioni di Co2. L’uso del termine negazionista, di per sé, è già parecchio sintomatico: il negazionista è colui che si ostina, colpevolmente, a opporsi all’evidenza. Non solo: è un personaggio mostruoso e ripugnante, poiché è simile al negazionista dell’Olocausto, dunque è privo di umana pietà ed è un rappresentante del Male Assoluto.Questo è il punto. La gnosi scientifica, parodia della religione, ha successo perché offre una promessa di salvezza. Gli eletti in possesso della conoscenza sono le guide, i capi carismatici in grado di indicare all’umanità la strada verso il paradiso terrestre (o, nello specifico, la ricetta per evitare l’apocalisse). Chi ostacola il cammino verso l’Eden, di conseguenza, non può che essere profondamente malvagio, o pazzo. Per questa ragione non gli si può consentire di parlare e magari fare proseliti, occorre piuttosto emarginarlo.Il negazionista è capro espiatorio nell’accezione piena, poiché è colui che viene sacrificato cruentemente sull’altare del nuovo culto (quello di una natura deificata e mistificata). Tale sacrificio serve a placare la divinità che, come spiegavano ieri illustri personalità mediatiche, è molto arrabbiata con noi. La Madre Terra è arrabbiata con noi, affermava ieri sulla Stampa Mario Tozzi. E fiero gli faceva eco lo chef Bruno Barbieri: «È la natura che si ribella».Che ne saprà mai il cuoco Vip di mutamenti climatici e geologia? Come vedete, siamo ancora una volta dalle parti del delirio covidesco. Poiché non siamo più nell’ambito della razionalità ma in quello del feticismo, ciò che conta non è fare uso del cervello, ma attenersi ai comandamenti della pseudo religione ufficiale. Lo scienziato critico non deve poter apparire in televisione, e se lo fa merita di essere dileggiato e insultato. In compenso a riferire le «verità scientifiche» può tranquillamente essere un cuoco, un cantante, un attore. Oppure un generico «esperto». Il migliore sulla piazza è senz’altro Giorgio Parisi al cui verbo s’è affidato il Corriere della Sera: «Eventi estremi dipendono dalla Co2», ha dichiarato il nostro, «serve una reale transizione energetica». Correlazione strepitosa: se avessimo tutti una Tesla, l’Emilia Romagna non sarebbe sott’acqua. Non importa che fior di studiosi (tra cui il presidente dei geologi emiliani) abbiano spiegato il ruolo della manutenzione mancata, del consumo di suolo, del depauperamento del patrimonio boschivo, dell’assenza di argini adatti, dell’eccessivo popolamento di certe zone. No: la colpa è della Co2, ergo bisogna spingere sulla transizione – per altro già abbondantemente spinta da tutte le istituzioni sovranazionali – e sulla svolta elettrica. E pazienza se non si puliscono i letti dei fiumi: quel tipo di tutela del paesaggio non è allettante perché non è redditizia e non rientra nei comandamenti della nuova fede verde.Parisi è perfetto per veicolare il messaggio, poiché il suo ruolo è quello dello Scienziato. Non conta che sia un fisico teorico e non un climatologo o un esperto di frane, contano la sua appartenenza alla casta sacerdotale e la sua evidente ortodossia. Invece Franco Prodi, accademico che ha addirittura fondato facoltà e centri di ricerca, benché specialista in meteorologia non solo non va ascoltato, ma anzi andrebbe zittito e screditato (persino Wikipedia lo bolla come «negazionista»). Anche questo giochino lo abbiamo già visto: quando Parisi – lo Scienziato – si esprimeva sul Covid in conformità ai dettami della Cattedrale sanitaria, magari all’interno di uno spot governativo, tutti si levavano il cappello. Col premio Nobel per la medicina Luc Montagnier, al contrario, si poteva usare la vanga, tanto che qualcuno arrivò a dargli del vecchio rincoglionito. Amara verità: l’esperto è tale solo se ha il bollino ufficiale, come le banane. Andrebbe anche notato che questi geniacci con la patente di santoni oltre alla lamentazione sulle emissioni in eccesso non sanno andare. Fino ad oggi non risulta che abbiano elaborato meravigliose soluzioni per risolvere il problema ambientale e al contempo consentire alle persone comuni di sopravvivere (se non quella di proporre cambi di paradigma che farebbero collassare intere nazioni). L’unico effetto concreto delle loro prediche è appunto quello di conferire una patina di «scientificità» a un giro d’affari molto redditizio di cui non beneficiano né i cittadini né l’ambiente.Anche per questo, perché garantisce interessi miliardari, la Chiesa Verde non può permettersi di tollerare eresie, è più intollerante dei calvinisti e ha la pira facile nei confronti dei miscredenti. Con fanatismo e intolleranza procede tetragona sulla via della salvezza, illuminata dalla grazia della Scienza. E allora svelti, fratelli, invece di realizzare casse di espansione immolate i negazionisti. Ma non tutti, per carità: servirà pur qualcuno da incolpare alla prossima inondazione.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi