2021-10-09
Così i Toto hanno cambiato legali: dagli amici di Renzi a quelli di Conte
L'inchiesta su Luca Di Donna punta ad altri possibili complici. Intanto emerge che i costruttori abruzzesi hanno lasciato l'avvocato Alberto Bianchi dopo i guai giudiziari e si sono rivolti al professionista vicino al leader M5s.L'inchiesta di Roma sull'avvocato Luca Di Donna e i colleghi Gianluca Esposito e Valerio De Luca prosegue speditamente. I pm Gennaro Varone e Fabrizio Tucci, coordinati dal procuratore Michele Prestipino e dall'aggiunto Paolo Ielo stanno vagliando le posizioni di altri soggetti e anche di alcuni legali. Sono all'esame della Procura pure i rapporti tra Di Donna e l'avvocato Federico Tedeschini, altro noto civilista della Capitale. I due hanno condiviso diverse cause. Noi abbiamo contattato Tedeschini già lo scorso 29 settembre, appena uscita la copertina di Panorama che svelava l'inchiesta su Di Donna: «Ho letto che cosa avete scritto sul mio amico» esordì. Tedeschini è avvocato esperto e molto stimato, con un gusto tutto romano per la battuta: «Mi son girate le scatole per le cose che sono uscite sul vostro giornale. Secondo voi Di Donna inguaia Conte solo perché fa l'avvocato. Ha quintuplicato il reddito con l'ex premier a Palazzo Chigi? Mi creda, il reddito di noi legali è ballerino». Quando ha saputo che sull'indagine aleggiava l'ipotesi della corruzione (inizialmente il fascicolo è stato iscritto per quel reato), ha esclamato: «Mi consideri pure complice se Di Donna è corrotto. È una persona che conosco talmente bene, di cui ho talmente stima, è una persona di una prudenza… non ce lo vedo in una storia del genere». Tedeschini e Di Donna, come detto, hanno affrontato diverse cause insieme: tra queste, quella a difesa del presidente del porto di Trieste (per l'esattezza dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale) Zeno D'Agostino, costretto alle dimissioni da un provvedimento dell'Anac che aveva ritenuto inconferibile l'incarico. I giornali notarono subito il dream team di avvocati messo in campo dall'autorità portuale e dallo stesso D'Agostino: il professor Guido Alpa, mentore di Conte, Di Donna (l'Autorità portuale lo ha pagato 15.000 euro) ed Esposito, oltre a Francesco Munari e Tedeschini. Il prestigioso collegio difensivo ha incassato una rapida vittoria davanti al Tribunale amministrativo e D'Agostino a fine giugno 2020 è tornato in sella. «Ma in questa causa non mi ha coinvolto Di Donna, il quale non lavora perché è amico di Conte ma perché è molto bravo. E io non sono politicamente vicino a Conte», ha continuato Tedeschini.Su Di Donna c'è anche una segnalazione di operazione sospetta per dei soldi arrivati dalla Bulgaria. Anche in questo caso Tedeschini ha fatto spallucce: «Bonifici dall'estero? Io recentemente ne ho ricevuto uno dall'Egitto per 40.000 euro. Che significa? Si fa il riciclaggio coi bonifici?». Il 5 ottobre, quando Di Donna ed Esposito sono stati perquisiti, abbiamo richiamato Tedeschini: «Ero in Corte costituzionale. Ma non credo che sia venuto nessuno da me», ci ha detto con la consueta arguzia. Di fronte all'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite ha commentato: «Il traffico è un reato tutto italiano… Il reato grave è l'associazione per delinquere, ma in questo caso sarebbe finalizzata a un reato minimo… per noi avvocati il traffico di influenze che vor di'? Parlando con lei sto facendo traffico di influenze? Con questa accusa nel processo mi assolvono, ma prima mi rompono le scatole… E comunque Di Donna ha molto a cuore la propria immagine, non le fa 'ste cose». Martedì gli abbiamo chiesto se fosse uno degli indagati: «Non so' io uno di quelli, almeno per ora. Son salito su e non c'era ombra di perquisizione, poi magari arriva nel pomeriggio» ha risposto scherzando, forse non troppo. «Sul traffico di influenze nessuno può essere innocente, ha ragione Piercamillo Davigo: quelli a cui non viene contestato sono solo colpevoli che l'hanno fatta franca. Quello è un non reato».Gli inquirenti non starebbero trascurando neanche i rapporti tra Di Donna e il gruppo Toto. Che in passato si era affidato all'avvocato Alberto Bianchi, attualmente indagato a Firenze per finanziamento illecito e traffico di influenze, essendo stato per anni il presidente della Fondazione Open, la cassaforte dell'attività politica di Matteo Renzi. Nel fascicolo d'inchiesta sono entrate anche le parcelle da quasi tre milioni di euro saldate a Bianchi dalla famiglia Toto, dinastia di costruttori abruzzesi. Nello studio del legale fiorentino gli investigatori hanno trovato una pratica intestata «Strada dei parchi Spa (una delle società dei Toto, ndr) - Anas Spa (consulenza)». Un dossier che custodiva la stampa dell'emendamento «riformulato», recepito dal governo Gentiloni, che offriva ai Toto la possibilità di rinviare al 2028-2030 il pagamento all'Anas di due rate scadute (2014 e 2015) da 111 milioni di euro complessivi, per la concessione delle autostrade A24 e A25. Ma i Toto, dopo aver dovuto rinunciare a Bianchi, si sono rivolti a Di Donna, altro legale incidentalmente considerato vicino a un premier, per provare a ottenere anche la sospensione della rata del 2019 dovuta ad Anas, sempre da 55 milioni. Nella causa, la società dei Toto è stata difesa oltre che da Di Donna anche dall'avvocato Sara Di Cunzolo. Nei mesi scorsi i due legali presentano un ricorso cautelare d'urgenza a un giudice monocratico di Roma per ottenere la sospensione, ma l'istanza viene rigettata. Gli avvocati allora preparano un reclamo al Tribunale collegiale, sostenendo che l'Anas si fosse impegnata con un contratto a sospendere la rata. Ma i giudici respingono l'istanza evidenziando che lo strumento del ricorso cautelare è sbagliato, visto che non c'è danno imminente per la società e che non esiste nessun contratto ma solo una lettera d'intenti del 21 novembre 2019 con l'Anas che non ha valore vincolante. In definitiva il gruppo abruzzese ha imparato sulla propria pelle che gli avvocati amici dei premier, che si chiamino Bianchi o Di Donna, come ciambella di salvataggio funzionano male.