2024-03-16
«Convinti gli altri Paesi, a uno a uno»
Carlo Fidanza (Imagoeconomica)
Il capodelegazione di Fdi a Bruxelles Carlo Fidanza: «È una vittoria della nazione, con l’impegno diretto del premier. Nella prossima legislatura si faranno gli ultimi aggiustamenti».Il sospiro di sollievo si potrebbe dire parte da Arzano, dove ha «casa» uno dei maggiori gruppi del settore del packaging, la Seda guidata da Antonio D’Amato, e arriva a Bruxelles dove Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia di cui è capodelegazione nella famiglia politica dei conservatori, di cui è presidente Giorgia Meloni, ha seguito trattative e battaglie sulla direttiva packaging. D’Amato in una nota, ringraziando tutto il governo e i relatori italiani del provvedimento, ha osservato che «a dicembre da sola l’Italia si è opposta alla proposta spagnola e ora ha dimostrato che quando fa squadra vince ribaltando la situazione». Per fare un bilancio dell’affare imballaggi con Carlo Fidanza si parte proprio da lì.Una vittoria del centrodestra che anche in Europa si è mostrato unito? «Direi prima di tutto una vittoria dell’Italia, che ha potuto mettere sul tappeto un sistema industriale d’avanguardia e le sue ottime ragioni fondate su dati di fatto: la nostra capacità di riciclaggio, la tecnologia sulle bioplastiche, i dati eccezionali sulla raccolta dei rifiuti. È vero che ci siamo trovati da soli, ma per una volta la nostra era una solitudine dettata dall’eccellenza. Gli altri partner non capivano quale fosse l’importanza del settore, né che la via italiana, quella del riciclo, era la più virtuosa. Ma abbiamo tenuto fermo il punto e abbiamo vinto. Nella prossima legislatura si faranno gli ultimi aggiustamenti».Compatte le forze di governo e tutto il sistema Italia?«Prima di tutto un plauso va fatto ai relatori ombra (per Fdi il collega Pietro Fiocchi) che hanno seguito il lungo negoziato punto per punto, con il forte sostegno delle nostre delegazioni. Tra loro anche Patrizia Toia del Pd, che ha dovuto fronteggiare un clima non facile nel gruppo socialista e anche nella parte più oltranzista del Pd. E poi un plauso va ai ministri del nostro governo, che hanno fatto un gran lavoro fornendo anche ampia copertura politica ai nostri diplomatici a Bruxelles».C’è un aspetto molto interessante: l’approvazione delle «clausole specchio». È d’accordo?«Sì, è finalmente passata l’idea che ciò che vale per l’Europa deve valere anche per le merci che importiamo. È uno scatto in avanti importantissimo, soprattutto per agricoltura e agroalimentare. Ci darà modo di ragionare anche sui famosi dazi Cbam, nati con la nobile intenzione di proteggere le nostre produzioni dalla concorrenza asiatica, ma che in alcuni settori come l’acciaio si sono ritorti contro le nostre imprese. La strada maestra è quella della reciprocità».Il premier Meloni si è detta orgogliosa di questo risultato: è il segnale che l’Italia conta?«Giorgia Meloni si è spesa tantissimo su questa normativa: in ogni incontro con Olaf Scholz, con Ursula von der Leyen, con chiunque fino alla presidenza belga attuale ha sempre posto con forza il tema degli imballaggi. Quando gli spagnoli nel dicembre scorso hanno cambiato le carte in tavola, peggiorando l’ottimo testo che avevamo approvato in Parlamento, solo l’Italia si è opposta e Giorgia ha messo sul piatto tutto il suo peso. Questa è anche una sua vittoria personale».Vuol dire che a Bruxelles sta cambiando il vento? Si sente già un possibile effetto 9 giugno?«Beh, anche la vittoria che l’Italia ha ottenuto una settimana fa sul regolamento sui motori Euro 7, una delle ecofollie di Frans Timmermans, che da una parte voleva spegnere i motori endotermici e dall’altra costringeva le industrie a investire in modifiche inutili e costose, dimostra che abbiamo una forte capacità d’incidere. A ogni elezione nazionale che dà più peso alla destra nei diversi governi il riflesso a Bruxelles si sente. In prospettiva c’è la possibilità d’incidere ancora di più dopo il 9 giugno. Nel caso degli imballaggi l’Italia ha mostrato tutta la sua capacità negoziale quando ha legato il tema del packaging alla direttiva sulla due diligence, ovvero sulla responsabilità sociale delle grandi imprese lungo la filiera. A questa direttiva la Germania era contrarissima e noi abbiamo fatto sponda con i tedeschi riuscendo a migliorare quella stessa norma e ottenendo un ottimo risultato sugli imballaggi. Ci siamo comportati da ciò che siamo: una grande nazione».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco