
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della famiglia di un alunno al quale il Comune aveva tagliato l’assistenza scolastica per esigenze di bilancio. Il ministro Locatelli: «Pronuncia ingiusta, spero cambi».Il patto di stabilità interno colpisce ancora. Stavolta a farne le spese è stato un alunno di una scuola in provincia di Rimini, affetto da una disabilità «in forma lieve», che per gli anni scolastici 2021 e 2022 aveva beneficiato di 12 ore settimanali di sostegno e 13 ore di assistenza scolastica. A partire dall’anno scolastico 2022-2023, però, il Comune di residenza ha stabilito, per ragioni di bilancio, un’inaspettata riduzione a sette ore settimanali dell’assistenza scolastica, a fronte delle tredici ore richieste dall’amministrazione scolastica e dalla locale Asl rispetto a quanto previsto nel Pei (piano educativo individualizzato), senza alcun coinvolgimento della famiglia.I genitori dell’alunno disabile, perorando la causa della natura vincolante del Pei e la preminenza del diritto all’inclusione rispetto alle esigenze di bilancio, hanno impugnato la decisione del Comune prima al Tar, che ha respinto il ricorso sostenendo che la previsione nel Pei delle ore di assistenza educativa rispetto a quelle di sostegno non sarebbe affatto vincolante per gli enti locali, poi al Consiglio di Stato, che ha confermato la decisione del Tar dando ragione al Comune.Il massimo organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia ha basato la propria decisione facendo leva sulla capziosa distinzione tra funzioni scolastiche stricto sensu (il sostegno didattico) e assistenza scolastica, evidenziando che la controversia è sull’assegnazione del monte orario di assistenza scolastica e non già sull’assegnazione delle ore di sostegno didattico. E siccome, ha chiarito il Consiglio di Stato, la gestione del servizio di assistenza agli alunni con disabilità è di competenza degli enti locali (e non dell’amministrazione scolastica) il Pei può perdere valore se le risorse non sono disponibili. Non sono state le ore di sostegno a essere state negate in nome del contenimento della spesa pubblica insomma, sostiene il Consiglio di Stato, ma «soltanto» quelle per l’assistenza scolastica, e tanto basta. Una distinzione che rappresenta perfettamente gli effetti deteriori del patto di stabilità interno.«Si tratta di una pronuncia dal mio punto di vista non giusta, sono molto dispiaciuta e sono vicina alla famiglia» ha commentato, interpellata da La Verità, il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli. «È una sentenza isolata di una sezione del Consiglio di Stato. Mi auguro quindi che, a breve, lo stesso Consiglio di stato si possa riunire in adunanza plenaria per dare una risposta univoca e giusta, anche alle tante situazioni pendenti, che valga per tutti gli studenti con disabilità, e che garantisca ad ognuno gli stessi diritti di partecipazione e di accompagnamento alla crescita dal punto di vista scolastico, sociale, civile e culturale nel nostro Paese».La decisione, come era prevedibile, ha suscitato forti reazioni tra le associazioni che difendono i diritti delle persone con disabilità. La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish), ha criticato duramente la sentenza, affermando che nega il diritto all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione, declassandolo a un semplice interesse legittimo. La Federazione ha chiesto - sulle orme del ministro Locatelli - un’adunanza generale del Consiglio di Stato per adottare un orientamento più coerente e rispettoso dei diritti degli studenti con disabilità.Ha commentato la decisione anche il presidente nazionale dell’Associazione Italiana persone down (Aipd), Gianfranco Salbini: «Di fronte a una brutta sentenza del Consiglio di Stato, sento la necessità di rilanciare e rivendicare con forza l’intangibilità di questo diritto, messo in discussione dall’ennesimo tentativo di sottometterlo alle esigenze di bilancio». Salbini, nel commentare la sentenza, ha sottolineato il rischio di considerare il piano educativo individualizzato non vincolante, quindi con possibilità che possa essere disatteso: «Il testo contiene passaggi che ci preoccupano molto, come famiglie e come associazioni che da anni si battono per la piena realizzazione del diritto allo studio e all’inclusione», ha affermato Salbini. «In particolare, la decisione del Consiglio di Stato di considerare il Pei come una “proposta” e non come un vincolo per le ore di assistenza scolastica rischia di indebolire uno strumento fondamentale per garantire un percorso educativo adeguato e personalizzato agli studenti con disabilità». Ricordando che il modello unico nazionale del Pei è stato introdotto nella scuola italiana con il decreto ministeriale numero 182 del 2020 e le correlate linee guida, Salbini ha messo il dito sulla piaga evidenziando le contraddizioni dell’ennesima disposizione di legge varata anche se la coperta finanziaria è sempre più corta: «Pur rispettando la sentenza del Consiglio di Stato, riteniamo inconcepibile che si impieghino risorse economiche e professionalità per migliorare l’inclusione nel contesto didattico attraverso leggi, le quali poi non possono essere applicate per mancanza di fondi».
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)
Nella memoria inviata alla Giunta di Montecitorio, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano ricostruiscono gli allarmi dell’intelligence sull’incolumità di 500 nostri concittadini in Libia. Poi accusano il Tribunale: «È un processo alle intenzioni, che prescinde dai fatti».
(Getty Images)
Dopo 90 anni al timone, cessione da 3 miliardi. Il governo può valutare il golden power.
Ansa
Dieci anni fa scoppiò il Dieselgate, la truffa di Volkswagen sulle emissioni scoperta dagli statunitensi, già in guerra commerciale con Berlino. Per riprendersi, l’azienda puntò sull’elettrico e ottenne il sostegno di Ursula. Ma ad approfittarne sono stati i cinesi.