2020-09-07
Giuseppi
ha paura di Draghi e si vede
Giuseppe Conte ha una fifa blu di perdere la poltrona. Lo si è capito quando, alla festa del Fatto quotidiano, l'unico giornale a cui - per il terrore di domande incaute - affida le sue risposte, ha evocato Mario Draghi. Che l'ex governatore della Bce turbi i suoi sogni lo si può capire: uno così, con un curriculum tale da far dire perfino a Giggino Di Maio che fa un'ottima impressione, non può che destare preoccupazione, soprattutto quando lo si sa intento a bighellonare nella sua casa di campagna, in cerca di qualcosa da fare pur di evitare di occuparsi di giardinaggio e di dar da mangiare ai piccioni. Sì, il presidente del Consiglio deve aver a lungo pensato a come sistemare il neo pensionato. Lasciati i suoi uffici di Francoforte, Draghi per impiegare il proprio tempo ha perfino accettato di intervenire a una conferenza sul Covid, sebbene non risulti che i banchieri abbiano una particolare competenza in materia di epidemie. Ma del resto, considerato che neppure i cosiddetti esperti - Burioni, Gismondo, eccetera - paiono avercela, anche uno che sa far di conto può tornare utile. Dunque un governatore ci può stare. Certo, una conferenza non ti tiene occupato tutto l'anno. Così Conte ha rivelato di aver pensato a Draghi come presidente della Ue prima che la scelta ricadesse su Ursula von der Leyen. Ma all'offerta del capo del governo il presidente della Bce avrebbe risposto di essere «stanco», e così l'ipotesi è decaduta. Tuttavia, a prescindere dalla candidatura sfumata, è chiaro che il futuro dell'ex governatore è in cima ai pensieri del presidente del Consiglio, soprattutto dopo che il banchiere è stato accolto come una star al meeting di Comunione e liberazione. Gli applausi a scena aperta a quello che Conte ritiene l'esponente di spicco dei poteri forti, e dunque uno che potenzialmente gli può soffiare la poltrona, non lo hanno fatto dormire la notte, e si sospetta che il fido Rocco Casalino negli ultimi tempi gli debba perfino somministrare una tisana prima di rimboccargli le coperte. Sì, a Palazzo Chigi si vivono giorni di grande tensione. Lo psicodramma si è accentuato dopo l'arrivo dei sondaggi che danno in affanno il centrosinistra in molte regioni chiamate al voto il 20 e il 21 settembre. Conte sa bene la fine di Massimo D'Alema nel 2000 e pure quello che capitò a Walter Veltroni nel 2009. Entrambi, il primo a Palazzo Chigi e il secondo al Largo del Nazareno, furono spazzati via dal voto delle regionali e Conte non vuole essere il terzo. Perciò, non solo in queste settimane è rimasto muto come un pesce, ma quando ha dovuto aprire bocca ha pronunciato una dichiarazione ponziopilatesca, per far sapere che qualsiasi cosa accada con le elezioni regionali lui se ne lava le mani. Tradotto: non mollo la poltrona neppure se Salvini, Meloni e Berlusconi vincono per sei a zero. Che due terzi o forse più dell'Italia sia amministrata dall'opposizione, a quanto pare è per lo statista di Volturara Appula un dettaglio ininfluente, a cui pensa di poter opporre i sondaggi che lo danno ancora in vantaggio sui leader del centrodestra.Tuttavia, nonostante la sicumera mostrata sul palco in cui Antonio Padellaro e Peter Gomez del Fatto lo hanno intervistato, si capisce che Conte non è tranquillo. Prova ne sia che a un certo punto ha dovuto tirare in ballo Sergio Mattarella, dicendo che vedrebbe bene una sua riconferma. Immaginiamo che il presidente, che come tutti i presidenti a fine mandato si affezionano agli stucchi del Quirinale e non vorrebbero lasciarli per niente al mondo, si sia toccato. Parlare in anticipo di una candidatura significa affossarla. Se dunque il premier ha citato il capo dello Stato nella speranza di ingraziarselo, temiamo abbia fatto un autogol. A meno che Conte sia così perfido e abile da aver parlato dell'inquilino del Colle proprio con l'intento di farlo sloggiare. Del resto, dalle mie parti si dice che la prima gallina che canta ha fatto l'uovo. È vero che Conte si considera un gallo, ma a volte le uova finiscono in frittata. E forse questo, visti i risultati dei tanti dossier passati dalle sue mani, è l'unica cosa che al presidente del Consiglio riesce bene.
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)