Il leader pentastellato viene colpito al volto da un uomo, durante un evento elettorale a Massa. E se la prende con chiunque abbia criticato la sua gestione. Solidarietà da tutti i partiti. È giallo sull’assalitore: frequentava i grillini, ma il M5s nega.
Il leader pentastellato viene colpito al volto da un uomo, durante un evento elettorale a Massa. E se la prende con chiunque abbia criticato la sua gestione. Solidarietà da tutti i partiti. È giallo sull’assalitore: frequentava i grillini, ma il M5s nega.Nella fila dei supporter che attendevano di poter scattare un selfie con l’ex premier Giuseppe Conte, leader del M5s, a Massa per un endorsement elettorale alla grillina Daniela Bennati, in corsa per la poltrona da sindaco, c’era anche Giulio Milani, sedicente pentastellato deluso, candidato nella lista Massa insorge e presidente dell’associazione Rivoluzione allegra, un movimento no vax e contro le restrizioni del periodo pandemico. Proprio davanti a fotografi e cineoperatori, quando è arrivato il suo turno, si è avvicinato a Conte tendendogli una mano, come a volergliela stringere per salutarlo. Poi, però, gli ha dato un ceffone in pieno volto. E gli ha vomitato addosso tutto quello che pensava della gestione giallorossa della pandemia. L’aggressore, tra cori e insulti, è stato subito allontanato dagli agenti di sicurezza.«Quando ci si assume una responsabilità di governo si prendono decisioni difficili per l’intero Paese, come accaduto durante la pandemia», ha commentato Conte, «non si può accontentare tutti nonostante si lavori al bene di tutti», cogliendo l’occasione per rimarcare di essere convinto di stare dalla parte giusta. E ha aggiunto: «Il signore che mi ha aggredito, che è un no vax convinto, ha dimostrato con il suo gesto violento che questo tipo di derive sono fatte da persone irresponsabili». Poi ha fatto di tutta l’erba un fascio: «Se avessimo seguito le loro indicazioni probabilmente oggi saremmo una comunità completamente distrutta. Il dissenso è legittimo, ma questa manifestazione violenta esula dal contesto democratico». «Ma quale sganassone», ha commentato sprezzante Milani, «è stato uno schiaffo pedagogico». E dopo aver spiegato di essere un «ex elettore del M5s, ex militante deluso, ed ex rappresentante di lista», ha cercato di ridimensionare le accuse: «Non ho aggredito Conte, ho semplicemente usato il minimo della forza possibile. Il mio è stato un buffetto, per notificargli il mio disprezzo morale. Mio e di milioni di persone». Secondo Milani, Conte «ha tradito gli elettori facendo accordi con chiunque pur di avere poltrone e ha trascinato l’Italia in guerra sostenendo il governo Draghi. Per non parlare dei provvedimenti anticostituzionali varati dal suo governo durante la pandemia. Lui e Roberto Speranza sono alla sbarra con l’accusa di epidemia colposa». Infine ha rilanciato: «Dovremmo interrogarci su di lui, più che su di me». Mostrandosi per nulla preoccupato di un’eventuale denuncia dell’ex premier: «In tal caso spiegherò le mie ragioni in tribunale. I giornali titolano che sono un no vax, ma io sono un editore, un intellettuale. Ripeto, il mio è stato uno schiaffo pedagogico. La violenza l’ha fatta lui con i suoi dpcm». «È uno scrittore, una persona di cultura, non è un nostro candidato così per caso», l’ha difeso Marco Lenzoni, candidato sindaco della lista in cui è presente Milani. Irene Galetti, coordinatrice regionale del M5s in Toscana, invece, ha subito precisato che l’aggressore «non è mai stato né un candidato, né un attivista, né un militante». Ma sulla pagina Facebook del Movimento 5 stelle Massa fa bella mostra una lunga videointervista a Milani che denuncia i problemi dell’editoria. Probabilmente, come sostiene Galletti, non era iscritto. Ma di certo era uno che frequentava l’ambiente e che se ne sentiva parte. Tanto da curare insieme all’associazione Massa 5 stelle nel 2019 un evento sul revenge porn.Milani è stato portato in questura per l’identificazione (due anni fa era stato denunciato per istigazione a delinquere perché invitava a boicottare il green pass). E subito dopo ha raggiunto la sede del suo comitato per una riunione. Dalla questura fanno sapere che «i fatti sono in fase di valutazione da parte delle autorità, sia per quanto riguarda il provvedimento da adottare sia per le ipotesi di reato da contestare». Conte, invece, dopo l’aggressione ha deciso di fermarsi comunque per l’evento elettorale. E ha ricevuto una telefonata del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che gli ha chiesto notizie sulle sue condizioni di salute dopo l’aggressione. I parlamentari del Movimento 5 stelle parlano di «clima pesante»: «È un episodio inquietante e molto grave, che certifica il clima di rabbia che circonda l’argomento Covid. Un fuoco sul quale qualcuno ha voluto, e ancora vuole, soffiare in maniera irresponsabile». Solidarietà è stata subito espressa dal premier, Giorgia Meloni: «Ogni forma di violenza va condannata senza esitazione. Il dissenso deve essere civile e rispettoso delle persone e dei gruppi politici». Anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha subito rivolto un pensiero di solidarietà, aggiungendo che «la violenza non può essere tollerata mai». E poco dopo l’altro vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato che «la violenza non fa parte del nostro bagaglio culturale». Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha evidenziato che «le divergenze di opinioni non devono mai sconfinare nella violenza». La «più ferma condanna» è stata espressa dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, secondo il quale «la violenza non può e non deve mai entrare nel perimetro della democrazia». Vicinanza e solidarietà è stata comunicata da Elly Schlein, anche a nome del Partito democratico.
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.
Donald Trump (Ansa)
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta a pronunciarsi sulla legittimità di una parte dei dazi, che sono stati imposti da Donald Trump: si tratterà di una decisione dalla portata storica.
Al centro del contenzioso sono finite le tariffe che il presidente americano ha comminato ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). In tal senso, la questione riguarda i dazi imposti per il traffico di fentanyl e quelli che l’inquilino della Casa Bianca ha battezzato ad aprile come “reciproci”. È infatti contro queste tariffe che hanno fatto ricorso alcune aziende e una dozzina di Stati. E, finora, i tribunali di grado inferiore hanno dato torto alla Casa Bianca. I vari casi sono quindi stati accorpati dalla Corte Suprema che, a settembre, ha deciso di valutarli. E così, mercoledì scorso, i togati hanno ospitato il dibattimento sulla questione tra gli avvocati delle parti. Adesso, si attende la decisione finale, che non è tuttavia chiaro quando sarà emessa: solitamente, la Corte Suprema impiega dai tre ai sei mesi dal dibattimento per pronunciarsi. Non è tuttavia escluso che, vista la delicatezza e l’urgenza del dossier in esame, possa stavolta accelerare i tempi.







