2024-08-21
«Le sentenze in diretta televisiva svelano la deriva autoritaria in Uk»
Claire Fox (Getty Images)
Il membro della Camera dei Lord, Claire Fox, critica da sinistra il governo labour: «Sposa le fake news sulle violenze per mettere alla gogna i “cattivi”. La polizia bussa alla porta della gente per dire “attenzione a quello che posti”».Membro indipendente della Camera dei Lord (una delle due assemblee che costituiscono il Parlamento del Regno Unito), già editrice della rivista Living Marxism e fondatrice di Academy of the Ideas (che da vent’anni organizza dibattiti pubblici su temi controversi per sfidare le ortodossie contemporanee), Claire Fox ha accettato di parlare con La Verità e in questa intervista rivela «l’altra storia» dietro ciò che sta accadendo in Gran Bretagna, dove è in corso un attacco alle libertà civili sulla scia dei disordini provocati dalla barbara uccisione di tre bambine a Southport. Per i politici, i media, le Ong e gli accademici, la colpa va attribuita alla «disinformazione» e ai «discorsi d’odio» di stampo razzista diffusi dai cittadini online. È così?«I due termini vengono usati come scusa per censurare i cittadini ma l’opera di disinformazione è partita da un altro livello, quando, poco dopo l’assassinio, le autorità stesse hanno rivelato le generalità del colpevole ed è iniziata a girare la notizia che fosse un immigrato illegale e musulmano: un racconto che cadeva a puntino perché coglieva tutte le tensioni di fondo del Paese. Invece il ragazzo è un cittadino inglese, nato e cresciuto in Inghilterra da genitori di origini ruandesi; ormai però le reazioni erano partite e le proteste dilagate a causa di chi aveva soffiato sul fuoco del razzismo e del “nazionalismo bianco”. È un particolare importante perché sta all’origine degli scontri che hanno fornito al governo il pretesto per questa censura di massa. Non solo: disinformazione è stata fatta anche dalla Ong Hope not hate, divenuta in questa vicenda il punto di riferimento per il governo, che la finanzia: uno dei suoi leaders, al culmine degli scontri, aveva twittato che era stato gettato acido sul volto di donne asiatiche. Ebbene, non era vero, eppure le autorità non gli hanno chiesto conto di questa fake news. La stessa Ong ha poi annunciato che in un certo giorno ci sarebbero state centinaia di rivolte, spaventando l’intera nazione e provocando una sorta di coprifuoco nelle città, salvo poi ammettere che si era trattato di un tranello per far apparire sui media che i “buoni” e gli “antirazzisti” avevano prevalso. Insomma, hanno usato la disinformazione per terrorizzare la cittadinanza e presentarsi come i salvatori della situazione. E infatti da allora la narrazione è questa».Oltre ad aver assecondato questa versione fuorviante, quali altre responsabilità ha la politica? «Anziché diminuire la tensione ha fatto l’opposto, peggiorando le cose al punto che la gente sente di non poter nemmeno discutere delle cause più profonde che sono alla base del malcontento; quello che dobbiamo chiederci è anche come mai in Gran Bretagna così tante persone abbiano sposato la falsa versione che è stata fornita loro e che ha innescato questa violenza. Teniamo presente che due settimane prima dei fatti di Southport, gli inglesi erano stati disinformati su un altro incidente, avvenuto all’aeroporto di Manchester: in quell’occasione, inizialmente era stato raccontato che la polizia aveva brutalmente picchiato un giovane inerme a terra - giravano immagini davvero choccanti - il che ha generato proteste davanti alla stazione di polizia, accusata di razzismo e islamofobia. Quando però è comparso il video integrale si è capito che la storia era ben diversa e che in realtà era stato un gruppo di musulmani ad avere aggredito i poliziotti. Solo che a quel punto la notizia è scomparsa dai media, perché la narrazione non piaceva e tutto quello che fino a quel momento era stato raccontato - questa si, disinformazione - andava rimosso e dimenticato». Cosa comporta questa manipolazione dell’opinione pubblica tollerata o perfino assecondata dai politici?«Che non si affrontano le cause dei problemi né ci si interroga sul clima che si è creato nel Paese, ma ci si limita a censurare il modo in cui le persone parlano: così facendo si creano le basi per un risentimento che si rafforza sempre più. Ricorda quello che è successo durante il Covid, quando non si potevano fare domande né osservazioni alcune sulla violazione delle libertà personali. La gente inoltre ha la sensazione che prevalga l’illegalità: i poliziotti “woke” avvolti nelle bandiere arcobaleno o che partecipano ai cortei pride spariscono quando si tratta di intervenire per una rapina o un’aggressione. A questo si aggiunge il fatto che negli anni è stato permesso a milioni di persone di entrare legalmente in Gran Bretagna senza che l’opinione pubblica lo sapesse: hanno cambiato le regole sull’immigrazione all’insaputa di tutti. Per non parlare degli immigrati illegali che arrivano sulle coste inglesi via mare, persone senza documenti che non si sa da dove provengano. Davanti a tutto questo, la politica semplicemente non sa che pesci pigliare e quindi impedisce il dibattito». Anche il nuovo esecutivo labour?«I laburisti hanno basato il proprio consenso sulle politiche identitarie e frazionato la società in una serie di comunità, spesso su base etnica o religiosa: è l’ortodossia del multiculturalismo che vige da tempo in Inghilterra. Ora, una società multietnica è un valore, mentre una società multiculturale che accosta le differenze culturali e le enfatizza senza permettere che si integrino è un problema. Lo abbiamo visto con il movimento Black Lives Matter, che ha introdotto il concetto di “privilegio bianco” e instillato un senso di colpa per il colore della pelle nella maggioranza degli inglesi, accusandoli di non usare il linguaggio corretto o di essere razzisti. Inevitabile che la contro-reazione sia quella di sviluppare una “identità di bianchi”. Su tutto questo i politici, che sanno di essere la causa di un contesto sociale divisivo e razzializzato, non si confrontano ma mettono un cordone sanitario che esclude e delegittima chi non sposa il racconto imposto, definendolo “razzista” o “estremista di destra”». Però sono stati solerti a processare e condannare i rivoltosi dei giorni scorsi…«Non solo: si filmano i giudici che emettono le sentenze - fatto rarissimo in Inghilterra - per mettere le persone alla gogna e svergognarle pubblicamente. Ogni sera i notiziari aggiornano sulle ultime decisioni dei giudici, che spediscono la gente in galera senza accuse né prove: si tratta di una vera e propria intimidazione. Il governo continua a pubblicare su X contenuti minacciosi degni del Grande Fratello, dove si mostra la polizia che bussa alla porta e avverte: “Stai attento a quello che posti” e “pensa prima di postare”. C’è poi un altro elemento molto grave».Quale?«Il ricorso ambiguo e fuori luogo delle parole “razzista” ed “estremista di destra”, e l’uso del linguaggio come un’arma, sta svuotando di significato questi stessi termini e impedisce di distinguere gli autentici razzisti. Io venivo invitata regolarmente dalla Bbc come commentatrice autorevole ma quando è emerso che ho votato per la Brexit sono diventata una agitatrice di destra, xenofoba e razzista». Il nuovo primo ministro Kir Starmer come sta gestendo gli eventi? «Starmer incarna la tecnocrazia. In una fase in cui il popolo fatica a trovare un modo per farsi sentire, abbiamo come primo ministro una specie di robot che cammina. Quando è andato a deporre dei fiori sul luogo dell’uccisione delle bambine, prima ancora che scoppiassero i disordini, ha dato di sé una immagine molto precisa: ha ignorato i cittadini presenti che gli chiedevano quali misure avrebbe preso, ha fatto la sua processione solenne senza guardare nessuno e senza stringere una singola mano, e non ha mostrato nessuna empatia. Prima di entrare in politica è stato il procuratore capo del Regno Unito e tuttora agisce come tale: impersona la legge e si sente a suo agio nel perseguire la gente. Starmer illustra plasticamente la distanza tra l’élite e il popolo nonché ciò che pensa un governo tecnocratico: che il demos è inaffidabile e i saggi devono decidere al suo posto».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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