2019-09-05
Churchill sarebbe un presidente ideale. Difendeva il popolo e uccideva gli orchi
Un vero capo politico deve saper guidare e dare coraggio, ma deve anche imbracciare le armi se il Paese è in pericolo.Nel 80º anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale vale la pena fare qualche considerazione. La follia antisemita del nazismo si scatena con l'evento passato alla storia come la Notte dei cristalli. Il nome viene dai vetri delle migliaia di vetrine infrante che occupavano i marciapiedi quando un'alba livida, oscurata dal fumo di più di 1.400 sinagoghe in fiamme, finalmente si alzò a illuminare il mondo dove 30.000 cittadini ebrei erano stati aggrediti. Insieme ai vetri c'era il sangue, il sangue dei bastonati, degli uccisi. Molti morirono i giorni successivi, senza neanche osare avvicinarsi agli ospedali di quella che era la loro nazione, la nazione dove vivevano da sempre, per la quale avevano pagato le tasse, per la quale avevano combattuto nelle trincee della prima guerra mondiale. Rispetto ai 6 milioni di morti, di cui 1,5 milioni di bambini, che dovevano seguire, le cifre della notte dei Cristalli, sembrano piccole, ma quell'evento è fondamentale. In quella data: 1 Gli ebrei smisero di essere cittadini tedeschi e divennero il nemico per antonomasia, responsabile di ogni male: erano ritenuti responsabili dalla crisi economica, delle epidemie, dello scoppio della prima guerra mondiale, nonché della sconfitta che la Germania aveva subito in quella guerra. 2 Il potere nazista verificò che nessuno si stava schierando dalla parte degli ebrei, nessuno li difendeva. Questo fu evidente, dannatamente evidente. Immaginate l'orrore: fino al giorno prima eravate un cittadino, magari un po' di serie B, ma un cittadino e improvvisamente diventate il complemento oggetto di una persecuzione dove è permesso che vi venga fatta qualsiasi cosa. Lo scopo del nazismo, che non era un movimento politico, ma un movimento religioso messianico e salvifico, era distruggere fisicamente l'ebraismo sterminandone i componenti, anche se bambini, anche se laici, anche se convertiti, e distruggere ideologicamente il cristianesimo abbattendolo. Il nazismo fu un movimento religioso che creò una nuova mistica: esistevano cattedre universitarie di mistica nazista, una nuova religione che aveva in Adolf Hitler il suo messia, nel popolo ebraico il suo sacrificio umano e nel futuro, radioso e simpatico, senza più alcuna ingiustizie, tutti sani alti belli e uguali come i protagonisti dei romanzetti rosa, il nuovo paradiso. Il cristianesimo è una religione semita venuta ad abbattere l'anima ariana dell'Europa: il concetto è di Hitler e riprende un'idea di Friedrich Nietzsche. Gesù Cristo è solo il «bastardo di una puttana ebrea», agghiacciante affermazione di Reinhard Heydrich, più noto come il boia di Praga. Alfred Rosemberg, l'ideologo del nazismo, lo ha spiegato con indecente chiarezza nel suo testo chiave, Il mito del ventesimo secolo (1930): il cristianesimo e la teoria della razza, anzi la scienza della razza come la chiamavano loro, non potevano convivere, quindi il cristianesimo andava eliminato. Prima si eliminava l'ebraismo, era facile, gli ebrei erano pochi e tragicamente poco amati, e poi sarebbe stato inevitabile distruggere il cristianesimo che è innegabilmente una religione di origine ebraica. Spesso le Ss quando entravano nelle chiese distruggevano i crocifissi o le immagini della Madonna: si tratta indubbiamente di due ebrei. In molte stragi naziste di civili, Oradur, Marzabotto, e molte altre, lo sterminio di donne e bambini è avvenuto nelle chiese date alle fiamme.Perché non marciamo tutti al passo dell'oca? Perché un tizio che si chiamava Winston Churchill aveva un carattere infernale. Non era simpatico. Sui nostri libri di storia, in maggioranza di storiografia marxista, c'è scritta l'immane fesseria che nazismo e fascismo siano stati fenomeni di destra. Erano fenomeni rivoluzionari che mischiavano elementi di destra ma soprattutto elementi di sinistra. De Gaulle era di destra e soprattutto Winston Churchill era di destra. Era veramente di destra. Una destra francamente dura. La volta in cui i minatori superarono gli scarsi livelli della sua tolleranza con scioperi secondo lui eccessivi, mandò l'esercito a bloccarli, con l'ordine di sparare. I minatori si fermarono e l'esercito non sparò. Se non si fossero fermati, i soldati avrebbero sparato loro addosso. Nelle guerre coloniali Churchill aveva picchiato duro. Possiamo dire che, se paragonata a Winston Churchill, la signora Thatcher diventa una via di mezzo tra Heidi e madre Teresa di Calcutta, anzi una somma delle due.Winston Churchill decise di non mollare. Non si fanno patti col mostro. «Avevate la scelta tra il disonore e la guerra. Avete scelto disonore e avrete anche la guerra». Sono queste le due spettacolari frasi con cui Churchill commentò il suo predecessore Neville Chamberlain, che poco meno di due anni prima, a Monaco, cedette per non perdere la pace, e abbandonò ignobilmente i cecoslovacchi sotto le zanne dei tedeschi.Da Churchill impariamo quattro cose.1 Gli orchi si fermano solo militarmente. Una volta che un popolo è arrivato allo sterminio intenzionale dei bambini, al massacro dei propri stessi civili innocenti, alla distruzione sistematica della libertà dei popoli, l'epoca dei balletti è terminata, ed è arrivato il momento di prendere le armi. 2 Ci vogliono gli orchi per fermare gli orchi, se Churchill fosse stato più carino e simpatico, marceremmo tutti al passo dell'oca.3 Esiste un dovere cristiano alla guerra. I cristiani devono essere miti, ma armati quando gli orchi arrivano a distruggere e massacrare, a uccidere i loro stessi cittadini innocenti, a uccidere intenzionalmente i bambini, occorre che qualcuno li fermi. A pagina 136 del libro L'ora più buia, come Churchill ha salvato il mondo dal baratro ( Antony Mc Carten) è riportato un aneddoto. La mattina del 19 maggio 1940 «Clementine Churchill era rincasata prima del previsto dalla funzione nella centralissima St Martin-in-the Fields: il pastore si era imbarcato in una predica pacifista, e lei aveva lasciato la chiesa. “Avresti dovuto gridare Vergogna!", le disse Winston. “Dissacrare con simili menzogne la casa del Signore!"». Gesù Cristo si dichiara figlio del Padre, e il Padre è il Dio degli eserciti. Un cristiano non può mai barattare la giustizia con la pace. Bisognerebbe forse ricordarlo alla nostra sempre più incredibile e pirotecnica nuova Chiesa 2.0, che non osa nemmeno nominare i martiri cristiani in terra islamica e che ha firmato un trattato ignobile in Cina.4 Un vero capo politico e militare, quando le cose vanno male, è insieme al suo popolo a consolarlo ridargli coraggio, e il coraggio glielo dà dicendo la verità, promettendo lacrime e sangue, non panna montata e zucchero filato. Quando le cose cominciarono ad andare maledettamente male per il suo popolo, Hitler si rintanò nel suo bunker e nessuno lo vide più. Anche Hillary Clinton, se mi perdonate un paragone minuscolo, il giorno della sconfitta, anzi la notte della sconfitta, invece che essere in mezzo alle sue truppe per rincuorarle, ringraziarle dello sforzo e cominciare a preparare una vittoria futura, era rintanata da qualche parte a mandare giù tranquillanti.Tra tutti discorsi di Churchill, quello che trovo straordinario è quello successivo all'infernale sconfitta di Dunkerque, con le parole we shall fight , noi combatteremo, che risuonano in una ripetizione magnifica, come rintocchi di una campana che raccoglie gli armati, perché non suonerà a morto. «Noi combatteremo sui mari e sugli oceani. Noi combatteremo con fiducia coraggiosa e con grande rigore nell'aria. Noi combatteremo sui campi di atterraggio. Noi combatteremo sulle spiagge. Noi combatteremo nei campi. Noi combatteremo nelle strade. Noi combatteremo sulle colline». E alla fine c'è l'ultima frase: «Noi non ci arrenderemo mai». E quell'ultima frase, lei sì, risuona come una campana a morto, come una pietra tombale per chi avrà l'ardire di attaccare il leone, la follia di cercare di mettere un piede sulla sua isola. E questa è la quinta cosa che ci insegna Churchill: un vero capo militare, un vero capo politico deve anche avere parole per consolare, guidare, ridare coraggio. E queste parole devono arrivare al cuore, perché altrimenti non funzionerebbero, e devono essere magnifiche, perché è importante che le parole per cui gli uomini andranno a morire siano magnifiche.Per la cronaca: Winston Churchill ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1953. Nello stesso anno è morto Stalin. E, pare, ci fu anche un'ottima vendemmia. Un'ottima annata.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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